Svolta in giornata sul caso Armando Siri, con il premier Giuseppe Conte che ci mette la faccia: proporrà le dimissioni del sottosegretario al Mit nel prossimo Consiglio dei ministri. Non è tardata ad arrivare la reazione della Lega, con il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari che ha commentato a Porta a Porta: «La decisione di Conte nei confronti di Siri è un precedente molto grave. Sbagliato revocare le deleghe ad un sottosegretario sulla base di un titolo di giornale». Ma precisa: «Le elezioni Europee rafforzeranno il governo e porteremo avanti il contratto». Duro Giorgio Mulè di Forza Italia: «Conte in veste di Inquisitore ha trovato ‘la soluzione del caso Siri: una forma ridicola di sudditanza a un’ipotesi di reato con l’ipotesi di licenziamento. La sentenza letta dall’Inquisitore senza possibilità di replica è ennesima prova di governo incapace di guidare il Paese». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
LE PAROLE DI SALVINI
Terremoto nel governo dopo la presa di posizione del premier Conte sul caso Siri, il segretario leghista Matteo Salvini parla così dall’Ungheria: «I magistrati sono pronti ad incontrarlo e dimostrerà la totale estraneità ad una vicenda surreale dove due tizi parlavano di lui senza che sia stato fatto nulla. In un paese civile funziona così. Lascio a Conte e Siri le loro scelte. A me va bene qualunque cosa, se me la spiegano. E’ una vicenda locale che non ferma il Governo. Lui è tranquillo ed è pronto a farsi sentire. Ai Cinquestelle chiedo velocità sulla flat tax non sulle dimissioni di tizio o di caio», riporta l’Ansa. Il Pd rivendica il proprio ruolo con Paola De Micheli: «La mozione di sfiducia del Pd sul caso Siri, presentata per motivi politici e non giudiziari, ha prodotto il risultato che ci aspettavamo: la richiesta di dimissioni del sottosegretario da parte del Premier Conte». Infine, le parole di Sabino Cassese a Piazzapulita: «Quella che ha portato il Premier Conte sul caso Siri non è una motivazione convincente. Siri è solo indagato. Non è imputato né condannato, quindi non può essere allontanato. Può prendere una decisione lui individualmente». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
CONTE: “SIRI SI DIMETTA, PROPORRO’ REVOCA IN CDM”
Bomba atomica sul Governo: con un anticipo di soli pochi minuti rispetto all’evento, il Premier Conte lancia una conferenza stampa in cui sostanzialmente dà il “ben servito” ad Armando Siri senza avvisare la Lega e probabilmente aprendo una nuova frattura semi-insanabile all’interno della maggioranza. «Il sottosegretario Armando Siri si deve dimettere. Noi dobbiamo essere credibili, responsabili: le dimissioni o si danno o non si danno, le dimissioni future non hanno molto senso», dice Conte facendo riferimento alla nota uscita oggi pomeriggio con le parole del Sottosegretario della Lega. Sempre il Premier spiega «Non mi voglio ergere a giudice del caso di Siri. Dalla mia esperienza di avvocato posso dire che eventuali dichiarazioni spontanee che l’interessato potrà rendere ragionevolmente non potranno segnare una svolta rispetto a questa fase preliminare di indagini», mentre lancia infine due moniti differenti tanto a Lega quanto al M5s: «Invito la Lega a considerare che questa decisione non è una condanna: non si lasci guidare da una reazione corporativa. Al M5s chiedo di non approfittare di questa soluzione per cantare una vittoria politica». Alle parole del Premier, replica subito Di Maio commentando ancora il caso Siri «Non esulto e non credo sia una vittoria. Detto questo sono contento che il governo ora possa andare avanti perché il caso Siri si chiude. E’ un problema che poteva rivolgersi qualche giorno fa con un iniziativa del singolo e senza coinvolgere i vertici dell’esecutivo». Intervenendo ad Otto e Mezzo, ancora il leader M5s prosegue «Conosco la Lega e Salvini da 11 mesi. Sono persone di buonsenso e intelligenti. Aprire una crisi di governo su un sottosegretario coinvolto in un indagine per corruzione non sarebbe una bella immagine per la Lega».
