Influenza stagionale e sindrome simil influenzale: dati da record in Italia, con casi triplicati rispetto allo stesso periodo pre Covid. Preoccupante situazione soprattutto per quanto riguarda l’aumento dei virus respiratori in circolazione, e particolarmente persistenti sia in bambini che adulti. Lo riporta un rapporto epidemiologico emesso dal Ministero della salute, che mostra come il livello resta ancora a 4,3 casi per mille assistiti. A partire dall’inizio della sorveglianza sono stati circa 13.796.000 i casi di influenza e sindrome simil influenzale, il triplo quindi, se confrontato con il numero mostrato dal rapporto del 2019.
L’incidenza resta stabile anche per la fascia di età di minorenni che non mostra differenze significative tra bambini sotto ai 5 anni e adolescenti, mentre è in lieve calo l’incidenza nella popolazione che ha sopra i 65 anni. Come riporta il documento, queste infezioni sono dovute soprattutto alla stagionalità, che risente della persistenza dei virus respiratori che rimangono attivi anche dopo la guarigione dall’influenza. Resta anche una certa percentuale stabile di presenza del Covid nei campioni analizzati, nel 4,7% dei casi.
Aumentano i virus respiratori simil influenzali
Il rapporto epidemiologico e virologico nazionale, ha mostrato i dati dei campioni analizzati nella popolazione con sintomi respiratori riconducibili a influenza o virus simili. Tra questi sono presenti anche il Covid-19 ed il virus respiratorio sinciziale, che colpisce soprattutto bambini molto piccoli. L’influenza è però in calo, incide attualmente per circa il 4,5%.
Mentre per molti altri la sintomatologia è riconducibile ad altre tipologie di virus che causano la sindrome simil influenzale, e sono sostenuti principalmente da Rhinovirus, Adenovirus, virus Parainfluenzali e poi Metapneumovirus, Coronavirus umani diversi da SARS-CoV-2, RSV e Bocavirus. Tra quelli positivi all’influenza c’è una netta predominanza del virus di tipo A nell’80% dei casi. Segno chiaro che la stagione epidemica non è ancora conclusa e occorre continuare a monitorare i sintomi respiratori soprattutto nei neonati che corrono il peggiore rischio di ospedalizzazione.