Le cronache dal fronte vedono allargarsi l’emergenza non solo umanitaria – per ora con danni incalcolabili e vittime non certificate – ma anche geo-politica: dopo le azioni Usa, l’Ue per ora non segue la stessa linea su indicazione della GermaniaPer il momento il tema delle sanzioni alla Turchia non è in agenda»), anche se Italia e Gran Bretagna sul fronte armi ha deciso di lanciare una stretta ad Erdogan minacciando di andare ben oltre se la guerra nel nord della Siria dovesse continuare. Intanto la Russia continua il “doppio” gioco di frenare la Turchia da un lato e sostenere con truppe di interposizione dall’altro l’avanzata delle forze siriane di Assad in “aiuto” dei curdi. Secondo quanto affermato dal Ministro della Difesa russo, «Le forze siriane hanno preso il pieno controllo di Manbij e delle localita’ nelle vicinanze. La polizia militare russa continua a pattugliare i limiti nord-occidentali dell’area di Manbij lungo la linea di contatto tra gli eserciti della Repubblica araba siriana e la Turchia». Tornando sulla tragedia umanitaria, quanto rilanciato da Medici Senza Frontiere rappresenta un punto di non ritorno davvero inquietante: «Medici senza frontiere ha deciso di evacuare il personale internazionale dal nord-est della Siria e la sospensione della maggior parte delle sue attività di assistenza nella regione», spiega l’Agenzia Ansa, mentre la Ong commenta «Si tratta di una decisione estremamente difficile perché siamo consapevoli dei bisogni delle persone in fuga nella regione».



DI MAIO “SUBITO STOP A OPERAZIONI MILITARI”

Dopo il premier Giuseppe Conte tocca al ministro degli esteri Luigi Di Maio appellarsi ad Erdogan affinché cessi l’offensiva turca in Siria: “La Turchia è il solo responsabile dell’escalation in Siria – le parole del capo politico del Movimento 5 Stelle in un’informativa in Aula alla Camera – e deve sospendere immediatamente le operazioni militari”. Di Maio ha proseguito spiegando che il conflitto nel nord est della Siria sta avendo “effetti devastanti sul piano umanitario”, per poi annunciare, oltre alla sospensione di esportazioni future di armi in Turchia, l’avviamento di un’istruttoria dei contratti in essere con Ankara”. Appelli che però Erdogan continua ad ignorare, visto che il presidente turco è intenzionato ad andare fino in fondo: “Presto metteremo in sicurezza l’intero confine turco-siriano – le sue parole – da Manbij al confine con l’Iraq. Ci assicureremo che i rifugiati tornino a casa: in una prima fase riporteremo a casa un milione di rifugiati siriani, in una seconda tappa 2 milioni di rifugiati”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



GUERRA TURCHIA-SIRIA: LE PAROLE DI CONTE

Il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, è tornato a parlare del conflitto in corso fra la Turchia e la Siria, sottolineando come sia necessario che Ankara arretri: “Vorrei sentire Erdogan direttamente, chiamarlo – le parole del premier a margine della presentazione della relazione sull’innovazione e ricerca del Cnr – tutta la comunità internazionale deve essere sensibilizzata a lavorare nella medesima direzione: questa iniziativa militare decisa unilateralmente deve cessare. L’esercito turco deve tornare indietro”. Conte si unisce quindi all’appello della comunità internazionale, ma il “sultano” non ha alcuna intenzione di fare marcia indietro: “L’operazione militare turca nel nord-est della Siria – le parole del presidente turco durante un discorso trasmesso in diretta tv da Baku – continuerà fino a quando”non avrà raggiunto i suoi obiettivi. Continueremo la nostra lotta… fino a quando non avremo raggiunto gli obiettivi che ci siamo prefissati”. Da segnalare che gli aiuti umanitari nel nord est della Siria si sono praticamente bloccati, visto che la maggior parte dello staff straniero è stato costretto a scappare causa la guerra in corso. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



SIRIA, GUERRA TURCHIA, ERDOGAN: “SUPPORTATECI O…”

Allarme lanciato dall’Unicef in merito alla fuga di massa di bambini dalla Siria, causa lo scoppio della guerra contro la Turchia: “Circa 70mila bambini sono sfollati – fa sapere l’organizzazione attraverso una specifica nota – a causa delle ostilità nel nord-est della Siria, che si sono acuite da una settimana. Almeno 4 bambini sono stati uccisi e altri 9 feriti, mentre sette bambini sarebbero stati uccisi in Turchia. Inoltre tre strutture e veicoli sanitari e una scuola sono stati attaccati. La stazione idrica di A’louk che forniva acqua a circa 400mila persone ad Al-Hasakeh è fuori servizio”. Intanto è tornato a farsi sentire il presidente turco Erdogan, che attraverso un editoriale pubblicato sul Washington Post ha intimato la comunità internazionale a sostenere l’offensiva siriana: “La comunità internazionale – la minaccia del “Sultano” – deve sostenere gli sforzi del nostro Paese o cominciare ad accettare i rifugiati”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

