Il modellista e astronomo italiano Alessandro Morbidelli, anche ex direttore del Centro nazionale di ricerca dell’Osservatorio della Costa Azzurra, è diventato il primo docente di planetologia del Collège de France. In un’intervista rilasciata per il quotidiano francese Le Figaro ha parlato della sua particolare ricerca che l’ha portato a formulare, con altri ricercatori, quello che oggi è noto come ‘modello di Nizza‘.



Il modello di Nizza di Morbidelli descrive, partendo da supposizioni poi confermate dal progredire della ricerca astronomica, la modalità con cui si è formato il nostro Sistema Solare, spiegando le motivazioni dietro ad una così singolare e sorprendente architettura variopinta. Attorno al Sole (un gigante gassoso), infatti, ruotano, spiega, quattro pianeti rocciosi interni (Mercurio, Venere, Terra e Marte); poi c’è una cintura di asteroidi; altri quattro giganti gassosi (Giove, Saturno, Urano e Nettuno); e infine, una cintura di oggetti ghiacciati. Quest’ultima, nota come Fascia di Kuiper, secondo Morbidelli, nascondeva il segreto stesso della formazione del Sistema Solare e da lì è partita la sua lunga ricerca, culminata con la formulazione del modello di Nizza.



Morbidelli: “La formazione del Sistema Solare è stata in parte casuale”

Morbidelli al Figaro spiega che “per cinque o sei anni ho studiato la dinamica fine degli oggetti” ma a suo supporto non vi era ancora alcun “quadro di riferimento. Il vincolo più forte era quello di comprendere l’aspetto molto disordinato degli oggetti della fascia di Kuiper“, che suppose, si fossero originati in seguito ad “eventi particolarmente violenti” all’interno del Sistema Solare che spinsero così tanto lontani quegli stessi oggetti del tutto ignoti in quel momento.



“Tutto inizia”, spiega Morbidelli parlando della sua ricerca, “con la migrazione dei pianeti nel disco gassoso, che spinge le loro orbite l’una verso l’altra“, un movimento che, tuttavia, non fu disordinato, perché “i pianeti si ‘regolano’ a vicenda attraverso le interazioni gravitazionali che esercitano”. Si formò, dunque, un “catena di risonanza” grazie alla quale i pianeti stabilirono l’ordine di rotazione attorno al Sole. Stabilita questa, spiega Morbidelli, “i pianeti migrano tutti insieme”, ma poi “la catena si rompe, i pianeti diventano instabili, disperdono i piccoli corpi e ritornano alle loro orbite attuali”. La formazione del Sistema Solare, insomma, sintetizza l’astronomo, “non è né completamente deterministica né completamente casuale. Ci sono fasi deterministiche e altre di instabilità, legate in particolare alle migrazioni planetarie, che saranno determinanti nel produrre cose molto diverse”.