DAL SINODO IL NUOVO APPELLO PER LA PACE: “OGNI BATTEZZATO SIA CANALE ATTIVO”. LA GIORNATA DI PREGHIERA CON PAPA FRANCESCO
«Ho deciso di indire, venerdì 27 ottobre, una giornata di digiuno e preghiera, di penitenza»: nella pausa dal Sinodo dei Vescovi 2023, Papa Francesco rilancia sul tema della guerra in Medio Oriente riproponendo su scala mondiale la felice iniziativa avvenuta ieri su proposta del Patriarca latino di Gerusalemme, cardinale Pierbattista Pizzaballa. Le tante adesioni volontarie nel vasto mondo ecclesiale e dei movimenti cattolici – oltre alla drammatica situazione umanitaria tra Israele e la Striscia di Gaza – hanno portato il Vaticano ad estendere l’invito per la pace dal Sinodo sulla Sinodalità fino ad ogni angolo del mondo.
L’annuncio è stato dato da Papa Francesco al termine dell’Udienza Generale in Piazza San Pietro, prima di far rientro ai lavori che nel frattempo proseguono al Sinodo: «Anche oggi il pensiero va in Israele e in Palestina. Le vittime aumentano e la situazione a Gaza è disperata. Si faccia, per favore, tutto il possibile per evitare una catastrofe umanitaria! Inquieta il possibile allargamento del conflitto, mentre nel mondo tanti fronti bellici sono già aperti. Tacciano le armi! Si ascolti il grido di pace dei popoli, della gente, dei bambini!». La guerra cancella il futuro, sottolinea ancora Papa Bergoglio invocando la giornata di preghiera per il prossimo 27 ottobre, «alla quale invito a unirsi, nel modo che riterranno opportuno, le sorelle e i fratelli delle varie confessioni cristiane, gli appartenenti ad altre religioni e quanti hanno a cuore la causa della pace nel mondo». Nell’omelia della Santa Messa che ha aperto stamane una nuova giornata di Sinodo sulla Sinodalità in San Pietro monsignor Gintaras Grušas, arcivescovo di Vilnius e presidente della Conferenza episcopale lituana, ha ricordato l’impegno per la pace profuso dalla comunità cristiana: «La Chiesa è aperta a tutti, ma la pace di Dio è data alle condizioni di Dio, non a quelle dell’uomo». Come ha ricordato sempre mons. Grušas, «ogni battezzato, avendo ricevuto la grazia salvifica di Dio, deve essere un canale attivo per la pace». La misericordia e la pace di Dio però sono offerte a tutti ma è in primis Gesù a sapere «che non tutti sono disposti a riceverla. Per farlo bisogna prima chiedere la misericordia di Dio. La pace interiore (shalom) è il segno della ricezione e dell’accoglienza della misericordia di Dio».
SINODO DEI VESCOVI 2023, CARD. HOLLERICH: “BASTA CON IL CLERICALISMO NELLA CHIESA”
Sempre nella Santa Messa ad aprire i lavori quotidiani del Sinodo dei Vescovi 2023 – giunti alla terza settimana di circoli e commissioni – viene sottolineata la vita di San Luca come perfetto esempio di una «mentalità sinodale»: «fedeltà e la forza d’animo e anche noi – conclude il vescovo ai partecipanti al Sinodo – siamo chiamati a rimanere fedeli nell’impegno di camminare insieme nella vita della Chiesa e nelle difficoltà del cammino, anche quando non è chiaro dove Dio ci sta portando a breve termine». Nelle discussioni su processi, strutture e istituzioni, la Chiesa ribadisce la necessità cruciale dei un’azione sinodale missionaria: «dobbiamo assicurarci che questi aiutino effettivamente la missione di portare la Buona Novella a coloro che hanno bisogno di salvezza. La sinodalità (comprese le sue strutture e le sue riunioni) deve essere al servizio della missione di evangelizzazione della Chiesa e non diventare fine a se stessa», rileva Grušas.
Il relatore generale del Sinodo, cardinale Jean-Claude Hollerich, ha aperto nella giornata di ieri la XII Congregazione generale dedicato al quarto modulo dell’Instrumentum Laboris sui temi di autorità, discernimento, decentramento e servizio. «Sono tutte Questioni delicate che toccano la crescita della tradizione: un discernimento sbagliato potrebbe spezzarla o congelarla»: per il cardinale Hollerich, nel lanciare i temi su cui discuteranno in questi giorni i vescovi in Aula Paolo VI in Vaticano, occorre proseguire sul tema della sinodalità, «basta al clericalismo che immobilizza la Chiesa». Nei luoghi in cui regna il clericalismo, conclude il relatore del Sinodo, «c’è una Chiesa che non si muove, una Chiesa senza missione. Il clericalismo può colpire il clero e anche i laici quando pretendono di mantenere una responsabilità per sempre». I clericalisti vogliono solo mantenere lo status quo, conclude l’arcivescovo lussemburghese, «perché solo lo status quo cementa il loro potere. Mission… impossible!».