SIRIA, TRUMP MINACCIA LA TURCHIA: “POSSIAMO ANNIENTARLI ECONOMICAMENTE”

Erano state preannunciate sanzioni Usa verso la Turchia, e così è stato. Nelle scorse ore, come riferito da numerosi organi di informazione, gli Stati Uniti hanno introdotto delle sanzioni pesanti nei confronti di tre ministri del governo turco al momento coinvolti nell’offensiva nel nord-est della Siria. Si tratta precisamente del ministro dell Difesa, Hulusi Akar, di quello dell’Interno, Suleyman Soylu, e di quello dell’Energia, Fatih Donmez. “Gli Stati Uniti – le parole del segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, attraverso apposita nota – ritengono il governo turco responsabile dell’aumento di violenza da parte delle forze turche, mettendo in pericolo civili innocenti e destabilizzando la regione”. Nonostante ciò, Erdogan, ha comunicato che l’offensiva andrà avanti nei prossimi giorni, con conseguente replica del tycoon Usa, Donald Trump: “Sono totalmente pronto a distruggere rapidamente l’economia turca – le sue parole attraverso un tweet – se i leader turchi continuano questa strada pericolosa e distruttiva”. Al commander in chief ha fatto eco il segretario di stato, Mike Pompeo: “Se la Turchia continuerà la sua operazione, esacerberà la crisi umanitaria, con potenziali disastrose conseguenze. Per evitare ulteriori sanzioni Ankara deve immediatamente cessare la sua offensiva unilaterale nel nordest della Siria e tornare al dialogo con gli Stati Uniti sulla sicurezza della regione”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

SIRIA, TURCHIA ASSEDIA MANBIJ PRIMA DI ATTACCARE KOBANE

In attesa di dirigersi verso Kobane, la Turchia sta mettendo sotto assedio la città di Manbij, una delle località strategiche controllata dai curdi a ovest del fiume Eufrate: nella giornata in cui dall’Unione Europea è arrivata la condanna ufficiale e la messa al bando della vendita di armi ad Ankara – ma senza alcuna sanzione, visto il mancato accordo tra i Paesi Membri – le operazioni di terre continuano con il “sultano” di Ankara che non intende minimamente frenare la sua avanzata per conquistare i territori curdo-siriani in attesa dello scontro militare con le forze di Assad inviate da Damasco. Intanto il Governo di Erdogan rivela che i capi di stato maggiore delle forze armate di Turchia e Russia – i generali Yasar Guler e Valery Gerasimov – hanno avuto questo pomeriggio un colloquio telefonico sull’operazione militare della Turchia nel nord-est della Siria. A domanda però diretta su un possibile intervento armato di Mosca nel conflitto turco-siriano, il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov smentisce secco «Non ci piace nemmeno pensarlo», anche se non ha smentito né confermato il possibile “ok” arrivato da Putin come annunciato ieri da Erdogan. A livello ufficiale, il Cremlino si limita al momento ad invitare la Turchia ad agire «in accordo con la situazione nel nord-est della Siria e ad astenersi da iniziative che possano vanificare il processo di pace». Terribile invece il primo report dell’Unicef in merito alla situazione dei minori e bambini presenti sul territori sotto i raid turchi: 4 morti, 9 feriti e soprattutto 70 mila bambini hanno dovuto lasciare le loro case a causa delle ostilità nel nordest della Siria. La preoccupazione è però per un numero molto più alto, nota ancora l’Unicef «almeno 170.000 bambini potrebbero avere bisogno di assistenza umanitaria a causa delle violenze in corso nell’area».

SIRIA, UE “STOP ARMI A ERDOGAN”

La situazione in Siria peggiora ogni giorno di più e la striscia di terre dove vivono i curdi – e delle minoranze cristiane del luogo, di cui pochissimi parlano (qui il focus di Renato Farina per il Sussidiario.net sull’intera guerra siriana fino ad oggi) – vede il forte rischio della totale invasione di Erdogan per allargare i cordoni della propria influenza (e per poter scaricare profughi, siriani e curdi alle dipendenze di un “governatorato” a guida sunnita). Intanto dal Lussemburgo gli Stati Membri dell’Europa lanciano un nuovo ultimatum ad Ankara, su pressing di Italia, Germania e Francia: «Gli Stati membri dell’Ue si impegnano a mantenere forti posizioni nazionali in merito alla loro politica di export di armi verso la Turchia», si legge nel testo di conclusioni del Consiglio Esteri Ue sulla guerra Turchia-Siria in corso da una settimana ormai. Nel frattempo, senza aver ricevuto forse la corretta attenzione, giunge la denuncia dell’unica ong italiana presente nel nord-est della Siria, la Upp, costretti ad evacuare tutto lo staff italiano e internazionale per possibili conseguenze atroci con l’avanzare dei turchi e l’arrivo delle forze siriane di Assad. Secondo la Upp, tramite le parole dei responsabili presenti nell’area della Nes «è una diretta conseguenza dell’immobilismo della comunità internazionale. Sin dal primo giorno di questo attacco abbiamo testimoniato atti di guerra indiscriminati contro la popolazione civile, e abbiamo denunciato che se niente fosse stato fatto per fermare l’escalation, le conseguenze sarebbero state devastanti e non sarebbe stato possibile lasciare lo staff espatriato nel Paese».

