Questo è un film che ha allietato molti quando ė uscito nelle sale e che continua a divertire, nonostante sia datato 1992, chi lo vede oggi per la prima o l’ennesima volta. Parliamo di Sister Act – Una svitata in abito da suora, commedia con tanto di musica che si rivelò un successo al botteghino con 230 milioni di dollari di incasso. La pellicola non aveva pretese culturali, fini particolari o messaggi subliminali religiosi, voleva solo divertire con tanto di musica come collante.

Il cast ė stato fondamentale e ha sfondato con la sua punta di diamante, Whoopi Goldberg, che nel 1991 aveva vinto l’Oscar per la miglior attrice non protagonista con  il film Ghost – Fantasma  ma che a mio avviso era stata già strepitosa nel drammatico Il Color Viola di Steven Spielberg del 1985. Accanto a lei a interpretare la madre superiora del convento dove la protagonista ė rifugiata, Maggie Smith con allora già due  Oscar vinti all’attivo, il primo  come miglior attrice protagonista nel 1970 con il drammatico La Strana voglia di Jean e poi nel 1979 nel film commedia/comico California Suite come attrice non protagonista. Aggiungiamoci il boss malavitoso interpretato da Harvey Keitel (chi non lo conoscesse faccia un ripasso), che non ha vinto Oscar ma ha un grande c.v.

Passiamo alla trama che come dicevo non ha nessuna pretesa, ma ė sicuramente divertente con qualche trovata. Deloris Van Cartier (Whoopi Goldberg) è una cantante e l’amante di Vince LaRocca (Harvey Keitel) in quel del Nevada, padrone di case da gioco e boss malavitoso. Suo malgrado, la nostra assiste a un omicidio voluto dal suo uomo. L’FBI si mette alle sue calcagna e la ricatta costringendola a diventare testimone. In attesa del processo deve restare sotto copertura e qui sta la prima trovata del film: il pulotto la nasconde in un convento a San Francisco.
Lei domanda:  – Cosa potrò fare?
E l’agente le risponde:  – Pregare.

Trovata direte? Certo ai tempi era una situazione  inverosimile, ma se pensate al giorno d’oggi…. Quando arriva a Frisco il suo primo incontro è con l’austera madre superiora che oltre a vestirla, la incorona religiosa (finta) con il nome di Suor Maria Claretta, all’insaputa delle altre coinquiline del convento e la incita: –  Maria Claretta, se è stato Dio a portarti qui, sfrutta l’occasione.

La seconda trovata del film ė che non avendo nessun intento religioso, al contempo non fa satira di bassa lega, non prende in giro nessuna suora, ma ripercuote sul convento e sugli spettatori del film la simpatia del ciclone Whoopi. È lei la star del film che con la sua esuberanza e con lei sue doti canterine sconvolge e risveglia le assonnate (nel film) suore. Le conquista con la sua estrosità, ma al tempo stesso rinnova il repertorio musicale delle religiose che a dire il vero era abbastanza asfittico. Il gruppo di suore fagocitate da Suor Maria Claretta diventa un tifone, favolosa la gag nel casinò tra le slot machine, il diavolo e l’Acqua Santa.

Mettiamo insieme i vari personaggi (brava e simpaticissima la cicciotta Suor Maria Patrizia, stregata da Whoopi), le gag mai volgari ma per famiglie, le battute semplici ma efficaci, le interpretazioni che convincono, aggiungiamoci la musica e otteniamo un bel film rilassante e godibile. Direi che non viene offeso nessuno, né la Chiesa, né le suore e neppure il Papa, San Giovanni Paolo II (un sosia) che, raggiunto in Vaticano dalla nomea canterina delle nostre, si ferma nella loro chiesa nel suo viaggio negli States. Certamente irreale, visionario ma non negativo, anzi, pacificante.