Fra lo smog e il Covid c’è correlazione: lo afferma il mondo della scienza, da cui proviene più di uno studio sull’argomento e i cui esiti vanno tutti nella stessa direzione. In tal senso, spicca la lettera dello scorso 28 aprile 2021 sottoscritta da Andrea Pozzer, leader del gruppo di ricerca tedesco sulla chimica atmosferica del “Max-Planck Institut”. In essa, si afferma chiaramente che “in base alle attuali conoscenze scientifiche, che il particolato fine ha un effetto sulla salute umana, sia per brevi che per lunghe esposizioni, e che un’alta presenza del particolato può significativamente aumentare la mortalità dovuta a infezioni da Covid-19”.
Di fatto, si stanno individuando connessioni sempre più solide fra inquinamento e pandemia: in tal senso, il centro “Helmholtz”, altro punto di riferimento in Germania per la comunità scientifica, ha comunicato che è stata rinvenuta “una significativa associazione per la mortalità tra biossido di azoto, Pm2,5 e Sars-Cov-2 per esposizioni agli inquinanti su base annuale. Per esposizioni a breve termine il biossido di azoto è associato all’incidenza di infezioni per SARS-CoV-2 e influenza”.
SMOG AUMENTA MORTALITÀ COVID: I RISULTATI DEGLI STUDI
Come riporta il “Corriere della Sera”, sono stati proprio i ricercatori tedeschi a evidenziare che l’inquinamento dell’aria “può abbassare le difese immunitarie, può portare a uno stato di infiammazione cronica di basso livello e causare patologie croniche come quelle cardiovascolari e il diabete, che sembrano rendere l’organismo più vulnerabile ai virus”. Si è quindi compreso che una prolungata esposizione agli inquinanti nell’aria rende il corpo più debole e vulnerabile ai virus respiratori.
Un verdetto analogo è pervenuto dal Cnr (Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati), che, con il Grenoble institute of technology e la Fondazione “E. Amaldi”, qualche mese fa ha pubblicato una ricerca sul tema: “I risultati ottenuti mostrano una buona correlazione tra insorgenza dei sintomi da Covid-19, inquinamento atmosferico e condizioni climatiche registrati in Lombardia tra febbraio e marzo 2020. Tra i possibili meccanismi riconducibili agli inquinanti chimici atmosferici non si può escludere la sensibilizzazione dell’organismo all’attacco virale per abbassamento delle difese immunitarie”. Da ultimo, l’epidemiologo statunitense Eric Coker e i ricercatori della “Cattolica” di Milano e Brescia hanno stimato che “un incremento di 1 microgrammo per metro cubo di particolato fine è collegato con un aumento del 9% della mortalità da Covid-19”.