Nel giro di pochi giorni, milioni di lavoratori si sono trovati a vivere contemporaneamente due nuove esperienze, che prima erano appannaggio solo di una minoranza di persone. Smart working, o meglio lavoro da remoto, ed eLearning sono le due esperienze che in questi giorni stanno sperimentando tante persone con una modalità certamente obbligata, necessaria per continuare il lavoro e il proprio aggiornamento, ma fortemente innovativa, tale da segnare un punto di non ritorno.



Come per tutti i cambiamenti veloci e pervasivi, le esperienze non sono omogenee, perché si va  da vissuti descritti dalle persone come scoperta e sorpresa positiva per la possibilità di lavorare e studiare in modalità più agile e in alcuni casi più produttiva a esperienze di forte disagio perché alle naturali paure del momento si associa la costrizione di dover vivere in ambienti spesso non agevoli e con relazioni familiari forzate.



Questi nuovi vissuti si sovrappongono poi alla necessità dei genitori di vivere, insieme ai figli, l’esperienza, anche questa improvvisa,  della trasformazione della scuola in didattica digitale.
Si è già detto tutto sui vantaggi dello smart working e dell’eLearning, meno sul lungo percorso da fare affinché queste siano esperienze efficaci, utili,  per le persone e le aziende e le istituzioni coinvolte.

Nuova cultura del lavoro e della formazione e  digitalizzazione del Paese sono i primi i grandi bisogni che sono emersi nell’epoca del coronavirus, da mettere come priorità nelle agende di chi lavora per un futuro migliore del nostro paese. Con lo smart working emerge una nuova cultura del lavoro, nuove forme di organizzazione e di leadership, con nuove competenze richieste per i lavoratori e per il management dell’impresa, perché cambiano radicalmente alcune categorie e linguaggi familiari dell’epoca industriale, come la gestione del tempo, il controllo del lavoro, la gestione dei gruppi, degli obiettivi, della delega, ed emergono nuovi valori come il rapporto di lavoro che dovrà sempre più basarsi su relazioni “fiduciarie”, autoresponsabilizzazione delle persone, agilità di comunicazione nelle reti digitali solo per fare alcuni esempi.



Con l’eLearning cambia radicalmente anche il mondo della formazione, sia nelle scuole che nei luoghi di lavoro, cambia il ruolo del docente, cambia il comportamento del discente. I docenti dovranno sempre più diventare esperti del processi di apprendimento nei contesti digitali, l’autorità del docente non si baserà più o soltanto nel suo bagaglio di conoscenza, ma la sua competenza dovrà evolvere per accompagnare gli studenti ad apprendere in autonomia, al saper utilizzare gli ecosistemi digitali dove sono depositate le conoscenze della varie materie, trasformandosi così in learning coach.

La combinazione di smart working ed eLearning rende necessario uno straordinario programma di aggiornamento delle competenze digitali di tutti i lavoratori, dei docenti, di chi opera nelle istituzioni. Ma in questi giorni abbiamo visto come l’infrastruttura digitale del nostro Paese rischia di andare in crisi in alcuni momenti della giornata per il sovraccarico degli accessi e questo tema dovrà essere al centro della fase post-emergenza, perché le infrastrutture digitali dovranno avere la stessa dignità delle infrastrutture fisiche.