Gli orologi e i braccialetti connessi con il nostro corpo, oltre a permetterci di vedere l’ora, registrano i nostri passi, la frequenza cardiaca e ancora monitorano il nostro sonno. Nel loro telaio sono nascoste apparecchiature mediche miniaturizzate: potenti algoritmi convertono queste misurazioni in dati comprensibili, spiega Le Parisien. Prima della commercializzazione, ogni modello viene sottoposto a una serie di test e l’aggiunta di una nuova funzione scientificamente provata richiede l’approvazione delle autorità per ottenere la marcatura medica CE per l’Europa o il via libera della FDA, l’agenzia farmaceutica americana. “La progettazione di una funzionalità medica utilizzando un nuovo sensore richiede dai tre ai ventiquattro mesi prima di essere sottoposta a questo controllo a priori che è drastico” spiega Étienne Trégaro, responsabile del prodotto orologi presso Withings, una delle principali PMI francesi del settore.
Questa industria, spinta da Apple e dal suo Watch, ha l’obiettivo di rendersi credibile agli occhi della comunità scientifica e medica. “Tutto è configurato fin dall’inizio sulla base degli studi e degli standard medici più recenti”, spiega Petri Wiklund, direttore del laboratorio di ricerca sanitaria Huawei a Helsinki. “Effettuiamo misurazioni cardiache che confrontiamo con i risultati di uno strumento medico di riferimento come l’elettrocardiografo di Schiller” aggiunge. Questo lavoro ha portato alla progettazione, da parte della maggior parte dei produttori, di un ECG in miniatura che misura l’attività elettrica del corpo grazie all’azione di diversi elettrodi e algoritmi di rapida interpretazione i dati generati.
Gli smartwatch possono aiutare nella diagnosi di un problema cardiaco
“Molti di questi orologi hanno raggiunto un livello di sviluppo che li rende utili nella diagnosi dei problemi cardiaci e quindi nel garantire il monitoraggio medico di un paziente” spiega Ardalan Sharifzadehgan, cardiologo e ritmologo della clinica di Amboise Paré, parlando degli smartwatch. Precisa però che “c’è sempre bisogno di una verifica umana nel caso, ad esempio, di aritmia perché a volte ci sono falsi positivi o negativi”. La misurazione della saturazione di ossigeno nel sangue ha seguito lo stesso percorso e gli orologi sono stati confrontati con dispositivi come un saturometro. La chiave è l’attivazione efficace di piccoli sensori ottici della frequenza cardiaca e di un sensore fotopletismografico.
Come spiega Le Parisien, per fare ciò l’orologio connesso emette luci LED, generalmente verdi, ad una frequenza precisa, che si rifletterà sui vasi sanguigni. L’emoglobina ossigenata e non ossigenata assorbirà questa luce in modo diverso. Così i sensori rileveranno la quantità di luce assorbita e quindi registreranno l’opacità del sangue: più è rosso, più è ossigenato. Gli algoritmi stimano poi la presenza di ossigeno in percentuale. Per una persona sana il livello deve essere compreso tra il 95 e il 100% a seconda dell’età. Esiste però una netta differenza tra gli orologi certificati come dispositivi medici e i dispositivi entry-level venduti a circa trenta euro. “Integrano componenti meno precisi e meno costosi che non sono passati attraverso fasi di valutazione e calibrazione”, spiega Étienne Trégaro, di Withings. “Chiaramente non hanno il software per perfezionare le misurazioni internamente e lo stesso livello di affidabilità scientifica”, aggiunge Petri Wiklund, di Huawei.