LE ULTIME NOTIZIE SUL SINODO DEI VESCOVI 2023: LA PREGHIERA CONTRO LA GUERRA APRE I LAVORI

I lavori del Sinodo dei Vescovi 2023 si sono aperti questa mattina in Vaticano con una preghiera speciale per la pace in Israele dopo che già ieri Papa Francesco aveva invocato il “diritto a reagire” per lo Stato attaccato dal terrorismo di Hamas (chiedendo però anche la figura dei civili innocenti da Gaza). Dall’Aula Paolo VI, prima di avviare i nuovi Circoli Minori e la sesta Congregazione generale, il cardinale Louis Raphaël Sako – patriarca di Baghdad dei Caldei – ha guidato la preghiera mattutina per la pace nel mondo segnato da diversi conflitti.



«Preghiamo per la pace nel mondo soprattutto in Terra Santa, ma anche in Ucraina. La violenza in Iraq, in Iran, nel Libano», ha detto il porporato, aggiungendo come la gente da tempo «aspetta con tanta speranza di vivere la dignità e nella fraternità e non sempre nella paura e preoccupazione. La solidarietà vuol dire anche solidarietà con tutti coloro che hanno paura e che soffrono». Con il cardinale Sako al Sinodo dei Vescovi ha pregato anche Margaret Karram, palestinese, presidente del Movimento dei Focolari: «Signore, ti preghiamo per la Terra Santa, per le popolazioni di Israele e Palestina che sono sotto la morsa di una inaudita violenza, per le vittime, soprattutto i bambini, per le persone ferite, per quelle tenute in ostaggio, per i dispersi e le loro famiglie». In queste ore di angoscia e terrore per quanto avviene attorno a Gaza, il Sinodo non resta “lontano” e l’invito resta quello fatto da Papa Francesco in questi giorni: «Aiutaci, Signore, a impegnarci a costruire un mondo fraterno affinché questi popoli e quanti sono nelle stesse condizioni di conflitto di instabilità e violenza ritrovino la strada del rispetto dei diritti umani dove la giustizia, il dialogo e la riconciliazione sono gli strumenti indispensabili per costruire la pace».



SINODO 2023: “NO DOTTRINA MA DISCERNIMENTO”. CIRCOLI SU MIGRANTI, DONNE E DIALOGO

Nella preghiera finale prima del via libera ai lavori del Sinodo dei Vescovi, è ancora il cardinale iracheno Sako ad invocare la supplica generale di tutta la Chiesa di Cristo: «Fa che l’intera umanità… formi una sola famiglia, senza violenza, senza guerre assurde e con animo fraterno viva unita nella pace e nella concordia». Entrando invece nelle pieghe delle riunioni in questa seconda settimana di Sinodo sulla sinodalità, il cardinale Gérald Cyprien Lacroix, arcivescovo di Québec (Canada) e membro del Consiglio ordinario, nel briefing con la stampa ha raccontato come l’oggetto del Sinodo non sia uno “scontro dottrinale” bensì l’ascolto e il dialogo perpetuo.



«L’oggetto di questo Sinodo non sono le questioni dottrinali, ma l’apprendere a camminare, ad ascoltare e discernere insieme, e così facendo affrontare tutte le questioni che interpellano la Chiesa», spiega il cardinale guardando alla complessità dei temi e dei tavoli previsti al Sinodo dei Vescovi fino al prossimo 29 ottobre. «Quello che trovo sorprendente di questo metodo sinodale voluto dal Santo Padre è che ognuno ha l’umiltà di non avere la verità definitiva, ma la volontà di trovare convergenze per camminare insieme. Ciascuno è veramente libero di esprimersi perché sa di essere ascoltato, e questo è un grande cambiamento», rileva ancora il Card. Lacroix, giunto al suo quarto Sinodo. Il metodo dell’ascolto, voluto da Papa Francesco, è quanto «ci permette di aprici agli altri, ci mette in una attitudine di attesa e ci dispone ai cuori degli altri. Ci permette non solo di condividere le nostre convinzioni, ma anche di rivedere, aggiustare, perfezionare il nostro pensiero proprio ascoltando gli altri. La nostra diversità ci unisce: ci permette di crescere nella comunione e nella partecipazione». Durante i lavori conclusi ieri ai Circoli Minori, sono intervenuti protagonisti sui temi delle migrazioni (tra gli altri anche l’ex no global Luca Casarini della Ong Mediterranea), e poi ancora povertà, abusi, ruolo delle donne, identità sessuale e discernimento. «Non c’è stato nessun elemento che può essere inquadrato nello stereotipo della polarizzazione. È una esperienza di condivisione», ha garantito il presidente della Commissione per l’Informazione, Paolo Ruffini.