Sono state settimane difficili per Jannik Sinner, ora pronto a scendere in campo contro McDonald per l’US Open, nella speranza di arrivare fino in fondo e mettere in cassaforte un altro Grande Slam che consoliderebbe ancor di più la sua posizione che lo vede al primo posto nel ranking mondiale. Il tennista azzurro è finito nell’occhio del ciclone, negli ultimi tempi, per il caso Clostebol. Lo steroide anabolizzante è stato trovato nell’organismo dell’altoatesino, che ha dovuto così giustificarsi di fronte alla giustizia sportiva, cercando di dimostrare che non fosse derivato dal doping.



Come ricostruito, la sostanza sarebbe entrata in contatto con Sinner durante un massaggio fatto dal fisioterapista Giacomo Naldi all’atleta. Il medico avrebbe avuto le mani contaminate da una crema utilizzata per curare una ferita e durante una cura avrebbe “trasmesso” tale sostanza al numero uno al mondo, facendolo apparire positivo al Clostebol. A ESPN, Sinner ha spiegato: “Fin dall’inizio sono riuscito a spiegare esattamente da dove era entrata quella sostanza nel mio corpo. Noi abbiamo detto subito la verità, e loro si sono fidati della nostra storia e hanno visto anche la quantità che avevo nel corpo, che è meno di un miliardesimo di grammo, che è molto, molto basso”.



Sinner: “Io trattato come gli altri, nessun favoritismo”

Jannik Sinner ha temuto di non poter giocare più dopo il caso Clostebol, nonostante fin dall’inizio abbia spiegato la sua verità. “Giocare è stato difficile in questa situazione ma sapevo di non aver fatto niente di sbagliato” ha sottolineato, spiegando ancora di aver disputato i tornei condizionato psicologicamente per via della questione. “A Wimbledon ho passato notti insonni pensando a questo”, ha dichiarato, aggiungendo di aver avuto anche una serie di problemi fisici per via di questa situazione che lo teneva sotto stress.



“Non mi sentivo me stesso, non ero felice” ha aggiunto ancora il tennista azzurro, che ha respinto le accuse di una diversità di trattamento rispetto ad altri colleghi. “Sono stato trattato come chiunque altro, ho continuato a giocare perché sapevamo da dove veniva quella sostanza e abbiamo detto subito la verità” ha affermato, spiegando di aver portato con sé un grande peso negli ultimi mesi. Il verdetto tanto atteso è arrivato pochi giorni fa: l’Itia lo ha scagionato da tutte le accuse e lo ha autorizzato a proseguire nella sua carriera, senza ripercussioni.