Due anomalie che molto presto (si spera) dovranno essere chiarite: dopo lo scoop de La Verità in merito alla “falsa intercettazione” contro Armando Siri occorrerà che la Procura di Roma faccia chiarezza. Se infatti quelle parole riportate in primis dal Corriere della Sera fossero false e infondate, il Pm dovrà farlo sapere al più presto all’opinione pubblica affinché finisca il “linciaggio” politico del Sottosegretario leghista. Al contrario, se invece fosse tutto confermato i magistrati dovranno smentire su tutta la linea la ricostruzione fatta dal quotidiano di Belpietro, comprese le parole citate da un procuratore interno a Palazzo Clodio. Da ultimo, la seconda anomalia riguarda proprio un’indagine che coinvolge per corruzione un esponente Governo: di norma l’indagato dovrebbe essere sentito poche ore dopo la notifica per valutare l’effettivo procedimento o meno di una accusa molto grave. Perché ancora Siri non è stato sentito dai magistrati, pur avendolo richiesto lui (e anche Salvini) in più occasioni in questa ultima settimana? Da Roma Di Maio ha provato a rilanciare lo stesso la polemica contro la Lega, in particolare con il collega vicepremier «Siri si deve dimettere da sottosegretario e se non lo fa, chiederemo a nome del governo che lo faccia, anche al presidente del Consiglio, perché noi lo abbiamo disinnescato in qualche modo, togliendogli le deleghe ma quella è un’indagine di corruzione che riguarda anche fatti di mafia»



LA FALSA INTERCETTAZIONE SU SIRI

È il quotidiano “La Verità” a pubblicare oggi un documento in esclusiva sulla vicenda Siri che potrebbe cambiare e non poco l’intero scontro nel Governo tra Lega e M5s: «Questa operazione ci è costata 30mila euro», sarebbero le parole dette da Paolo Arata al figlio Francesco facendo riferimento ai presunti soldi versati ad Armando Siri per modificare i provvedimenti sull’eolico in Sicilia (tra l’altro mai passati, ndr). Secondo il giornale diretto da Belpietro però tale intercettazione non esiste e non è presente nel fascicolo di inchiesta: «Quelle frasi non ci sono nel fascicolo» ha assicurato un pm di Roma raggiunto da La Verità. Non solo, «la sensazione avvertita in procura è che sia un modo per spingere il lavoro della magistratura in un serto senso» riporta ancora il procuratore rimasto anonimo. «Le intercettazioni sui giornali sono false. Dopo la lettura, i magistrati di Roma, che insieme a quelli di Palermo hanno ordinato la perquisizione del sottosegretario, restano basiti e iniziano a cercare la conversazione che non ricordavano di aver letto. Ma, dopo aver scartabellato dentro al fascicolo e aver chiesto aiuto agli investigatori e ai colleghi siciliani, rimangono sconcertati per il risultato: l’audio non esiste», scrive ancora la Verità. Per Salvini dunque «pare sia tutto falso» mentre Di Maio stamani ha ribadito «Siri si deve dimettere da sottosegretario e se non lo fa, chiederemo a nome del governo che lo faccia».



DI MAIO “GARANTISMO DIVERSO DA PARACULISMO”

Salvini ha provato a replicare alle parole del Premier Conte, cui non toglie comunque i gradi della decisione in merito alla eventuale richiesta di dimissioni su Armando Siri: «Non si è colpevoli o innocenti in base a un’occhiata..» facendo riferimento al Presidente del Consiglio che si è detto convinto di poter decidere dopo aver visto a quattrocchi col Sottosegretario della Lega. Intanto nuovo post molto duro sui social del vicepremier Di Maio sul tema della legalità e con Salvini di nuovo come “obiettivo” principale: «Per il Movimento 5 stelle c’è una bella differenza tra garantismo e paraculismo. Se si parla di un’inchiesta dove ci sono di mezzo dei mafiosi, una persona deve lasciare. Se non lascia, lo accompagniamo noi fuori dalla porta. Senza aspettare i magistrati», scrive su Facebook il Ministro del Lavoro che avvisa gli stessi compagni di Governo, «qualcuno non sta bene questo metodo? Ok, voti il Pd, voti Forza Italia, voti chi gli pare ma non il MoVimento 5 Stelle. Ve lo chiedo proprio con il cuore: se pensate che il Movimento debba cambiare approccio, se pensate che di fronte a un’inchiesta dove ci sono di mezzo dei mafiosi la cosa giusta da fare sia attendere e meditare, andate altrove. Aria. Il MoVimento 5 Stelle si riconosce in due principi che io innanzitutto ritengo fondamentali: l’etica e il rispetto».



