Pierluigi Battista, giornalista, saggista e romanziere, ha rilasciato un’intervista ai microfoni del quotidiano “Il Giornale”, analizzando la situazione attuale in Italia, dove “la retorica dell’antifascismo, cosa ben diversa dall’antifascismo, viene usata come una clava per fermare l’avversario che guadagna consensi e voti. Oggi si dà del fascista a Salvini o alla Meloni come nel passato, nel 1994, ci fu una mobilitazione generale contro Berlusconi. Direi che c’è la stessa isteria di allora”.



Insomma, un ritorno al passato, secondo Battista, utile a contrastare l’avanzata dei leader di Lega e Fratelli d’Italia. Ma perché, secondo lui Montanari, prossimo rettore dell’Università per stranieri di Siena, minimizza la tragedia delle foibe? “Perché ha bisogno del mantello dell’ideologia. E l’ideologia si prende in blocco: se la chiave di lettura è Fascismo-Antifascismo e non la pulizia etnica operata dai Titini, allora le foibe sono solo la conseguenza di una lotta sacrosanta che può aver avuto degli eccessi, ma nulla più, e non un’operazione di annientamento della comunità italiana per annettere quelle terre”.



PIERLUIGI BATTISTA: “OGGI NON SI PUÒ ESSERE PARTIGIANI”

Battista ha poi evidenziato che, al giorno d’oggi, non è possibile giocare a fare il partigiano, perché, a suo dire, non funziona. “Sia chiaro – ha precisato –: il Fascismo ha commesso crimini orribili. Io sono fieramente antifascista, ma sono un antifascista liberale. Un antitotalitario”. Dopodiché, l’ultima domanda: tra Mussolini e Stalin, Pierluigi Battista si schiera dalla parte di Churchill? La risposta è più articolata e complessa di quanto potrebbe sembrare, in quanto Churchill era antifascista, ma anche anticomunista.



Il giornalista, dal canto sua, ha affermato di difendere la libertà di tutti, di non prestarsi a rinchiudere il passato in una gabbia di convenienze e a utilizzarlo per addomesticare il presente. “È una vecchia storia – ha concluso –: nel 1994 fu sdoganato il secessionista, barbaro Bossi, perfino lui, perché aveva professato il suo antifascismo rompendo la coalizione di centrodestra e il 25 aprile 2006 fu fischiata vergognosamente Letizia Moratti che accompagnava il padre Paolo, deportato a Dachau e medaglia alla Resistenza ormai su una sedia a rotelle, perché non si sopportava la loro presenza in quel corteo. Nel nome dell’antifascismo militante fu commesso un sopruso”.