IL PUNTO SUL SINODO DEI VESCOVI 2023: LE “PORTE APERTE” NELLA CHIESA

«La vera bellezza della Chiesa cattolica diventa evidente quando le sue porte sono aperte ed accolgono le persone»: così spiega il cardinale statunitense Joseph William Tobin, arcivescovo di Newark, intervenuto al Sinodo dei Vescovi 2023 giunto alla sua penultima fase prima della sintesi finale prevista per il prossimo anno con Papa Francesco. Durante gli ultimi confronti nei Circoli Minori – oggi in programma le tre congregazioni generali sempre in Aula Paolo VI in Vaticano – il tema affrontato dopo la prima settimana di lavori è riassunto dal documento “Instrumentum Laboris”, «Una comunione che si irradia. Come essere più pienamente segno e strumento di unione con Dio e di unità del genere umano?».



Nei Circoli Minori, informa il Vaticano, i padri e le madri sinodali hanno discusso di educazione, ambiente, multiculturalismo e cammino con emarginati e migranti: «C’è una grande condivisione tra tutti i partecipanti, secondo la mia esperienza personale iniziata con il ritiro presinodale», spiega il prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, Paolo Ruffini, nonché presidente della comunicazione del Sinodo dei Vescovi. Il cardinale Tobin ha anche condiviso un’esperienza pastorale concreta di accoglienza nella propria cattedrale di Newark: «un pellegrinaggio di persone che si sentivano emarginate a causa del loro orientamento sessuale, lgbtq. Quella è stata una esperienza di Chiesa aperta, che si preoccupa di raggiungere come la mia diocesi, tutti coloro che non si sentono a casa nella Chiesa cattolica». Davanti alle chiusure del mondo, il cardinale al briefing sul Sinodo ha detto che l’opzione della Chiesa resta quella della «fraternità, della sinodalità, l’opzione che ci pone in grado di comprendere che siamo tutti fratelli e sorelle. In una Chiesa in cui ci guardiamo come fratelli e sorelle c’è posto per tutti».



PAPA FRANCESCO: PRANZO COI POVERI AL SINODO E APPELLI ALLA PACE

All’AgenSIR è lo stesso Ruffini a informare come nella giornata di ieri a Casa Santa Marta alcuni poveri hanno pranzato con Papa Francesco e con il cardinale Krajewski. A seguire poi nei lavori ripresi ieri pomeriggio e nella giornata di oggi si è discusso anche molto sui temi di pace, guerra e affettività. «Continuo a seguire con lacrime e apprensione quanto sta succedendo in Israele e Palestina: tante persone uccise, altre ferite», ha detto Papa Francesco nell’Udienza Generale che ha preceduto i nuovi lavori del Sinodo. Il Pontefice prega per quelle famiglie «che hanno visto trasformare un giorno di festa in un giorno di lutto e chiedo che gli ostaggi vengano subito rilasciati. È diritto di chi è attaccato difendersi, ma sono molto preoccupato per l’assedio totale in cui vivono i palestinesi a Gaza, dove pure ci sono state molte vittime innocenti». Il terrorismo e gli estremismi non aiutano a raggiungere una soluzione al conflitto tra Israeliani e Palestinesi, ha concluso il Papa, «ma alimentano l’odio, la violenza, la vendetta, e fanno solo soffrire gli uni e gli altri. Il Medio Oriente non ha bisogno di guerra, ma di pace, di una pace costruita sulla giustizia, sul dialogo e sul coraggio della fraternità».



Esaminando poi i moduli B/1-B/2 e B/4 dell’Instrumentum laboris, al Sinodo dei Vescovi si è affrontato tra gli altri il tema dell’identità sessuale: come spiega Ruffini, per alcuni partecipanti «va affrontato con responsabilità e convinzione, rimanendo fedeli al Vangelo e agli insegnamenti della Chiesa», mentre per altri «non c’è bisogno di maggior discernimento». Si sono chiesti inoltre come poter incarnare la pastorale riguardo all’amore tra le coppie gay e di divorziati risposati: «occorre prima di tutto rifiutare ogni forma di omofobia», anche perché «molte difficoltà nascono dalla non conoscenza del cammino personale di ciascuno». Parlando poi del tema degli abusi, anche all’interno della Chiesa, le discussioni al Sinodo vertono sul riaffermare «la nostra credibilità come Chiesa», è necessario – conclude il Dicatero – «sradicare l’abuso sessuale, di potere e spirituale, e di fare di tutto per essere vicini alle vittime».