Oltre 200mila persone disperse tra cui due vescovi e quattro sacerdoti, di cui i familiari non sanno più nulla; 13mila sfollati interni provenienti da diverse aree nella più completa miseria e incertezza; 95mila siriani con mani, piedi, gambe amputate dalla guerra; il Covid, che ha fatto molte vittime per la penuria di strutture sanitarie distrutte dal conflitto. È il quadro di una nazione dimenticata da tutti, la Siria, che ha tratteggiato l’arcivescovo maronita di Damasco, monsignor Samir Nassar: “il dramma più crudele cui ha assistito il mondo dalla fine della Seconda guerra mondiale” ha detto ancora.



Ce lo conferma in questa intervista padre Firas Lutfi, ministro francescano della Regione San Paolo (Giordania, Libano e Siria): “È un quadro che abbiamo davanti agli occhi tutti i giorni. Il 90% della popolazione siriana vive in condizioni di povertà, sotto il livello di una vita dignitosa. Il nostro sforzo come Chiesa è ridare a tutti la dignità a cui ogni essere umano ha diritto, perché nessuno nasce povero, ma lo diventa”. Una situazione complicata dagli interessi internazionali, e lo si vede dalla Conferenza di Astana, in corso in questi giorni, dove Siria, Russia, Turchia e Iran non riescono a trovare un accordo: “Quando l’interesse è reciproco, è un bene, quando invece l’interesse è unilaterale, si tratta di sfruttamento della debolezza della Siria e dei beni che si trovano in questo paese. Rimane un lungo cammino da fare, visto che l’impegno della comunità internazionale è effimero e poco serio”.



Le cifre riguardo alla situazione economica e sociale della Siria sono sconcertanti e drammatiche. Conferma?

Non ho a disposizione i numeri dettagliati, ma confermo lo scenario drammatico che viviamo in Siria dopo una guerra lunga dieci anni, dopo una pandemia che ha toccato tutto il pianeta, ma che in Siria per la scarsità di strutture sanitarie distrutte dalla guerra ha colpito le persone più povere. E infine, c’è l’effetto disastroso delle sanzioni americane ed europee che ricadono anch’esse pesantemente sulla popolazione.

In dettaglio, ci può descrivere il quadro della situazione?



È davanti ai nostri occhi ogni giorno che passa, senza una soluzione politica chiara. Ovviamente il problema economico ruota attorno al fatto che il 90% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, sotto il livello di una vita dignitosa. Lo posso dire e confermare, perché sento il grido della gente che soffre, che riesce a mantenersi per due sole settimane con lo stipendio di un mese. La nostra moneta rispetto al dollaro, che prima della guerra valeva 50 lire siriane, adesso è arrivata a essere scambiata a 3.100 per un dollaro. L’alto costo del materiale necessario per sopravvivere è un dramma. Per quanto una famiglia lavori, non riesce a sfamarsi, non riesce a pagare le spese scolastiche e sanitarie. Siamo in una pessima situazione umanitaria di emergenza.

La Chiesa, come lei ci ha testimoniato più volte, continua a raccogliere la sfida della rinascita, della sanità e dell’istruzione. È ancora in grado di farlo?

L’Ordine francescano di Terra Santa, ma anche tutte le comunità cristiane di varia estrazione, è sempre in prima linea, sia nella presenza accanto a chi soffre, sia nella generosità, offrendo ai poveri tutto quello di cui hanno bisogno. Siamo convinti che la carità non si esercita a parole, ma con i fatti, con la vita concreta. Tutte le persone godono della stessa dignità, nessuno nasce povero, però incontra un mondo di povertà. Dobbiamo restituire alla dignità il suo valore.

Ci può citare qualche esempio?

Ci occupiamo di iniziative a 360 gradi: distribuzione di pacchi alimentari e di materiale sanitario, aiuto a ristrutturare le case distrutte dalla guerra e, grazie ai programmi di sviluppo umanitario, sostegno psicologico ai bambini che hanno sofferto il trauma della guerra. Vari e tanti sono i  progetti, grazie ai benefattori che ci hanno dato l’occasione di manifestare questa carità concreta. Ringrazio, tramite Il Sussidiario, ogni persona che ha pensato a noi, che si è privata di qualcosa per condividerla con noi, vivendo una solidarietà cristiana autentica.

In particolare avete un programma pastorale dedicato ai giovani, che rappresentano il futuro della Siria. È vero?

Ci sono diversi programmi di assistenza psicologica e anche di formazione religiosa, ci sono giovani che vengono aiutati nei progetti di lavoro. I giovani vanno sostenuti per sviluppare questo talento e devono mostrare la capacità di collaborare con altri destinatari nella possibilità di lavorare, coinvolgere più persone possibili per aiutare famiglie bisognose. I giovani sono una priorità, li sosteniamo con tutte le energie che abbiamo.

La conferenza di pace sulla Siria è sempre arenata, l’Onu insiste che si facciano pressioni su Damasco, ma sembrano dominare sempre gli interessi di parte. Che ne pensa?

Ci deve essere un impegno chiaro e definitivo, ci sono interessi che rimarranno, ma è diverso quando l’interesse è reciproco e quando invece l’interesse è unilaterale, allora si tratta di sfruttamento della debolezza della Siria e dei beni che si trovano in questo paese. Rimane un lungo cammino da fare, l’impegno della comunità internazionale è effimero e poco serio.

—- —- —- —-

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI

(Paolo Vites)