In Slovenia è stato congelato l’obbligo del green pass per i dipendenti pubblici. A deciderlo nelle scorse ore, come riferito dall’edizione online del quotidiano Il Piccolo, è stata la Corte costituzionale locale che ha appunto ‘archiviato’, mettendolo in stand by, il passaporto vaccinale per poter recarsi sul luogo di lavoro. Il governo locale aveva deciso di introdurre questa misura visto il bassissimo tasso di vaccinazione nazionale, meno del 50% ha ricevuto le due dosi, di conseguenza, per dare una spinta alle inoculazioni, si era ben pensato di obbligare tutti i lavoratori pubblici a recarsi sul luogo di lavoro dopo aver fatto il vaccino, oppure, con un tampone negativo o una guarigione dal covid non più tardi di sei mesi prima.



Niente da fare, tutto annullato, con la Corte costituzionale che di fatto ha accolto il ricorso presentato negli scorsi giorni da numerose sigle sindacali, ed in particolare quelle rappresentanti l’esercito e la polizia, che si sono mostrate sempre contrarie al passaporto. Bostjan Koritnik, ministro della Pubblica amministrazione, ha commentato quanto accaduto ai microfoni di Rtv Slo, spiegando che il decreto sarebbe rimasto comunque in vigore anche se impugnato presso la Corte costituzionale: “Insisteremo su questo e se la Corte costituzionale sospenderà temporaneamente l’attuazione della decisione del governo cercheremo un altro modo per raggiungere il nostro obiettivo”.



GREEN PASS OBBLIGATORIO SOSPESO IN SLOVENIA: ATTESA DECISIONE DEFINITIVA

In seguito l’Ambasciata d’Italia a Lubiana ha fatto sapere che: “il decreto è stato congelato dalla Corte costituzionale. La situazione rimarrà tale finché i giudici non si pronunceranno in maniera definitiva”.

Nell’ultimo mese migliaia i manifestanti avevano manifestato il proprio dissenso verso la misura messa in atto per diffondere la vaccinazione, come ad esempio quella organizzata recentemente da Resin.ca, un movimento vicino ai no vax, guidato dal consigliere comunale di Lubiana, Kranj. In quell’occasione aveva presenziato anche il padre della 20enne deceduta per emorragia cerebrale dopo aver ricevuto il vaccino Johnson & Johnson.