Poi si dice che la gente è razzista. Che l’insicurezza è una percezione soggettiva, e diffusa per contagio, senza agganci con la realtà. Tutto vero. Ma quando leggi di quattro bambini accoltellati ad Annecy, in Francia, da un profugo siriano, il panico si diffonde, e con la paura il sospetto, l’odio. Sappiamo, e dobbiamo ripetercelo, che il male è nel cuore di ogni uomo, che aderirvi e commetterlo è una scelta libera, certo in parte dipendente dalle condizioni ambientali, dall’educazione, dalla miseria. Solo in parte. Sappiamo che ci sono criminali di ogni Paese, cultura, fede religiosa. E questo richiedente asilo, rifugiato e accolto in Svezia, poi emigrato in Francia, si è dichiarato cristiano, quindi calma, stop alle bordate contro l’islam jihadista. E tante, troppe vittime tra gli extracomunitari che accogliamo male, malissimo nel nostro Paese, in quest’Europa ricca e sempre più egoista e chiusa.
Ma tocca anche dire la verità, per non essere reticenti, e omertosi per viltà od opportunismo. L’accoglienza non può essere indiscriminata. L’accoglienza significa attenzione, cura, supporto, controllo serrato. E richiesta che chi è accolto mostri di seguire le nostre leggi, rispettare il nostro diritto e la nostra visione della libertà di fede. Questo non è avvenuto, non avviene, per infiniti motivi trascurati in nome dell’interesse di braccia lavoro, e poi della soggezione a minoranze violente, o a un pensiero dominante, per cui la libertà significa pure permettere l’infibulazione, la poligamia, il burqa alle donne.
La Francia ha dimenticato chi è, ha lasciato germinare ghetti, e nei ghetti rabbia e violenza. Ha voltato la testa dall’altra parte, a parte cacciare in malo modo, in modo indegno, i migranti che cercano di attraversare a Ventimiglia i nostri confini. Non ha puntato affatto sulla liberté, di pensiero, sull’égalité, di diritti, sulla fraternité, che ogni fede dovrebbe cercare. Sulla necessità di inculturazione, che significa scuola, servizi sociali, lingua, alloggio e lavoro. Se non ci sono, e lasci come sola sopravvivenza la strada, l’insicurezza è fatale.
Poi, la follia può cogliere chiunque. Ma appunto, se di follia si tratta, è colpevole chi non ha visto, seguito, cinturato il folle. E se gruppi folli non controllati si aggirano intorno alle nostre case, alle scuole dei nostri bambini, se rubano e sporcano e commettono insanità, allora sì, daremo fiato alle bande armate, e i mille sforzi di chi opera per l’inclusione e l’amicizia tra popoli saranno stati inutili.
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