SIRI, “ENTRO 15 GIORNI MI DIMETTO SENZA NOVITÀ DA PM”
La soluzione al rebus dimissioni di Armando Siri è forse arrivata. La svolta è firmata proprio dal sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti accusato di corruzione, che in una nota ha dichiarato:”Dal primo momento ho detto di voler essere immediatamente ascoltato dai magistrati per chiarire la mia posizione. La disponibilità dei magistrati ad essere ascoltato c’è e confido di poterlo fare a brevissimo. Sono innocente, ribadisco di avere sempre agito correttamente, nel rispetto della legge e delle Istituzioni, e di non avere nulla da nascondere. Proprio per questo, vivo questa situazione con senso di profonda amarezza. Confido che una volta sentito dai magistrati la mia posizione possa essere archiviata in tempi brevi”. Fin qui nulla di nuovo, poi la novità politica:”Qualora ciò non dovesse accadere, entro 15 giorni, sarò il primo a voler fare un passo indietro, rimettendo il mio mandato, non perché colpevole, bensì per profondo rispetto del ruolo che ricopro”. E’ questo il passo ufficiale che metterà fine allo scontro tra M5s e Lega? (agg. di Dario D’Angelo)
GIORGETTI, “NESSUNA MELINA”
Durante un comizio a Palestrina, il leader della Lega Matteo Salvini prova a “replicare” sul caso Siri (e non solo) contro il rivale-collega vicepremier Di Maio in merito alle dichiarazioni rilasciate a Rtl: «Non parlo dei 5 Stelle sennò qualcuno si offende. Non parlo della Raggi sennò qualcuno si offende. A Roma non ci sono i topi, le buche e i mezzi pubblici funzionano con efficienza». A far intendere che non si tratta però di uno scherzo né di un lapsus, Salvini aggiunge «quando parlo di Roma lo faccio senza ridere..». In merito però alle decisioni che il Premier Conte dovrà prendere nelle prossime ore sulla posizione di Armando Siri all’interno del Governo, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti prova a “replicare” alle accuse di “melina” fatte contro Palazzo Chigi: «Il presidente del Consiglio e Siri si sono spiegati, non conosco il contenuto dell’incontro ma al momento resta lì, anche se credo non abbia le deleghe. Nessuna melina». Dopo il CdM di martedì, Giorgetti si dice sicuro: «Nel contratto che abbiamo stabilito ci sono delle regole ed è chiaro che il rinvio a giudizio presuppone che ci sia una verifica preventiva che al momento nessuno conosce. Io non ho parlato con lui e bisogna capire la sua situazione, ma mi sembra che lui sia assolutamente tranquillo, o almeno così dice di essere. Quindi giustamente non capisce perché deve dimettersi, se non ha fatto nulla. E’ una situazione individuale ma è chiaro che se si fa politica si è, quasi quotidianamente, sotto l’attacco degli avversari politici e non solo. E’ una cosa da mettere in conto per chi fa politica», riporta il n.2 della Lega su Tg Com24.
M5S CHIEDE DIMISSIONI DI SIRI
Il Ministro del Lavoro Luigi Di Maio, intervistato in questo 1 maggio da Rtl 102.5 per celebrare la festa di tutti i lavoratori, non cede di un millimetro sui casi “scottanti” interni al Governo: le indagini su Armando Siri e le autonomie regionali, dove in entrambi la distanza tra Lega e M5s è se possibile ancora più marcata. «Sì ci sono tensioni sul caso Siri ma il Governo va avanti. La Lega non molla e pretende che Siri resti al governo? Anche noi non molliamo», spiega il vicepremier grillino che si attende da Conte e Salvini la scelta giusta per far “finire” al più presto il caso divisivo sul Sottosegretario ai Trasporti indagato sul caso eolico in Sicilia. Dopo l’incontro col Premier della scorsa notte, ancora nessuna vera decisione è stata presa ma per Di Maio non vi sono ipotesi diverse dalle dimissioni immediate del Sottosegretario: «E la stragrande maggioranza degli italiani condivide la posizione del Movimento Cinque Stelle, visto che si parla di corruzione e mafia. Non si può pensare di restare sottosegretario in queste condizioni. Ho piena fiducia nel premier Conte, troverà una soluzione. E anche Salvini farà la scelta giusta».
SIRI, IL LAPSUS DI DI MAIO
Nel corso dell’intervista a Rtl poi ci “scappa” anche un lapsus tutt’altro che minimale per il Ministro Di Maio: svelando un possibile retroscena che il Carroccio dovrà eventualmente confermare (o più probabilmente smentire..), il leader M5s spiega «anche molti parlamentari della Lega mi chiedono le dimissioni di Salvini» rendendosi poi subito conto dell’errore, «Intendevo Siri, non penso che i parlamentari leghisti possano chiedermi le dimissioni di Salvini». La linea del M5s però resta quella intransigente e Di Maio non ammette repliche neanche ai compagni di Governo: «La linea del M5S rimane la stessa: chiediamo a Siri di lasciare, perché indagato per corruzione in un’inchiesta che coinvolge anche mafiosi. È una questione morale. Se poi verrà giudicato innocente, tornerà a fare il sottosegretario». Come dicevamo, il caso Siri si intreccia inevitabilmente sul fronte autonomie, con i Governatori Zaia e Fontana che insistono affinché si arrivi ad un testo di legge al più breve tempo possibile (anche prima delle Europee): «Le autonomie si devono fare assolutamente, ma senza fretta elettorale. Altrimenti si creano solo pasticci, come la revisione del titolo V della Costituzione fatta dalla sinistra. La priorità ora però è il salario minimo orario».