CRISTIANI IN SIRIA TRA SPERANZA E PAURA: LA TESTIMONIANZA DI PADRE KARAKACH DA ALEPPO
È passato ancora troppo poco tempo dalla caduta del regime di Assad per capire quale destino avranno i cristiani in Siria: quello che è certo è la differenza di scenari e situazioni in base alle diverse parti del Paese ora in mano ai ribelli jihadisti di Al-Jawlani. Il “mantello” di rivoluzione moderata dopo il regime sanguinario di Assad viene presentato in questi giorni a livello internazionale, con promesse e rispetto verso le minoranze religiose: restano però, per molti di loro, gli eredi dell’esperienza islamista di Al Qaeda e Al Nusra ed è per questo che il timore per i non musulmani resta comunque alto nella prossima Siria del futuro.
Parlando con l’AgenSIR il parroco latino di Aleppo, padre Bahjat Karakach, non nasconde la presenza di entrambi i sentimenti dopo la caduta di Assad: qualche spiraglio di speranza, specialmente tra Aleppo e Damasco, per le giovani generazioni impegnate a fraternizzare con i cristiani evitando di ripetere gli scempi del regime sciita appena caduto. Ma anche timore e preoccupazione per alcuni episodi che fanno intuire come la situazione sia tutt’altro che semplice per i cristiani (e in generale, la popolazione civile) nei prossimi mesi in Siria.
Il Governo provvisorio fino a marzo e poi quello “reggente” fino a tutto il 2025 dovrebbe in linea teorica traghettare il Paese verso una svolta “liberale” con le elezioni nel prossimo anno: secondo il parroco di Aleppo qualche elemento positivo lo si vede già, specie per il contributo del popolo siriano alla causa ribelle. Nelle città si respira la voglia di una ricostruzione a tutto tondo della società e della politica siriana: i cristiani si sono mossi con specifiche proposte presentate dai tre patriarchi a Damasco – ovvero quello greco ortodosso, greco marinai e siriaco ortodosso – con il compito di stilare un testo unico da presentare poi alla prossima Commissione costituzionale della Siria. In sostanza, la proposta della Chiesa siriana è quella di una costruzione attiva del nuovo stato democratico dove tutti i cittadini abbiano uguali doveri ma anche diritti.
Quello che però preoccupa è il timore di una nuova islamizzazione “etica” del popolo, come dimostrerebbero alcuni segnali giunti negli scorsi giorni tra Aleppo e Homs: nella facoltà di ingegneria a Damasco è stata imposta una preghiera pubblica molto partecipata, così come alcune donne cristiane sono state costrette a mettere il velo nei vari controlli dei ribelli di HTS all’interno della vasta regione siriana. Inoltre, racconta ancora padre Karakach, sono stati rimossi ogni segno e simbolo cristiano, con alcune parti della società che invitano anche a livello pubblico che vi siano una netta separazione tra uomini e donne all’interno degli spazi pubblici.
“CROCI DIVELTE E DECAPITAZIONE”: BRUTTI SEGNALI DA HAMA E HOMS, MA SEGNI DI SPERANZA CI SONO
Di contro, il parroco di Aleppo riconosce come la vita quotidiana abbia dei lievi spiragli di speranza che si fondano sulla buona volontà della popolazione di non creare ulteriore scontro e sofferenza dopo oltre 50 anni di regime omicida: alcuni giovani arabi musulmani, sottolinea il sacerdote, davanti alle chiese cristiane di Damasco e Aleppo hanno consegnato alcuni fiori ai concittadini cristiani. Il biglietto che li accompagnava dice molto della speranza che comunque permane, specie a ridosso del Natale e con l’inizio de Giubileo cattolico: «insieme possiamo ricostruire il nostro Paese», hanno scritto i giovani musulmani nel segno di pace offerta agli altri cittadini cristiani (normalmente considerati di “serie B” in Siria e in varie parti de Medio Oriente).
Altre testimonianze sempre nella comunità cristiana confermano il senso di “paradosso” per uno scenario in continua evoluzione all’interno delle diverse aree della Siria: alcune fonti dirette del portale AsiaNews parlano di cimiteri e chiese vandalizzate anche nelle scorse ore, alcuni spari contro l’arcivescovado greco-ortodosso ad Hama (considerati “alleati” alla Russia, che ospita Assad dopo la fuga da Damasco) e purtroppo anche una violento e inquietante decapitazione di una coppia di anziani in un villaggio cristiano. «Croci divelte, non tutto va bene per i cristiani in Siria», racconta la fonte interpellata da AsiaNews. Secondo il blog cristiano “Ora Pro Siria”, le suore trappiste di A’zer testimoniano in questi giorni un comportamento tutto sommato di “rispetto” delle autorità ribelli anti-Assad, con episodi però inquietanti che in parte derivano anche dall’errore di aver sciolto la polizia nazionale oltre che svuotare le carceri anche da delinquenti comuni (e non solo i prigionieri politici finalmente liberati): «per ora non ci sono forme complete di controllo», e questo per i cristiani (e non solo) non è certo un buon segnale per l’avvio del nuovo Stato siriano post-Assad.