Sinisa Mihajlovic, campione nella vita e nella professione, oggi ospite a Domenica In ha esordito: “Non sono uno di quelli che è importante partecipare, ma per me è importante vincere. L’ho affrontato con la voglia di combattere e vincere e alla fine ci sono riuscito”. Oggi Sinisa può dire di aver vinto la sua battaglia: “Ho fatto i controlli e tutto va bene, il 29 ottobre, a un anno dal trapianto ho saputo”. “Non mi aspettavo tutto questo affetto da parte di tutti”, ha ammesso a Mara Venier. Sinisa ha ammesso di essere sempre stato sicuro che avrebbe vinto la sua battaglia personale. “Mi sono accorto che questo mio modo di combattere e vivere questa malattia ha dato forza a tanta altra gente. Io avevo molta paura ma il coraggio era di più”, ha aggiunto. Successivamente ha vissuto un momento di grande commozione dopo l’ascolto di una canzone della sua infanzia che inevitabilmente gli ha fatto ripensare al padre: “mio padre purtroppo non c’è più”, ha spiegato. E così ogni volta che ascolta quella canzone “mi faccio una grappa per me e una per mio padre”. In merito al libro ha spiegato: “Se non c’era questa malattia penso che non lo avrei scritto ma poi ho voluto mandare un messaggio a tutti quelli che soffrono”, ha spiegato Sinisa. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
SINISA MIHAJLOVIC A DOMENICA IN
Non necessita certo di presentazioni Siniša Mihajlović, allenatore del Bologna ed ex calciatore ad alti livelli. Un nome, il suo, divenuto familiare negli ultimi anni non soltanto agli appassionati di calcio, ma anche alle orecchie di chi prima non lo conosceva, poiché poco attratto dalle vicende pallonare. Sì, perché il tecnico serbo, oggi ospite della trasmissione “Domenica In” su Rai Uno, nel salotto televisivo di Mara Venier, ha ingaggiato una lunga battaglia contro la malattia. La leucemia l’ha colto di sorpresa, all’alba di una nuova stagione. E lui, con grande personalità, ha indossato l’armatura e l’ha affrontata. Con qualche attimo di comprensibile e umano cedimento, ci mancherebbe. Ma, anche e soprattutto, supportato dall’amore della sua Arianna e della sua famiglia, che non l’hanno mai fatto sentire solo e gli sono state vicine. Oggi Siniša ripercorrerà quelle tappe di fronte alle telecamere insieme alla sua consorte, che sarà presente con lui durante la diretta. Per raccontare, ancora una volta, la loro vittoria di squadra.
SINIŠA MIHAJLOVIĆ E IL CORONAVIRUS: “QUANTO FANGO SU DI ME”
Siniša Mihajlović, peraltro, in estate ha contratto il Coronavirus. “Ho battuto anche il Covid, ma quanta invidia e fango su di me. Assurdi moralismi e false polemiche. Ora sto benissimo, ma il Covid è pericoloso”, ha dichiarato recentemente in un’intervista concessa a “La Gazzetta dello Sport”. “Dopo quello che ho passato da luglio a gennaio nei sei mesi di lotta quotidiana contro la leucemia, con tre ricoveri, altrettanti cicli di chemio e un trapianto di midollo, il Covid è stato come bere un bicchiere di acqua. Anche perché sono stato totalmente asintomatico, non mi sono accorto di nulla. Ma questo non significa che la malattia non esista. Non faccio parte dei negazionisti o di chi sostiene che sia solo una influenza o anche meno. Spero arrivi in fretta un vaccino che possa risolvere una volta per tutte questa pandemia che ha bloccato il mondo intero e ci sta condizionando dall’inizio del 2020″. Come si sia infettato, resta un mistero: “Ho preso tutte le precauzioni che dovevo prendere. Alla fine ci sono solo due verità: che sul Covid non ci si capisce niente e c’è anche tanta casualità”.
SINIŠA MIHAJLOVIĆ E LA CITTADINANZA ONORARIA IN BILICO
Come è noto, poi, Bologna ha deciso da tempo di conferire a Siniša Mihajlović la cittadinanza onoraria per essersi distinto “come essere umano prima ancora che come sportivo o allenatore”. Peccato che ora l’assegnazione sia tornata in bilico: come riporta il quotidiano “Libero”, è stata redatta una “lettera-appello vergata da un centinaio di firme del bel mondo partitico-cooperativistico-culturale emiliano. Tra queste, i consiglieri regionali Andrea Costa (Pd) e Silvia Zamboni (Verdi), don Luigi Ciotti, Fabio Anselmo (avvocato del caso Cucchi), il regista Paolo Billi, il musicista Massimo Zambon, Valentino Minarelli (segretario Spi-Cgil Bologna)”. Secondo i firmatari, parte del passato del tecnico, da lui mai ritrattato, “rende un grave errore per tutta la comunità bolognese e italiana il conferimento di questa onorificenza”. Il riferimento è al legame d’amicizia che un tempo ci fu tra l’allenatore del Bologna e Željko Ražnatović (Arkan la Tigre), criminale di guerra che si diede alla pulizia etnica durante la disgregazione dello Stato jugoslavo. A tal proposito, lo stesso Mihajlović si è già espresso: “Non condividerò mai quel che ha fatto e ha fatto cose orrende. Ma non posso rinnegare un rapporto che fa parte della mia vita, di quel che sono stato. Altrimenti sarei un ipocrita”.