Le città diventano intelligenti, forse troppo. Gli innovativi sistemi di monitoraggio che stanno adottando alcune città italiane potrebbero diventare un caso. Nascono per essere “torri di controllo” per incrementare efficienza e sicurezza, ma rischiano di trasformarsi in cabine di regia, una sorta di Grande Fratello a cielo aperto. Partiamo da Venezia, che ha adottato la Smart Control Room, una stanza dove arrivano 25 fotogrammi al secondo da centinaia di telecamere, sensori e rilevatori di vario genere che consentono al Comune, alla polizia e ad alcune società pubbliche di verificare cosa succede in città. Dal traffico navale e veicolare, pubblico e privato, ai mezzi pubblici, flussi pedonali, affollamento dei ponti, riempimento dei parcheggi, percorribilità canali e funzionamento del Mose. Oltre a fornire costantemente informazioni su meteo, maree e qualità dell’area, questo sistema serve a studiare, e in alcuni casi a prevedere, alcuni comportamenti di residenti e turisti. Ci sono anche i dati delle celle telefoniche a cui si agganciano i cellulari di residenti, pendolari e turisti.



Quando il sindaco Luigi Brugnano parla dea Smart Control Room come di una «nuova idea di controllo della città» e l’assessore al Turismo Simone Venturini di «un controllo totale», il pensiero passa però anche alla questione tutt’altro che secondaria della privacy, perché si tratta di fatto di una sorveglianza. Marco Bettini, direttore di Venis spa, la società che gestisce la Smart Control Room con Venezia Informatica e Sistemi, ha precisato che i dati sono anonimi. Inoltre, si insiste sul fatto che i dati sono aggregati, essendo quindi anche anonimi, sono legittimi. «A noi qui interessa studiare i fenomeni e monitorare il territorio, non andare a fare operazioni che non sono nemmeno legittime», ha assicurato Bettini.



“NESSUNA GARANZIA SU TRATTAMENTO DATI”

Le perplessità e critiche arrivano anche dall’estero. Il New York Times, ad esempio, aveva descritto i timori dei residenti per il tracciamento eseguito dalla Smart Control Room, definendolo «distopico». Ma critica è anche la newsletter italiana Privacy Chronicles, scritta da un onsulente privacy e co-fondatore di Privacy Network. «Da nessuna parte sono riuscito a trovare informazioni, anche di base, sul trattamento di dati personali; così come non sono riuscito a trovare nessuna informazione in merito alle garanzie per i diritti e libertà delle persone che si trovano ad essere sorvegliate h24 da una centrale operativa di questo genere». Per quanto riguarda la questione dei dati aggregati e anonimi acquisiti dalla Smart Control Room, osserva: «Pur ammettendo, come plausibile, che agli operatori della SCR arrivino soltanto dati aggregati, quei dati sono frutto di un’elaborazione che viene fatta a monte (da TIM e/o altri soggetti) a partire da dati personali e metadati ottenuti grazie a sensori, telecamere e reti telefoniche presenti in città».



“I RISCHI SE I DATI VENGONO INCROCIATI…”

Trattandosi di un monitoraggio e controllo fatto per conto del Comune, in questo caso di Venezia, allora è questo per Privacy Chronicles a dover garantire il rispetto dei diritti e delle libertà dei cittadini, oltre a mitigare i rischi legati al trattamento dei dati della Smart Control Room, come previsto dalla normativa europea. Di fatto, questo tipo di trattamento di dati «rientra anche nelle categorie ad alto rischio individuate dal Garante Privacy nel 2018, per i quali è obbligatorio svolgere una valutazione d’impatto». Nel caso di Venezia, la Smart Control Room è utile per le prenotazioni per accedere alle città. «Che succede quando uniamo prenotazioni riferibili a persone identificate a un sistema di controllo come quello della SCR? Beh, succede che abbiamo tutti i presupposti per far diventare Venezia una gabbia a cielo aperto», avverte Privacy Chronicles. Questo perché il sistema di prenotazione permetterà al Comune di identificare ogni persona in visita a Venezia, mentre la Smart Control Room consentirà di sorvegliarne spostamenti e modalità di soggiorno. Il timore riguarda la possibilità di incrociare i dati a seconda delle necessità, peraltro molto semplice a quel punto.