Ieri Snam ha pubblicato i risultati dei primi nove mesi dell’anno che hanno evidenziato una buona crescita dei ricavi, +3,9% rispetto al 2019, e del reddito operativo, +0,5%, nonostante il contesto sfidante che si è manifestato fin dai primi mesi dell’anno con lo scoppio della pandemia e un lockdown particolarmente duro e lungo terminato solo alla fine della primavera. Il dato più “anomalo” nello scenario attuale e rispetto ai dati che sta comunicando la quasi totalità delle società in questi giorni di trimestrali è quello sugli investimenti. Infatti, in questi mesi la società ha continuato a investire sorpassando le cifre dei primi nove mesi del 2019; gli investimenti sono stati 762 milioni di euro in crescita di oltre il 17% rispetto all’anno scorso. Scorrendo le pubblicazioni dei risultati di molte società quotate si nota invece un netto taglio degli investimenti; è un andamento costante che incontra l’apprezzamento degli investitori interessati alla “performance trimestrale”.



Snam ha speso 30 milioni di sterline per acquisire una partecipazione di minoranza in un uno dei principali produttori globali di elettrolizzatori (ITM Power). La società possiede competenze tecniche nello sviluppo dell’idrogeno verde; in particolare, sviluppa e produce sistemi in grado di usare l’eccesso di energia prodotta, soprattutto da rinnovabili, per produrre idrogeno che poi può essere impiegato sia nei mezzi di trasporto che nell’industria. Il principale difetto delle rinnovabili e la maggiore sfida che il settore si trova ad affrontare è la gestione dei picchi di produzione sia dei parchi solari, sia, soprattutto, dei parchi eolici. Oggi i gestori sono obbligati a mantenere un sistema di back up nel caso per più giorni condizioni meteo sfavorevoli impediscano la produzione di energia. Servono, in altre parole, tecnologie che permettano di coprire il lasso di tempo che intercorre tra i picchi di produzione delle rinnovabili. Questa è la maggiore sfida sulla strada della “rivoluzione verde”.



Gli investimenti hanno riguardato anche società attive nella gestione di impianti di biogas e biometano alimentati con biomasse di origine agricola e nell’efficienza energetica. Sono tecnologie in parte ancora nuove che hanno bisogno di essere ulteriormente sviluppate per migliorare l’efficienza e i costi.

Sia il rating emesso da S&P, BBB+ con il recente miglioramento dell’outlook da negativo a stabile, sia il costo del debito, sceso allo 0,9% rispetto all’1,1% del 2019, consentono al gruppo di poter programmare gli sviluppi futuri portando a termine i progetti in corso.

Il quadro che emerge in uno scenario di contrazione economica e cali generalizzati di investimenti e in cui gli investitori tendono a privilegiare la performance di brevissimo periodo è incoraggiante nella misura in cui si continua a costruire su competenze tecnologiche che rimangono nel sistema Paese.