Gianluigi Cimmino, ad di Yamamay, si scaglia contro la posizione di Bonomi e di Confindustria sull’ondata di caldo che sta dilagando in tutta Italia. Cimmino, raggiunto da Il Giornale, parla di “dichiarazioni completamente inopportune e imbarazzanti” di Carlo Bonomi, sottolineando che “viene poi invocata la cassa integrazione da chi dovrebbe rappresentare gli interessi della produzione per tutelare gli interessi dei lavoratori, ma in realtà si va contro i lavoratori” in quanto “si dà la possibilità di accedere a dei benefici ordinari e straordinari, ma lo si fa con uno stipendio ridotto”. E poi affronta il tema dello smartworking.
Cimmino mette le mani avanti: “non voglio essere accusato di negare il cambiamento climatico: certo che esiste. Ma non può essere uno strumento per tornare a delle restrizioni che spesso possono creare disuguaglianze sociali e produttive” e ricorda a Confindustria che “la nostra è un’economia fondata sui consumi: se noi li attacchiamo, attacchiamo tutto il sistema. È un ragionamento semplicissimo, che però viene spesso dimenticato”. Per l’ad di Yamamay dovremmo “essere tutti consapevoli di quello che queste proposte provocherebbero anche sul mercato. Perché se la gente guadagna di meno, spende anche di meno” in quanto con lo smartworking “ci sarebbero interi quartieri morti: con uffici vuoti, ristoranti che lavoreranno con i turisti, centri commerciali deserti. Invitiamo la gente a stare a casa? Bene, così non faranno girare i consumi”. In sintesi, sarebbe un nuovo “lockdown”.
Caldo, rischi per i lavoratori e smartworking, Cimmino: “che immagine diamo all’estero?”
Caldo record e rischi per i lavoratori, secondo Gianluigi Cimmino “certamente dobbiamo difendere le categorie che sono più a disagio in questi giorni, come coloro che svolgono lavori nelle strade: penso – per esempio – a orari e turni diversi, a degli incentivi da dare a quelle aziende che ancora non hanno l’aria condizionata” e in generale “bisognerebbe studiare dei protocolli per tempo, non improvvisare delle iniziative in 48 ore e urlare: ‘State a casa’. È una cosa gravissima”. Dunque lo smartworking non sarebbe la soluzione al caldo.
Cimmino, raggiunto da Il Giornale, in merito alla proposta di combattere il caldo con lo smartworking si domanda: “qualcuno ha pensato all’immagine che diamo all’estero di un Paese che ha solo il caldo? E gli stati che vivono con 55 gradi e programmano dei grandi eventi per puntare tutto sul turismo, che devono fare?”.