Skin, la cantante degli Skunk Anansie, prende posizione sulla questione del documentario su Britney Spears che ha sconvolto l’America, ma lo fa in modo del tutto imprevedibile. La storia della cantante americana, raccontata nel documentario di recente uscita in America, Framing Britney Spears, è sicuramente terribile. Ma viene da chiedersi cosa centri con la Chiesa cattolica. Il filmato, come si sa, racconta l’incredibile vicenda di quella che per un breve periodo è stata uno dei massimi idoli della musica pop, Britney Spears, che in seguito a problemi di droga, inseguita dai paparazzi come e più di Lady Diana, stressata dallo star system, avesse avuto all’incirca nel 2008, un brutto esaurimento nervoso. Costretta a ricovero coercitivo dal padre, ne fu vittima: piano piano l’uomo prese prima il controllo temporaneo delle sue finanze ma anche delle persone che possono o no incontrarla. Alla fine del 2008 Jamie Spears ottenne che la tutela che aveva assunto sul patrimonio della figlia diventasse permanente: fu nominato tutore legale delle finanze di Britney Spears insieme all’avvocato Andrew Wallet. Da allora cominciò a condurre le trattative sugli affari della figlia, che oggi ha 39 anni, e a poter vendere le sue proprietà, ma anche a decidere chi poteva frequentarla e chi no, e controllare la sua vita quotidiana. Una autentica prigionia che ha dato vita a un movimento di protesta sui social con l’hashtag #FreeBritney. Non è una novità nel mondo dello spettacolo, Michael Jackson ad esempio subì un trattamento simile da parte anche lui del padre, cosa che lo lasciò traumatizzato per il resto della vita.



SKIN “SINEAD O’CONNOR FECE BENE A STRAPPARE LA FOTO DI GIOVANNI PAOLO II”

Davanti a tutto questo, Skin, la cantante degli Skunk Anansie, nota in Italia anche come giudice di alcuni talent show, in un post su Instagram ha pensato bene di paragonare questa vicenda con gli scandali pedofilia della Chiesa. Il motivo è stato tirare fuori dagli scaffali della memoria l’episodio che si celebrò il 3 ottobre 1992 quando in una apparizione televisiva americana, la cantante irlandese Sinéad O’Connor strappò in diretta una foto di Papa Giovanni Paolo II per protestare contro il modo in cui la Chiesa cattolica aveva, secondo lei (ma con abbastanza ragione) protetto i pedofili. Dice Skin che si tratta di “qualcosa che l’attuale Papa Francesco si è preso sulle spalle per sradicare ed espellere”, il anche è vero, perché mai come da quando è pontefice Bergoglio si sta cercando di ripulire la Chiesa da sacerdoti e alti prelati autori di atti di pedofilia o di chiedere scusa alle vittime anche dopo decenni che i casi sono stati tenuti coperti. Il gesto della cantante irlandese provocò una marea di proteste, nessuno aveva mai osato tanto, specie nei confronti di un papa molto amato da tutti. “L’atto di strappare la foto è diventato più doloroso per il mondo che consegnare questi mostri in tunica alla giustizia!” scrive ancora Skin. E’ qui il paragone (inesistente) con Britney Spears approfittando del citato documentario: “Mentre parliamo di Britney Spears, facciamo anche risplendere la stessa luce retrospettiva su come Sinead è stato trattato in modo orribile perché dipingere una donna come il diavolo era più facile che affrontare la verità degli abusi sistematici sui minori!”. Conclude dicendo che ci vorrebbe un documentario come quello sulla Spears anche per Sinead O’Connor, ma sappiamo che si tratta di due storie completamente diverse. La cantante irlandese infatti soffre di problemi mentali che l’hanno portata più volte vicino al suicidio ma a causa di una madre violenta e schizofrenica, non per furti legali o stress da paparazzi. Come sempre, quando i personaggi del mondo dello spettacolo fanno certe uscite, non si sa mai il vero motivo: magari bisogno di farsi pubblicità. Quando si toccano argomenti delicati come la pedofilia, è meglio farlo su basi fondate, approfondite e non con qualche slogan.

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