Nuova circolare del Ministero della Salute sulla diagnosi dei casi di Covid-19. Il tampone molecolare resta il “gold standard”, ma arriva un paria via libera ai test antigenici rapidi, purché dotati di «sensibilità e specificità sovrapponibile», come quelli di ultima generazione. Questi rappresentano «una valida alternativa». La nuova circolare “Aggiornamento della definizione di caso Covid-19 e strategia di testing” riconosce, quindi, la parziale validità dei test antigienici rapidi in considerazione dell’evoluzione dell’epidemia e delle indicazioni fornite dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc). Questa, dunque, una delle principali novità della circolare del Ministero della Salute, ma non l’unica. Nel documento sono precisati i criteri clinici con cui definire un caso di Covid-19. Si include la presenza di almeno uno dei seguenti sintomi: tosse, febbre, mancanza di respiro (dispnea) ed esordio acuto di anonima (perdita del senso dell’olfatto), ageusia o disusai (perdita del senso del gusto). Tra i sintomi meno specifici ci sono cefalea, brividi, mialgia, astenia, vomito e/o diarrea.
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CIRCOLARE SU SINTOMI E DIAGNOSI COVID: COSA CAMBIA PER TEST
Nella circolare il Ministero della Salute specifica i criteri radiologici con quadro compatibile con Covid e i criteri per cui deve essere presente almeno uno dei seguenti collegamenti: contatto stretto con caso confermato nei 14 giorni precedenti l’insorgenza di sintomi; essere residente/operatore nei 14 giorni precedenti l’insorgenza dei sintomi in contesti sanitari (ospedalieri e territoriali) e socioassistenziali/sociosanitari quali RSA, lungodegenze, comunità chiuse o semichiuse (ad es. carceri, centri di accoglienza per migranti), in cui vi sia trasmissione di SARS-CoV-2. Per quanto riguarda la conferma di un caso Covid, il soggetto deve soddisfare uno dei seguenti criteri di laboratorio: deve essere presente un rilevamento di acido nucleico di Sars-CoV-2 in un campione clinico o l’antigene di Sars-CoV-2 in un campione clinico. Ed è questa la principale novità della circolare. I risultati dei test antigienici rapidi «vanno interpretati in base alla situazione epidemiologica della popolazione studiata» nel caso di quelli di prima e seconda generazione, perché hanno una sensibilità e specificità che «tendono ad essere inferiori a quelli del test molecolare e variano sensibilmente in funzione del momento di prelievo del campione». Invece i test antigienici di ultima generazione – quelli a immunofluorescenza con lettura in microfluidica – hanno una sensibilità e specificità che è quasi sovrapponibile a quella dei test molecolari, quindi possono essere una valida alternativa.