Apple nega che l’assistente vocale intelligente Siri abbia spiato gli utenti ma ha comunque deciso di pagare 95 milioni di dollari di modo da chiudere definitivamente la class action nei suoi confronti. La notizia è della giornata di ieri, circolata su tutti i media italiani e internazionali, e vede la multinazionale di Cupertino accusata di violazione della privacy: avrebbe spiato alcuni utenti, appunto attraverso il famoso “Hei Siri”. L’assistente viene interpellato per i più svariati motivi, e sembra che lo stesso abbia captato informazioni che non doveva. Apple però rimanda al mittente ogni accusa, a cominciare da quella secondo cui le conversazioni fra il possessore del dispositivo della Mela e Siri sarebbero state registrate senza il consenso, e poi condivise con alcuni inserzionisti di modo da dare vita a delle pubblicità mirate.
Come si legge su Fanpage, Apple ha negato di aver mai registrato, conservato o divulgato delle conversazioni con Siri senza prima ricevere il consenso degli utenti, ma allora perchè ha deciso di pagare quella importante multa? Apple, oltre a compensare “il debito”, dovrà anche dimostrare di aver eliminato qualsiasi tipo di conversazione ascoltata, e l’accordo si è concluso ed è stato depositato presso il tribunale della California di Oakland, dopo un contenzioso iniziato nel 2020, esattamente cinque anni fa.
SIRI E APPLE, CHIUSO IL CONTENZIOSO: MILIONI DI UTENTI COINVOLTI
A questo punto manca l’ultimo lasciapassare, quello del giudice (in questo caso Jeffrey White), che dovrà appunto apporre il proprio sigillo al “patto”, e permettere così a milioni di consumatori americani che hanno acquistato gli iPhone, ma anche altri dispositivi Apple con Siri, dal 17 settembre del 2014 fino al 31 dicembre 2024, di presentate un proprio reclamo per ricevere in cambio la bellezza di 20 dollari, per ogni dispositivo con Siri in proprio possesso.
Una cifra irrisoria, ma gli utenti sono tantissimi, milioni, di conseguenza il malloppo iniziale va appunto suddiviso per tutti i “reclamanti”. Siri è installato non soltanto sull’iPhone ma anche sugli iPad e altri dispositivi di Apple, e secondo la class action, sembra che le conversazioni sarebbero state registrate anche quando l’assistente non era attivato.
SIRI E APPLE, CHIUSO IL CONTENZIOSO: PERCHE’ LA MELA HA PAGATO
Il problema è che Apple, stando alla cusa, avrebbe non soltanto registrato informazioni dei propri utenti ma le avrebbe anche condiviso con terzi, di modo che questi potessero a loro volta restituire pubblicità ad hoc per i vari utilizzatori di Siri, e creare un business. La prassi è stata confermata da due querelanti che hanno precisato di aver ricevuto delle segnalazioni di prodotti subito dopo averli menzionati parlando con Siri (in particolare una donna ha raccontato di aver parlato con il proprio medico di un trattamento chirurgico e di aver ricevuto una segnalazione da Siri sullo stesso dopo la conversazione).
Ma perchè alla fine Apple ha deciso di pagare, pur contestando le accuse? Il motivo è semplice, chiusa la class action la causa non finisce in tribunale, con il rischio quindi di un risarcimento ben più elevato, nonché di un’attenzione mediatica superiore.