Il vescovo di Homs in Siria, Padre Jacques Murad, ha rilasciato una intervista al quotidiano Il Giornale, nella quale ha parlato della situazione attuale della comunità cristiana nel paese e dei rischi che ora corrono le minoranze religiose nel caso in cui il nuovo governo decida di imporre un regime islamico basato sulla Sharia. Un rischio che definisce concreto, perchè anche se la maggioranza del popolo siriano ora chiede di poter finalmente vivere in libertà e le dichiarazioni di Al Jolani hanno inizialmente confermato l’impegno a terminare il clima di terrore vissuto in passato, ci sono già alcuni segnali che non sembrano confortanti e dei quali il vescovo si è dichiarato “Scioccato“.



In particolare, sottolinea Murad, ci sarebbe già pronta una lista con almeno 40mila nomi di persone da sottoporre ad esecuzione per aver collaborato con Assad. Questo è un pericolo perchè potrebbe portare a nuove vendette che poi potrebbero sfociare in violenze e torture al pari di quelle vissute in precedenza. L’appello ai nuovi delegati è quindi quello di agire per iniziare un cammino di chiusura con il passato e terminare immediatamente tutte le esecuzioni sommarie, perchè: “Non possiamo ritrovarci a passare da un dittatore a un altro“.



Padre Murad, vescovo di Homs: “Festeggiamo il Natale in Siria con la speranza che diventi finalmente un paese libero”

Padre Jacques Murad, vescovo di Homs, ha parlato dei possibili sviluppi politici della situazione in Siria con apprensione dicendo che sussiste il rischio che nonostante la volontà popolare di proseguire con un sistema libero, il nuovo governo possa seguire la strada del vecchio regime, tra rappresaglie e violenze che sono già iniziate e che potrebbero portare  all’imposizione di una dittatura islamica che non lascerebbe più spazio alle minoranze. Il timore principale è proprio quello di non mantenere le promesse dopo il periodo di transizione, e istituire un regime che ha come base la Sharia. A quel punto, dice Padre Murad: “Le varie etnie e confessioni presenti in Siria non sarebbero più tutelate” e aggiunge: “Un Califfato non può funzionare in questo paese, è dannoso imporre un sistema che si basa su una sola religione in un paese così ricco di differenze culturali“.



I cristiani si sentono in pericolo e hanno paura, anche perchè dopo la caduta di Assad interi villaggi nei quali erano in maggioranza sono stati abbandonati e al momento, conferma il vescovo: “Siamo rimasti in pochi, al massimo 300mila rispetto al milione e mezzo che eravamo prima della guerra“. Nonostante i rischi, la comunità si appresta a festeggiare il Natale con una speranza: “Che la Siria diventi finalmente un paese libero grazie ad una Costituzione, dove tutti sono uguali“.