La legge di bilancio 2023 ha prorogato lo smart working anche per i primi mesi dell’anno. Questa misura è servita nei primi due anni di pandemia per gestire le attività lavorative dei dipendenti nonostante la presenza del covid si è rivelata una misura molto importante per far sì che si evitasse il contagio tra dipendenti di una stessa azienda, in alcuni casi la misura è riuscita anche a conciliare la dimensione privata con quella lavorativa così da diminuire il costo sociale.



Smart working 2023: chi non ne potrà usufruire

Tuttavia, anche se la pandemia sembrava ormai superata, il governo ha pensato di utilizzare questo strumento ai fini preventivi, soprattutto perché in altre aree del mondo è attualmente presente un’altra ondata di covid dovuta alla presenza e alla prevalenza di alcune varianti.
Quindi il ministro Orazio Schillaci, pur avendo dichiarato che il governo non è per la limitazione delle libertà, ha optato per lo smart working e per le mascherine all’interno di RSA e Ospedali a fini preventivi.



Lo smart working, proprio per la sua importanza strategica per la conciliazione della vita privata con quella lavorativa, utile soprattutto alle donne proprio per questo motivo, è stato riconfermato fino al 31 marzo 2023 ma soltanto per determinate categorie di lavoratori. Lo prevede la manovra varata dal governo e approvata dalle due camere, l’ultima in seduta comune il 29 dicembre 2022. Nello specifico, potranno usufruire dello Smart working tutti quei lavoratori per i quali l’opzione di lavoro da casa è stata dichiarata nei loro accordi individuali. Quindi sono esclusi i genitori dei figli di 14.



Smart working 2023: chi ne potrà usufruire automaticamente

Sono invece inclusi all’interno della proroga anche i lavoratori fragili. Tutti gli altri invece dovranno necessariamente avere con l’azienda o col datore di lavoro accordo individuale, magari anche sottoscritto, che gli consenta dunque di poter usufruire dell’agevolazione Smart working 2023.
Provvedimento infatti stabilisce che il datore di lavoro assicurerà lo svolgimento in modalità agile: “anche attraverso l’adibizione a diversa mansione ricompresa nella medesima categoria o area di inquadramento, come definite dei contratti collettivi vigenti, senza alcuna decurtazione della retribuzione in godimento”.

Quindi, poniamo il caso di un insegnante che, visto l’allentamento delle restrizioni da covid sarebbe costretto a recarsi a scuola ma, a causa della sua condizione, non vuole essere sottoposto ad un rischio maggiore di contrarre il virus e, benché munito di certificato di malattia che attesti la condizione di fragilità, magari anche con un verbale redatto dall’INPS, potrà richiedere alla scuola di operare in Smart working ma non attraverso la DAD, in quel caso il direttore scolastico potrà decidere di commissionarli una mansione amministrativa che è conciliabile con lo smart working 2023. Tuttavia la retribuzione dovrà essere la medesima di un insegnante.

Infatti dalla normativa vigente non è previsto alcun potere sostitutivo da parte degli accordi sindacali.
I datori di lavoro comunque dovranno tenere anche conto del decreto legislativo 105/22 che stabilisce alcune misure a favore di chi ha i figli piccoli. In pratica i datori di lavoro saranno obbligati a tenere conto di dare priorità ai genitori di bambini al di sotto dei 12 anni oppure disabili, ai lavoratori disabili o ai caregiver che si prendono cura di un familiare di poter usufruire dello Smart working.