Sinisa Mihajlovic ha concesso un’intervista davvero interessante a Ivan Zazzaroni in occasione dei 75 anni di Stadio, il quotidiano sportivo bolognese che nel 1977 si è fuso con il Corriere dello Sport: “Dopo la malattia sono diventato una specie di santino, mi sono rotto le palle. Ho bisogno dei nemici per tirare fuori il massimo”. Sinisa Mihajlovic, come sempre nella sua vita, non vuole piacere a tutti, ma segue le sue idee con chiarezza e determinazione. Sicuramente però il modo in cui ha affrontato la malattia lo ha fatto identificare come un esempio per tutti: “Sono stato sempre divisivo, ora ho unito tutti. Non mi dicono più ‘zingaro di merda’, non so con chi combattere. Ho bisogno di gente che mi va contro: giornalisti, arbitri. Per avere forza ho bisogno di un nemico”. José Mourinho aveva parlato del ‘rumore dei nemici’, di cui Mihajlovic sembra sentire la mancanza. Nel corso degli anni ricordiamo episodi come le polemiche per lo striscione in onore della morte di Arkan, uno dei protagonisti della guerra nella ex Jugoslavia, oppure lo sputo a Mutu: “Non sono un pacifista, non mi va di essere buonista. Mi diverto di più così…”. Mihajlovic d’altronde riufita anche la definizione di sergente di ferro: “Mi descrivete così ma non è vero. So che la disciplina è una cosa fondamentale. Ho giocato in una Nazionale di fenomeni ma non abbiamo fatto un cazzo perché non c’era disciplina. Se ci sono delle regole bisogna seguirle, perché altrimenti non si va da nessuna parte”.



SINISA MIHAJLOVIC: “I GIORNALISTI NON NE CAPISCONO COME GLI ALLENATORI”

Sinisa Mihajlovic ricorda infatti la fenomenale Jugoslavia di fine anni Ottanta-primi anni Novanta che finì nell’anarchia a causa anche delle tensioni politiche scoppiate proprio in quegli anni, ma la disciplina per l’allenatore del Bologna conta pure in famiglia: “Anche a casa mia con i figli sono così. Ma posso essere anche un tenerone. Quando sono andato via spesso con i miei calciatori, ho pianto”. Non mancano frecciate ai giornalisti: “Non possono capirne più degli allenatori, non conoscono certe sfumature tattiche”, sulla stessa lunghezza d’onda di Maurizio Sarri, che di recente ha espresso concetti molto simili e che tra l’altro Mihajlovic andò a studiare quando ancora nessuno lo conosceva, perché ritiene fondamentale aggiornarsi sempre. Poi torna sulla lite con lo stesso Ivan Zazzaroni, che l’anno scorso aveva rivelato la malattia del tecnico senza prima chiedere il suo parere. “Spero che tu abbia capito di aver sbagliato”, al che il direttore del Corriere dello Sport-Stadio replica: “Non sono mai stato così male…”. Né giochista né risultatista, Sinisa Mihajlovic ritiene fondamentale “allenare la testa. Per un allenatore la gestione dei calciatori è più difficile della parte tattica“. Vuole allenare ancora a lungo “poi quando mi stufo non mi dispiacerebbe fare il direttore tecnico”. Di certo non si è mai nascosto, neanche nei giorni più difficili delle cure (“Mi sono fatto vedere anche nella prima partita quando ero un morto che camminava“), ma Sinisa Mihajlovic rifiuta la definizione di eroe: “Sono una persona normale, non ho vinto questa battaglia perché sono coraggioso, quelli bravi sono stati i medici. Il merito è tutto loro…”

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