Gli smart glasses di Facebook potrebbero realmente rivoluzionare la quotidianità futura di ciascuno di noi: occhiali a elevato tasso di tecnologia, come annunciato da Mark Zuckerberg. Le sue parole sono state le seguenti: “Piuttosto che chiamare qualcuno o fare una videochat, schiocchi le dita e vieni teletrasportato, e tu sei seduto lì e loro sono sul loro divano e ti sembra di essere lì insieme”. Come si legge sul quotidiano “Libero”, questo dispositivo potrebbe non soltanto rendere più semplice la nostra realtà, ma divenirne addirittura una parte integrante e fondamentale, alla quale sarebbe impossibile rinunciare.
Come racconta il giornale, “i nuovi occhiali smart firmati da Facebook saranno perfettamente utilizzabili in ogni momento della giornata, grazie a uno stile pratico e leggero. Per questo motivo, potranno essere utilizzati per passeggiare all’interno della città, lavorare o addirittura andare a prendere i figli a scuola. Con un sistema di realtà aumentata e di intelligenza artificiale dinamicamente adattiva, gli occhiali consentiranno di interagire con l’ambiente circostante funzionando come un assistente virtuale per la persona che li indossa”.
SMART GLASSES, GLI OCCHIALI DI FACEBOOK DIVERRANNO IMPRESCINDIBILI?
In concreto, cosa saranno in grado di fare gli smart glasses, gli occhiali di Facebook? Il quotidiano “Libero” racconta che “saranno in grado di suggerire il podcast da ascoltare, di effettuare un ordine al bar secondo i nostri gusti e di guidare gli altri device che solitamente utilizziamo in maniera autonoma e indipendente”, pensionando, di fatto, computer e smartphone, grazie alla possibilità di utilizzare una tastiera virtuale mostrata dalle lenti e di inviare un messaggio, mediante l’utilizzo di un paio di guanti apposito. “L’obiettivo finale – si legge nel post pubblicato su Facebook – è costruire un’interfaccia che si adatti accuratamente a voi e sia capace di soddisfare le vostre esigenze, mostrandosi capace di porre una semplice domanda per chiarire le ambiguità quando non è sicuro, ma questo sistema è lontano anni. Ciò è in parte dovuto al fatto che la tecnologia di rilevamento e i dati egocentrici necessari per addestrare i modelli di inferenza dell’IA semplicemente non esistono. Raccogliendo dati prospettici in prima persona, il nostro progetto Aria lanciato di recente ci avvicinerà di un passo a questo obiettivo”.