Prosegue il viaggio apostolico di Papa Francesco in Ungheria e Slovacchia, con la fitta agenda del Santo Padre che lo ha visto oggi impegnato con la Comunità Ebraica, con il “Centro Betlemme” e con l’incontro con la comunità cattolica di Bratislava: in mattinata però il discorso forse più ricco di spunti, ovvero quello tenuto davanti alle Autorità, la Società Civile e il Corpo Diplomatico slovacco. Il Papa ha sottolineato l’importanza dell’unità e solidarietà umana nell’Europa del nostro tempo, incalzando i presenti a cooperare per far tornare il Vecchio Continente «al centro del mondo», rispondendo alla crisi secolarizzante che rischia di “mangiare” storia, cultura e religione.



«Questa storia chiama la Slovacchia a essere un messaggio di pace nel cuore dell’Europa. È quanto suggerisce la grande striscia blu della vostra bandiera, che simboleggia la fratellanza con i popoli slavi. È di fraternità che abbiamo bisogno per promuovere un’integrazione sempre più necessaria», spiega il Santo Padre davanti alla Presidente Zuzana Čaputová. Richiamando l’esempio dei Santi Cirillo e Metodio, Papa Bergoglio osserva come «custodire il bene non significa ripetere il passato, ma aprirsi alla novità senza sradicarsi. La vostra storia annovera tanti scrittori, poeti e uomini di cultura che sono stati il sale del Paese. E come il sale brucia sulle ferite, così le loro vite sono spesso passate attraverso il crogiuolo della sofferenza».



IL DISCORSO DI PAPA FRANCESCO IN SLOVACCHIA

Papa Francesco accenna con decisione la storia recente del Paese vissuto fino agli anni Novanta sotto il giogo della dittatura sovietico-comunista, e ora immersa invece nel capitalismo post-occidentale: «In queste terre, fino ad alcuni decenni fa, un pensiero unico precludeva la libertà; oggi un altro pensiero unico la svuota di senso, riconducendo il progresso al guadagno e i diritti ai soli bisogni individualistici. Oggi, come allora, il sale della fede non è una risposta secondo il mondo, non sta nell’ardore di intraprendere guerre culturali, ma nella semina mite e paziente del Regno di Dio, anzitutto con la testimonianza della carità, dell’amore». Serve ricostruire e per farlo l’esempio dei Santi Patroni d’Europa Cirillo e Metodio sono la testimonianza storica a cui guardare: «È questa la strada: non la lotta per la conquista di spazi e di rilevanza, ma la via indicata dai Santi, la via delle Beatitudini». La pandemia Covid-19, ultimo punto del discorso di Papa Francesco a Bratislava, è la «vera prova del nostro tempo; ci ha insegnato quanto è facile, pur nella stessa situazione, disgregarsi e pensare solo a sé stessi. Ripartiamo invece dal riconoscimento che siamo tutti fragili e bisognosi degli altri. Nessuno può isolarsi, come singoli e come nazioni. Accogliamo questa crisi come un “appello a ripensare i nostri stili di vita”», conclude citando l’enciclica “Fratelli Tutti”. L’invito del Papa è netto: «Non serve recriminare sul passato, occorre rimboccarsi le maniche per costruire insieme il futuro. Vi auguro di farlo con lo sguardo rivolto verso l’alto, come quando guardate ai vostri splendidi monti Tatra. Lì, tra i boschi e le vette che puntano al cielo, Dio sembra più vicino e il creato si rivela come la casa intatta che nei secoli ha ospitato tante generazioni».