Sito Inps in tilt l’1 aprile 2020, il malfunzionamento potrebbe costare parecchio caro. Come vi abbiamo raccontato, all’inizio dello scorso aprile milioni di italiani si sono collegati sul portale dell’Istituto nazionale della previdenza sociale per chiedere il bonus di 600 euro destinato alle Partite Iva: tra il sovraffollamento ed un presunto attacco hacker, ad un certo punto però il sito è andato un tilt, con centinaia di profili di utenti divenuti di pubblico dominio.
E non solo, evidenzia Repubblica: in 160 casi su 773, le domande ancora in bozza per il bonus babysitter vengono modificate, cancellate, inviate da estranei. E poche ore fa è arrivata la presa di posizione del Garante della Privacy, che ha segnalato centinaia di utenti danneggiati dai problemi del portale. Se l’Inps parla di 23 schede, l’Authority ha registrato almeno 42 soggetti coinvolti…
SITO INPS IN TILT 1 APRILE, GARANTE PRIVACY: “RISCHIA MULTA FINO A 20 MILIONI”
Il Garante della Privacy ha parlato di rischio elevato per la sicurezza degli utenti, evidenziando che le anomalie sono decisamente più ampie rispetto a quelle segnalate dall’Inps, andando a coprire anche il periodo successivo all’1 aprile. L’istruttoria è ancora in corso, ha precisato l’Authority, invitando l’Inps a informare tutti gli interessati della violazione dei dati e dei rischi che comporta entro 15 giorni.
«Se questo non avverrà, Inps rischia fino a 20 milioni di euro di sanzioni amministrative pecuniarie», rimarca Repubblica. Questa, invece, la posizione dell’Istituto: «La violazione non è tale da rappresentare un rischio elevato per i diritti e le libertà delle persone». Inps ha inoltre evidenziato che i 68 che hanno aperto le domande per il bonus babysitter erano pressoché tutti residenti in altre regioni e la visualizzazione dei dati era legata alla casualità.