TRUPPE ASSAD VERSO CONFINE SIRIA-TURCHIA

Le truppe di Damasco inviate da Assad sono a 50 km dal confine dove Turchia e curdi stanno combattendo dopo l’invasione dell’esercito di Ankara: il mondo si ritrova così nel giro di pochi mesi ad avere il principale nemico, accusato di gassare i civili nelle precedenti guerre in Siria, come “alleato” per i curdi contro il “nuovo nemico” Erdogan. Al netto degli imbarazzi delle varie cancellerie mondiali e dello stesso Onu, la guerra prosegue con la tv di stato di Damasco che annuncia l’arrivo imminente delle forze governative siriane ad Ayn Issa, tra Raqqa e il confine turco. Proprio in quell’area l’accordo Usa-Turchia aveva previsto una “zona cuscinetto” di circa 30 km sotto il controllo di Ankara: ora però lo sconfinamento e la volontà di estirpare i curdi dall’area pone un enorme problema politico, sociale e giudiziarie per tutta l’Europa, specie sul fronte di prigionieri Isis e foreign fighters che rischiano ora di essere liberati dai curdi e inviati nei vari Paesi europei. Intanto dal Lussemburgo parla ancora il Ministro degli Esteri Di Maio e annuncia «Nelle prossime ore l’Italia varerà un decreto ministeriale che devo firmare come ministro degli Esteri per bloccare l’export di armamenti verso la Turchia per tutto quello che riguarda il futuro dei prossimi contratti e dei prossimi impegni».

ERDOGAN “ATTACCO A KOBANE CON OK MOSCA”

La guerra in Siria prosegue e la novità del giorno è rappresentata dalle ultime parole del Presidente Erdogan che nell’annunciare l’imminente attacco della Turchia alla città di Kobane (simbolo della resistenza curda all’Isis, ndr) cita per la prima volta il Cremlino: «Non sarà un problema per l’attacco a Kobane neanche l’approccio mostrato dalla Russia», un modo “sottile” per dire che l’imminente attacco dopo aver conquistato nelle scorse ore le città al confine nel nord-est della Siria a ovest dell’Eufrate, vede l’ok sostanziale di Vladimir Putin. Il “sultano” turco chiaramente gioca la sua partita, anche se è lo stesso Cremlino che ieri ha dato il via libera ad Assad per riunire le truppe da mandare in sostegno dei curdi attaccati dalla Turchia; un grande caos nel quale i morti e i feriti civili aumentano sempre più sotto i raid di Ankara mentre la comunità internazionale sembra sempre più “bloccata” da veti e controveti alla Nato e all’Onu. Il leader di Ankara ha poi confermato l’intenzione di prendere d’assalto anche Manbij, altra località strategica curda a ovest dell’Eufrate: «Il nostro accordo con gli Usa prevedeva che Manbij fosse evacuata dai terroristi in 90 giorni. È passato un anno e la città non è ancora stata evacuata».

SIRIA-TURCHIA, TRUMP MONITO ALL’UE “PRENDA PRIGIONIERI ISIS”

Quanto poi alle minacce e appelli lanciati dall’Unione Europea contro di lui, Erdogan difende su tutta la linea l’invasione della Siria del nord e afferma come la Turchia non sia in guerra contro i curdi bensì contro i gruppi terroristici attivi nella regione cuscinetto tra i due Paesi: «finora sono stati uccisi 500 terroristi curdi». Parlando poi direttamente ai leader europei, il “sultano” conclude «Ho parlato con la cancelliera tedesca Angela Merkel e il giorno prima con il premier britannico Boris Johnson. Nei nostri colloqui ho capito che c’è una seria disinformazione. Starete dalla parte del vostro alleato Nato o dalla parte dei terroristi? Ovviamente non loro non possono rispondere a questa domanda retorica». Erdogan si riferisce in particolare modo a Italia, Germania e Francia dato che proprio questi tre Paesi sembrano quelli più intenzionati a imporre un embargo sulla vendita di armi ad Ankara. Nel frattempo dagli Stati Uniti continua la politica del disimpegno a seguito del ritiro delle truppe (1000 soldati) da Kobane: il Presidente Trump ha parlato del grande rischio che l’Isis torni forte con la liberazione dei prigionieri fino a ieri tenuti sotto il controllo dei peshmerga curdi «L’Europa avrebbe già dovuto riprenderli dopo numerose richieste. Dovrebbero farlo ora. Non arriveranno e non saranno mai ammessi negli Stati Uniti». Nell’incontro odierno in Lussemburgo per la riunione dei Ministri degli Esteri dell’Ue, Di Maio e l’omologo francese Le Drian hanno fatto sapere «L’operazione della Turchia nel nord della Siria rischia di mettere a repentaglio i progressi compiuti dalla coalizione globale per sconfiggere l’Isis, a cui l’Italia ha partecipato attivamente. Così si mina ulteriormente la possibilità di una soluzione politica alla crisi».