Un nuovo studio smentisce il fatto che gli smartphone provochino seri danni e tumori al cervello. Come si legge sul portale de L’Avvenire, uno studio realizzato in Scandinavia, analizzando i dati degli ultimi 35 anni circa l’incremento dei casi di gliomi (tumori del sistema nervoso centrale), non è emersa alcuna connessione con l’utilizzo dei telefonini e in generale degli smartphone. Nel dettaglio il lavoro è stato coordinato dall’International Agency for Research on Cancer (Iarc) e pubblicato sulla rivista Environment International, e i ricercatori hanno preso in considerazione i registri dei tumori di Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia nel periodo 1979-2016.
Si sono poi in particolare concentrati sulla popolazione maschile che a inizio anni novanta, quando i cellulari si sono diffusi in maniera più capillare, avevano fra i 35 e i 44 anni, appunto i primi ad utilizzare questi dispositivi all’epoca riservati solo a pochi. «Se i campi elettromagnetici a radiofrequenza emessi dai telefoni cellulari causassero gliomi – spiegano i ricercatori attraverso lo studio – il marcato aumento nell’uso dei telefoni cellulari nella popolazione generale negli ultimi decenni si tradurrebbe in un aumento della comparsa di tumori». Nessun legame è invece stato riscontrato fra gliomi e uso dei telefonini.
SMARTPHONE E TUMORI AL CERVELLO, IL NUOVO STUDIO: “ASSENZA DI QUALSIASI IMPATTO”
«Nei Paesi nordici – scrive invece in una nota la Iarc – l’uso dei telefoni cellulari è aumentato notevolmente a metà degli anni novanta, soprattutto tra gli uomini di mezza età. I tassi di incidenza di glioma registrati in questi Paesi hanno seguito tendenze a lungo termine di piccoli e graduali incrementi. Tra il 1979 e il 2016 non sono state osservate modificazioni di questi trend».
Quindi la conclusione: «Questa osservazione è compatibile con l’assenza di qualsiasi impatto misurabile dell’uso del cellulare sul rischio di sviluppare questo tipo di tumore, per le tecnologie utilizzate in passato e ai livelli di esposizione incontrati in quel momento».