Un anno dopo l’inchiesta su Csm e l’ex consigliere Luca Palamara sembra non accennare a finire: prima le nuove intercettazioni che tirano in ballo il vicepresidente David Ermini, poi le clamorose parole tra diversi magistrati che esplicitano giudizi politici sul leader della Lega («Salvini ha ragione sui migranti, ma dobbiamo attaccarlo lo stesso»), e ora il trasferimento deciso oggi del pm Cesare Sirignano fino a ieri membro della Direzione Nazionale Antimafia. A gravare sul magistrato da 26 anni impegnato nella lotta alla mafia proprio un’intercettazione emersa dalla maxi-inchiesta sul trojan (microspia ambientale) del cellulare di Luca Palamara: «Nino Di Matteo un mezzo scemo, stia fuori dalla Dna» e poi ancora «Barbara Sargenti, pm della Dna ed ex pm romana? Una che deve prendere botte sui denti».
Dopo l’uscita di queste intercettazioni, pubblicate da Il Fatto Quotidiano, la posizione di Sirignano si è fatta di fatto compromessa e oggi è arrivata la notizia ufficiale del Consiglio Superiore della Magistratura: con 21 voti favorevoli (3 voti a favore dell’archiviazione del caso) il plenum ha dato via libera al trasferimento d’ufficio per il pm della procura nazionale antimafia Cesare Sirignano. Il pm non è indagato ma è stato scelto lo stesso l’allontanamento dopo lo scandalo provato dalle sue dichiarazioni, per di più in un momento in cui il Ministro della Giustizia è stato ad un passo dalla sfiducia in Parlamento anche per la nomina non confermata dello stesso Di Matteo alla guida del Dap (carceri italiane).
PM SIRIGNANO SI DIFENDE “ROVINATO PER UN’INTERCETTAZIONE”
A volere l’archiviazione era solo Unicost, la corrente di riferimento di Sirignano e proprio dell‘ex presidente dell’Anm Palamara: le tensioni in seno alla magistratura restano dunque fortissime, con nelle prossime la necessità di un plenum alla presenza di Sergio Mattarella (presidente Csm, ndr) per fare il punto sulle tante polemiche in corso. Dopo lo scontro fortissimo con il leader della Lega Salvini e dopo la querelle Bonafede-Csm, ora è il pm Sirignano a contestare la scelta del Consiglio Superiore della Magistratura. «Il mio trasferimento sarebbe ingiusto, e mi farebbe perdere la fiducia nella giustizia. Per 7 minuti di conversazione verrebbe bruciata la mia vita professionale, 26 anni di sacrifici», ha spiegato lo stesso magistrato nel plenum di oggi (fonte Il Dubbio) durato oltre due ore.
«Ho commesso errori ma non quelli che mi sono contestati, è una vicenda paradossale. I presupposti alla base della richiesta di trasferimento sono infondati, lo dicono le carte», continua Sirignano mentre di contro la posizione di Area Democratica è netta «il Csm tutela la giurisdizione, anche a fronte di condotte dei singoli che appannano l’autonomia della magistratura e la diffusione dei messaggi fra Palamara e Sirignanoha compromesso l’immagine di un ufficio importantissimo come quello della Dna dando la impressione che sia eterodirigibile». Al netto degli scontri interni al Csm, alla fine è stato scelto per l’allontanamento di Sirignano dalla Direzione Antimafia, l’ennesimo colpo di scena nel mondo giustizia dopo gli ultimi convulsi giorni.
CAOS CSM: RIENTRA L’EX CAPO GABINETTO DI BONAFEDE
Per un magistrato che “esce” dalla Dna, ve n’è uno che rientra nella magistratura, di preciso nel ruolo di sostituto procuratore della Cassazione: stiamo parlando di Fulvio Baldi, ex capo di gabinetto del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, dimesso venerdì scorso anche qui dopo la pubblicazione sul fattoquotidiano.it delle sue intercettazioni con Palamara. In questo caso però il giudice è stato riammesso tra le toghe con ruolo importante in Cassazione dopo delibera Csm (22 voti a favore, 2 contrari, ovvero Nino Di Matteo e il laico di Forza Italia Alessio Lanzi). Il giudice della trattativa Stato-Mafia dopo i litigi con Bonafede aveva chiesto di posticipare la votazione su Baldi richiamando le intercettazioni dove «Baldi si mostra disposto a far dipendere questioni importanti da logiche correntizie, e ricordando il ruolo della procura generale della Cassazione “organo che esercita l’azione disciplinare a carico dei magistrati», attaccava giusto negli scorsi giorni lo stesso Di Matteo. Giudici divisi, correnti continue e logiche tutt’altro che “limpide”: il grande caos prosegue ormai da diversi mesi dopo il “terremoto Palamara” e non accenna a concludersi.