Un doppio campanello d’allarme per il governo è suonato ieri dalle parti del Quirinale. Il più forte è squillato nel tardo pomeriggio, quando il presidente Sergio Mattarella ha firmato il decreto Semplificazioni, ma ha accompagnato la firma con una serie di rilievi. Le contestazioni sono contenute in una lunga lettera inviata ai presidenti di Camera e Senato e al presidente del Consiglio. «Ho proceduto alla promulgazione soprattutto in considerazione della rilevanza del provvedimento nella difficile congiuntura economica e sociale», ha sottolineato Mattarella: come dire che in tempi normali avrebbe rimandato il testo alle Camere.



Il Quirinale rileva che «diverse disposizioni» contenute nel decreto, a partire dalle novità per il Codice della strada, sono estranee alle finalità originarie del provvedimento e invita il governo «a vigilare affinché nel corso dell’esame parlamentare dei decreti legge non vengano inserite norme palesemente eterogenee rispetto all’oggetto e alle finalità dei provvedimenti d’urgenza».



Una tirata d’orecchi con i fiocchi. È come se il presidente avesse detto: firmo questo decreto per carità di patria, ma il testo è talmente disastroso che dovrei rimandarlo da dove è venuto. Ma la sgridata è pure peggiore se la lettera ai vertici istituzionali viene letta assieme a un altro testo firmato da Mattarella, pubblicato ieri mattina sulla prima pagina del Corriere della Sera. È un saluto alla manifestazione «Il tempo delle donne», in cui il capo dello Stato traccia al governo una rotta da seguire. Ed è una direzione radicalmente diversa da quella seguita finora.

«Si tratta di discutere e stabilire», vi si legge, «come fare tesoro del tempo dell’emergenza. E soprattutto di avviare una riflessione ampia e libera da preconcetti su questo snodo cruciale: se sia necessario, alla luce del dramma appena vissuto, modificare paradigmi, reimpostare le priorità, anche di spesa e di investimenti, adottare nuovi e più persuasivi modelli e stili, più attenti alla salvaguardia delle persone e alla qualità complessiva della vita. Sapendo che le scelte che prenderemo in questa stagione segneranno profondamente non solo il nostro domani, ma anche quello delle prossime generazioni. È il tempo della responsabilità».



Una riflessione «ampia» e senza pregiudizi per reimpostare le priorità di spesa e di investimenti: Mattarella dice che il governo deve parlare con l’opposizione e operare le grandi scelte sul futuro in modo condiviso. L’accenno alle «prossime generazioni» richiama l’appello fatto da Mario Draghi al Meeting di Rimini. E si parla di responsabilità, un aspetto che il governo Conte mostra di non tenere troppo in considerazione visto come non decide su scuola, rilancio dell’economia, sostegno alle imprese, proposte di riforme.

Due rimproveri in poche ore: non è un bel segnale per Giuseppe Conte. Mattarella è sempre più preoccupato dall’immobilismo dell’esecutivo e dal vuoto che avvolge questa incapacità non solo di decidere, ma addirittura di scrivere provvedimenti determinanti per il futuro del Paese. Il Quirinale sta con il fiato sul collo di Palazzo Chigi. Lo impensierisce la situazione che si creerà il 21 settembre, quando il Parlamento e il governo si troveranno fortemente indeboliti: il primo dal probabile successo del Sì al referendum, il secondo dall’avanzata del centrodestra alle regionali. Una situazione che potrebbe anche sfuggire di mano se Conte si ostinerà ancora a voler agire senza «una riflessione ampia e libera da preconcetti» con l’opposizione.