LE ULTIME NOTIZIE SUL SINODO DEI VESCOVI 2023: I LAVORI, LA PREGHIERA PER LA PACE E LA VISITA ALLE CATACOMBE
Il prossimo 17 ottobre la Chiesa mondiale si unirà alla giornata di preghiera per la pace indetta dal Patriarca di Gerusalemme, cardinale Pizzaballa: stamane intanto al Sinodo dei Vescovi è tornato a presenziare ai lavori anche Papa Francesco il quale nell’Udienza Generale di ieri ha ribadito l’importanza di trovare una pace alla “terza guerra mondiale a pezzi” sempre più evidente in Medio Oriente, Africa ed Est Europa.
«La preghiera per la pace unisce la Chiesa di tutto il mondo»: questo il messaggio che parte dal Sinodo dei vescovi sulla sinodalità, ripetuto da Papa Francesco e dai tanti prelati intervenuti in questi giorni nelle riunioni e nelle Sante Messe in Vaticano. «La guerra non è la soluzione, l’unica vera è la ricerca della fraternità»: anche durante il briefing sul Sinodo di ieri pomeriggio si è sottolineato l’impegno profondo della Chiesa di Cristo di testimoniare la verità e la pace cercando con il dialogo di scardinare l’odio delle guerre. «Il potere della preghiera è fondamentale. Questa esperienza mi sta insegnando cosa vuol dire camminare insieme, dialogare, lasciarsi interpellare dagli altri e la sinodalità non è solo una metodologia, deve diventare uno stile di vita della Chiesa: ascoltare l’altro con rispetto, al di là delle opinioni diverse», ha spiegato ieri al Sinodo Margaret Karram, presidente del Movimento dei Focolari, araba, cristiana-cattolica, di nazionalità israeliana e di origine palestinese. Il bene della preghiera che in maniera “silenziosa” opera per il bene e prova a riunire cuori distanti e “fratturati”: «occorre l’impegno di tutti per favorire il rispetto dei diritti umani e della riconciliazione tra i popoli», ha concluso Karram, partecipante al Sinodo dei Vescovi. Ieri pomeriggio “fuoriprogramma” per i tanti presenti al Sinodo con la visita nelle catacombe in Vaticano: «Siamo in cammino verso le nostre realtà», ha detto il cardinale Hollerich, relatore del Sinodo 2023, accompagnando padri e madri sinodali negli scavi sotto la Santa Sede tra lapidi, loculi dei Papi e primi martiri cristiani.
DA DELPINI A AMBONGO: “IL SINODO COME NUOVO INIZIO DELLA CHIESA”
Dopo la supplica generale per la pace giunta ieri con le intenzioni del cardinale iracheno Sako, stamane nella Santa Messa in Vaticano prima dell’inizio dei lavori del Sinodo si è tornati a ribadire l’appello per una tregua in Medio Oriente. «Il Sinodo è un tempo di grazia e di discernimento, per guardare a ciò che è trascorso, con le sue glorie e i suoi fallimenti ed è un tempo per trarre insegnamenti per un nuovo inizio»: così nell’omelia di ieri il cardinale Fridolin Ambongo Besengu, arcivescovo metropolita di Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo.
Il Sinodo sulla sinodalità, ha poi aggiunto il porporato, è una «nuova Pentecoste» di cui tenere grazie a Dio in quanto «rinnoverà la Chiesa riunita in una unica famiglia»: le armi per sfidare il maligno operante nel nostro mondo, ha chiosato Ambongo, sono «la sinodalità, il cammino insieme, discernimento nella preghiera, ascolto reciproco e di ciò che lo Spirito ha da dire alla Chiesa». A margine dei lavori del Sinodo in Vaticano è intervenuto presso il portale della Chiesa di Milano anche l’arcivescovo Mario Delpini, anch’egli improntato a cogliere la straordinaria occasione per l’intera comunità cattolica del Sinodo in Vaticano: «qui una comunione dei Santi che ama questa Chiesa e intende offrire percorsi promettenti per il Vangelo oggi e nel futuro». L’arcivescovo di Milano racconta nel suo “Diario sul Sinodo” diversi contenuti emersi nei racconti e nelle testimonianze drammatiche di questi giorni: «situazioni di Chiese che soffrono e si impoveriscono «a causa delle migrazioni, della secolarizzazione, della propria irrilevanza e dell’indifferenza del messaggio evangelico, avvertito come peso e minaccia». Per Delpini non bisogna deludere le aspettative che hanno anticipato questo Sinodo: «dobbiamo invocare lo Spirito perché ci aiuti a trovare le risposte e i percorsi promettenti a cui chiamare le nostre comunità, quella parola che il Signore vuole dire alla sua Chiesa».