Sahra Wagenknecht in Germania è stata descritta come la giovane promesse di una politica che sembra riscuotere sempre meno fiducia nell’elettorato. Ex militante del Pds, che nacque dalle ceneri del partito socialista Ddr, ha poi frequentato a lungo l’ambiente della Linke, poi abbandonato per fondare un nuovo partito che porta il suo nome e che, dai sondaggi, è dato tra il 14 e il 17%, mentre l’Spd di Scholz si ferma al 15% (33% in coalizione).



In una recente intervista rilasciata a La Stampa, Wagenknecht ha raccontato la sua visione politica, sottolineando di aver abbandonato le fila della Linke perché “quando è stata fondata ci si voleva impegnare per una maggiore uguaglianza sociale, stipendi migliori, pensioni decenti“, mentre ora “hanno preso il sopravvento altri temi: il dibattito sul linguaggio gender, l’attivismo climatico o i confini aperti per tutti” con l’esito che “molti elettori si sono allontanati” e così hanno fatto anche lei e alti politici. Sul suo partito, sostiene Wagenknecht, “vedo una grande aspettativa” dalla popolazione, che dice “di non sentirsi rappresentata da nessuno dei partiti al Bundesag, di essere profondamente delusi dalla coalizione di governo, che sembra così incompetente”.



Wagenknecht: “In Europa c’è troppo potere in mano alla Commissione”

Passando, poi, a parlare della sua visione politica, Wagenknecht, partendo dal tema dei migranti, sottolinea che secondo lei sarebbe importante “fare le procedure d’asilo alle frontiere esterne, così da evitare l’attuale meccanismo di selezione e dissuadere chi non ha prospettive di asilo. Oggi”, spiega, “non chiedono asilo i perseguitati ma quelli che hanno abbastanza soldi per pagare i trafficanti”, mentre l’Europa dovrebbe mandare un messaggio chiaro: “Solo chi ha diritto all’asilo può rimanere“.



Sulla gestione della guerra in Ucraina, invece, Wagenknecht sostiene che “bisogna impegnarsi per aprire le trattative”, perché anche se “da un anno e mezzo ci viene raccontato che dobbiamo fornire tante armi in modo che possa vincere, si è rivelato falso”. Lei suggerisce di “offrire alla Russia di fermare tutte le forniture di armi in cambio di un cessate il fuoco“, per poi procedere ad un referndum nelle aree occupate per “chiedere alle persone a quale Paese vogliono appartenere”. Chiudendo, infine, il discorso parlando d’Europa, Wagenknecht ritiene importante “che le competenze tornino da Bruxelles ai singoli Stati, perché c’è stata una concentrazione di potere sproporzionata nelle mani della Commissione, che mina la democrazia“.