Wada richiede per Sinner squalifica di uno o due anni
Il mondo del tennis torna a far parlare ma non per quello che succede sul campo di gioco, infatti è stata richiesta per il numero uno mondiale Jannik Sinner squalifica per il caso di doping riscontrato quasi un anno fa nel marzo del 2024, quando alcuni test avevano riscontrato una contaminazione, seppur inferiore al miliardesimo di grammo, al Clostebol, sostanza classificata come dopante, ma per cui non aveva subito alcuna squalifica in quanto giudicato non perseguibile né per colpa né per negligenza da parte dell’Itia, organizzazione responsabile della salvaguardia dell’integrità del tennis professionistico.
Il contatto con la sostanza infatti sarebbe avvenuto attraverso il suo fisioterapista che prima di massaggiare i muscoli di Sinner si era curato una ferita con un farmaco a base Clostebol, contaminando poi l’atleta.
Questa sentenza non convince per la Wada, agenzia mondiale dell’antidoping, che tramite il suo portavoce James Fitzgerald ribadisce la sua posizione in cui sostiene che sia necessario uno stop di almeno un anno se non due per Sinner, numero uno al mondo.
La Wada comunque non richiede la revoca di tutte le vittorie ottenute da Sinner in questo periodo di tempo salvo quelli che dovessero essere già stati imposti. La Wada spiega poi che le suepolitiche si basano su dirette richieste da parte degli sportivi, “sono stati gli atleti a spingere per sanzioni più severe contro i trasgressori, con il risultato che il periodo di sospensione è stato allungato da due a quattro anni”.
Sinner squalifica che potrebbe portare cambiamenti nel regolamento antidoping
Per quanto riguarda il caso Sinner squalifica, e più in generale la gestione dei casi in cui le sostanze sono a basso dosaggio la Wada si esprime spiegando che si sta operando per trovare una giusta soluzione per i casi in cui la contaminazione è evidentemente accidentale e soprattutto in dosi minime che non possono aver inciso effettivamente sulle prestazioni di Sinner, allo stesso tempo però devono esserci e sono stati inseriti dei limiti minimi di segnalazione così da garantire equità per chi assume effettivamente involontariamente una sostanza proibita e chi invece cerca di imbrogliare migliorando le proprie prestazioni sportive.
Inoltre per alcuni esperti dell’antidoping la presenza di sostanze a dosaggio minimo può essere usata dagli atleti per nascondere l’utilizzo di altre sostanze e quindi prima di poter individuare nuove norme per questi casi servirà trovare un modo per riuscire a fare distinzione. “È risaputo che alcune sostanze possono essere assunte allo scopo di mascherare l’ingestione di altre. È importante, quindi, che tali agenti mascheranti siano presenti nell’elenco delle sostanze e dei metodi proibiti”