Il Green Pass è obbligatorio per i dipendenti statali, che sono tornati a lavorare in sede: la misura non avrà deroghe, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di ricorrere allo smart working. Ad anticiparlo sono stati Renato Brunetta, ministro della Pubblica Amministrazione, e Roberto Speranza, ministro della Salute. La bozza del nuovo decreto, diffusa dal Messaggero, lo conferma.



Dal 15 ottobre entrerà in vigore la misura che rende obbligatorio il possesso del certificato verde per tutti i lavoratori, pubblici e privati. In molti, tra i furbetti no Green Pass, stanno cercando un escamotage per continuare a lavorare senza aderire alla campagna di vaccinazione né sottoporsi al tampone anti-Covid ogni 48 ore. Qualcuno, in particolare, aveva ipotizzato di ricorrere allo smart working, ma ciò non sarà possibile.



Smart Working vietato per statali senza Green Pass. La bozza del decreto

La bozza del nuovo decreto definisce che il Green Pass è obbligatorio per i lavoratori statali, i quali non potranno ricorrere allo smart working. La misura scatterà nel momento in cui, il 15 ottobre, il dipendente mette piede in ufficio. «Non è consentito che il lavoratore permanga nella struttura, anche a fini diversi, o che il medesimo sia adibito a lavoro agile in sostituzione della prestazione non eseguibile in presenza», si legge.

Lo smart working, in tal senso, consisterebbe in un modo per aggirare la legge, che specifica che «non è consentito in alcun modo in quanto elusivo del predetto obbligo, individuare i lavoratori da adibire al lavoro agile sulla base del mancato possesso di tale certificazione». L’obbligo è disposto non solo per i dipendenti, ma anche per i visitatori quali «autorità politiche, componenti delle giunte e delle assemblee delle autonomie locali e regionali». Gli unici ad essere esenti dall’avere il Green Pass sono i comuni cittadini che arrivano nelle sedi predisposte per usufruire dei servizi offerti.