È trascorso più di un mese dal primo contagio di coronavirus in Italia, ma questo nemico ha ancora molti lati oscuri. Sono tante infatti le cose che stiamo imparando a conoscere, soprattutto attraverso i tantissimi studi che sono partiti, ma molte sono pure le cose che ancora non sappiamo. C’è una ricerca che accende i riflettori sui sintomi: potrebbero essere inclusi infatti anche alcuni disturbi gastrointestinali. Potrebbero allora essere molteplici i campanelli d’allarme. Ma entriamo nel merito della ricerca (clicca qui per visualizzarla), che ha coinvolto 206 pazienti con Covid-19. Di questi 48 presentavano solo sintomi digestivi, 69 con sintomi digestivi e respiratori, 89 solo con sintomi respiratori. Tra i due gruppi che hanno evidenziato sintomi digestivi, 67 pazienti presentavano diarrea, di cui il 19,4 per cento come primo sintomo del loro decorso. Questo disturbo è durato da 1 a 14 giorni. La febbre invece è stata riscontrata nel 62,4 per cento delle persone che avevano almeno un sintomo digestivo. Inoltre, è emerso che per coloro che avevano avuto sintomi digestivi il periodo intercorso tra l’insorgenza dei sintomi e la clearance virale, cioè la fine dell’infezione, era più ampio.
SINTOMI CORONAVIRUS, ATTENZIONE A DIARREA E DISTURBI DIGESTIVI
Lo studio cinese condotto a Wuhan, focolaio da cui è partita l’epidemia di coronavirus, evidenzia un aspetto importante. Non riconoscere in tempo i sintomi comporta un ritardo nella diagnosi, quindi anche nel trattamento. Inoltre, «un decorso più lungo della malattia in pazienti con sintomi digestivi potrebbe riflettere un carico virale più elevato in questi malati rispetto a quelli con solo sintomi respiratori». Esaminando le feci hanno poi appreso che i pazienti con sintomi digestivi presentano un numero più rilevante di virus nell’intestino, quindi potrebbero essere più esposti a danni diretti della mucosa intestinale. Ma su questo i ricercatori preferiscono non sbilanciarsi: «Questo potrebbe essere un’altra causa dei sintomi digestivi, ma dovrebbe essere ulteriormente indagato». I ricercatori suggeriscono però di usare anche campioni di feci per la diagnosi. «I pazienti con diarrea che temono esposizione a Covid-19 dovrebbero essere ritenuti casi sospetti, anche in assenza di tosse, dispnea, mal di gola o febbre». E quindi dovrebbero mettersi in primis in auto-quarantena. «Il mancato riconoscimento tempestivo di questi pazienti può portare ad un’inconsapevole diffusione della malattia».