CONTE “DECIDO IO SU SIRI”

«Ascolterò il sottosegretario Siri, lo guarderò negli occhi e prenderò le mie decisioni tenendo conto del principio di innocenza a cui come giurista sono molto sensibile. Tuttavia preciso che esiste un principio di etica pubblica, per cui è possibile prendere una decisione politica anche prima di una sentenza definitiva»: il Premier Conte sempre più “ago della bilancia” anche sul caso di Armando Siri spiega così la decisione che dovrà prendere nei prossimi giorni, sperando che nel frattempo la lite interna al Governo possa sedarsi nel fuoco incrociato tra Di Maio e Salvini. «La mia posizione – ha spiegato il presidente del Consiglio confermando le fonti uscite stamani di Palazzo Chigi – è innanzitutto ascoltare, ora non mi pronuncio. Chiederò al sottosegretario di condividere la posizione finale», nel vertice che terrà dopo il rientro in Italia dalla Cina. A chi gli ha chiesto dopo l’intervento col Premier giapponese a Roma se la posizione del M5s su Siri fosse legittima, Conte ha risposto «la posizione del M5s su Armando Siri è legittima. Anche su Marcello De Vito hanno assunto posizioni drastiche e io stesso ho dichiarato che, pur nel rispetto del principio di innocenza, quella posizione era legittima».

SIRI, SALVINI “SCIACQUATEVI LA BOCCA QUANDO PARLATE DELLA LEGA”

Le ultime 48 ore del Governo sono state certamente le più “terribili” per la maggioranza gialloverde da quando è in carica: nel CdM tormentato ieri sera su Salva Roma e Decreto Crescita si è rischiata la crisi totale, ma è sul caso di Armando Siri che i prossimi giorni potranno dire se si può parlare di vera tregua (come pare dalle ultime ore) o di completo “default” con vista elezioni anticipate. Le indagini sul Sottosegretario della Lega non fanno dormire sonni tranquilli a Salvini, ieri messo alle strette dal M5s (con le 4 domande sul Blog delle Stelle, ndr) che fin dal primo minuto dopo l’avviso di garanzia ne chiede la “testa”: Conte ha preso tempo e per il momento ogni possibile discussione è stata “congelata” in attesa di passare indenni le prossime scadenze in Parlamento (leggasi soprattutto Def, ndr). Sul caso Siri sarà il presidente Giuseppe Conte a decidere, fanno sapere fonti di Palazzo Chigi all’Ansa, con il premier che sentirà nelle prossime ore il Sottosegretario ai Trasporti (indagato per il caso eolico a Trapani) prima della partenza per la Cina. Un vero e proprio summit a 4 occhi però tra Siri e Conte si terrà al rientro del Presidente in Italia, dando così il tempo a Lega e M5s di trovare un flebile accordo per non andare alla “conta” in Parlamento.

DI MAIO “GOVERNO RESTA, MA SIRI VIA”

A giudicare però dalle intenzioni profilate oggi da Di Maio e Salvini, il giorno dopo il CdM della discordia, il sereno in casa gialloverde è tutt’altro che servito: «Stop polemiche. Il governo va avanti altri 4 anni.Ogni ministro deve pensare a fare il suo e il M5S vuole andare avanti per altri 4 anni», fa sapere Di Maio aggiungendo però subito dopo «Caso Siri? Mi preoccupa che la Lega lo difenda a spada tratta. Deve mettersi in panchina». Una “stoccata” al compagno di governo leghista che vede ancora una volta nel caso Siri il tema scelto per “opporsi” a quello utilizzato da Salvini per colpire i grillini, ovvero Virginia Raggi e il Salva Roma. In conferenza stampa questa mattina il vicepremier della Lega risponde a tono al collega Di Maio, anche se premettendo di non voler aggiungere benzina ad un fuoco già piuttosto alto: «Chi parla di Lega si sciacqui la bocca, con la mafia non abbiamo nulla a che vedere. Abbiamo fiducia nella magistratura, affinché lavori veloce e bene. Si è innocenti fino a quando non si è condannati». È stato poi chiesto a Salvini se da Conte fosse arrivata la richiesta di “far dimettere” Armando Siri durante il Consiglio dei Ministri: la replica è preso che detta «No, non c’è stata alcuna richiesta di dimissioni da parte di Conte» con il Ministro degli Interni che conferma il vertice Siri-Conte dopo il rientro in Italia del Premier.