L’amministratore delegato di Snam Marco Alverà presenta oggi il piano 2021-2025 con visione al 2030, approvato questa mattina dal Consiglio di Amministrazione presieduto da Nicola Bedin.
“Con il nuovo piano al 2025 e la visione al 2030 – ha dichiarato Marco Alverà, amministratore delegato di Snam – proseguiamo e acceleriamo l’evoluzione di Snam. Negli ultimi sei anni abbiamo avviato il repurposing delle nostre infrastrutture, rafforzato lo sviluppo internazionale e lanciato nuove start-up nella transizione energetica. Snam si focalizzerà progressivamente su tre macro aree di attività: trasporto, stoccaggio e nuovi progetti nell’idrogeno e nel biometano. Grazie alle nostre competenze tecniche, al nostro know-how nei gas verdi e alla nostra capacità di realizzare e gestire progetti complessi puntiamo a diventare un’azienda di infrastrutture ‘multi-commodity’. Svolgeremo un ruolo centrale in un decennio decisivo per la transizione energetica, con l’obiettivo di cogliere nuove opportunità di sviluppo in Italia e all’estero, facendo leva sul ruolo abilitante delle infrastrutture per raggiungere un’economia a zero emissioni nette.
In particolare, prevediamo nel medio termine la realizzazione della prima rotta di trasporto di idrogeno da Nord Africa e Sud Italia ai punti di maggiore domanda, dando in prospettiva all’Italia un ruolo di hub per le energie rinnovabili prodotte in Nord Africa e Medio Oriente. Punteremo sempre più sullo stoccaggio e aumenteremo i nostri investimenti nei gas verdi. Ridurremo le emissioni legate alle nostre attività raggiungendo l’obiettivo aziendale del net zero al 2040 ed estenderemo l’impegno di riduzione anche a società partecipate e fornitori con un nuovo target al 2030 sulle emissioni Scope 3. In questo percorso continueremo a garantire ritorni interessanti ai nostri azionisti e a dare centralità ai temi ESG nelle nostre scelte strategiche, in linea con il nostro purpose e a beneficio di tutti gli stakeholder”.
Visione al 2030
Snam ben posizionata per il sistema energetico del futuro
In questi ultimi anni, Snam si è riposizionata per essere tra i protagonisti della grande trasformazione in atto nel settore energetico.
La consolidata capacità di realizzare e gestire progetti nel trasporto e nello stoccaggio di gas naturale, le nuove competenze acquisite sui gas verdi e sui nuovi trend della transizione energetica, una crescente presenza internazionale in aree geografiche rilevanti anche per progetti greenfield integrati e l’ampio numero di partnership con più tipologie di investitori in diversi paesi, combinati in una strategia che pone al centro i fattori ESG, saranno essenziali per contribuire a sviluppare il sistema energetico del futuro, competitivo, sicuro e a zero emissioni nette.
Snam potrà cogliere nuove e importanti opportunità di sviluppo nel corso di tutto il prossimo decisivo decennio, nel quale è prevista una forte accelerazione della transizione energetica per raggiungere gli obiettivi “net zero” con investimenti crescenti, in particolare, nelle infrastrutture per il trasporto e lo stoccaggio di energia, oltre che nei progetti lungo tutta la catena del valore dei gas verdi. Per questa ragione, in aggiunta al piano al 2025, che include investimenti sui quali già oggi c’è garanzia di ritorni, la società ha elaborato una visione più a lungo termine sulla propria evoluzione al 2030.
I nuovi trend della transizione energetica
Il raggiungimento degli obiettivi climatici globali richiederà, nei prossimi 30 anni, significativi investimenti nella decarbonizzazione del settore energetico. Si prevede quindi un nuovo “superciclo” di investimenti pubblici e privati di circa 100-150 trilioni di dollari al 2050 (fonte: Bloomberg New Energy Finance, New Energy Outlook 2021), pari a circa 5 trilioni di dollari l’anno, per l’innovazione dei sistemi energetici lungo tutta la catena del valore.
I principali trend che accompagneranno la corsa al net zero sono:
- crescita delle rinnovabili, principalmente solare ed eolico, per decarbonizzare la produzione di elettricità e al tempo stesso permetterle di salire da circa il 20% a circa il 50% del mix energetico;
- crescita dell’idrogeno tra le 100 e le 200 volte rispetto a oggi per arrivare a una quota del mix energetico compresa tra il 15 e il 35%;
- sviluppo delle tecnologie per la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica.
In particolare, saranno necessari investimenti significativi nelle infrastrutture di trasporto e stoccaggio di gas verdi.
L’idrogeno verde ha importanti prospettive di sviluppo già nel corso di questo decennio grazie a una riduzione dei costi più rapida delle previsioni verso la soglia di competitività dei 2 dollari al kg (o 50 dollari al MWh), raggiungibile entro il 2026 nelle zone più favorevoli, e al forte supporto istituzionale a livello internazionale. A oggi, secondo l’Hydrogen Council, sono stati annunciati su scala globale 500 progetti basati su idrogeno verde equivalenti a oltre 90GW di capacità di elettrolisi e a 150 miliardi di dollari di investimenti. Il trasporto dell’idrogeno su lunga distanza attraverso il collegamento dei punti di produzione e consumo, tramite il “repurposing” delle infrastrutture esistenti come quella di Snam, sarà fondamentale, poiché questo modello di sviluppo centralizzato è il più efficiente (2-4 dollari al kg entro il 2030 rispetto ai 4-10 dollari al kg del modello decentralizzato basato su produzioni locali, secondo le stime di Snam sull’Italia).
Lo stoccaggio di gas sarà essenziale per garantire la sicurezza energetica e ridurre la volatilità di prezzi vista la crescente penetrazione di energia rinnovabile non programmabile. Gli stoccaggi sotterranei come quelli gestiti da Snam, che è tra i leader europei con volumi movimentati di circa 20 miliardi di metri cubi, sono la soluzione tecnologica più efficiente dal punto di vista dei costi. In prospettiva, l’idrogeno decarbonizzato sarà la modalità più efficace per lo stoccaggio di energia stagionale, in caverne saline e giacimenti depletati. Il costo di sviluppo di 10 TWh di stoccaggio di idrogeno in giacimenti depletati, nell’ordine di circa 1 miliardo di euro, è di circa 1.000 volte inferiore rispetto all’alternativa delle batterie.
Fino a 23 miliardi di euro di opportunità di investimento in reti, stoccaggio di energia e progetti green nel periodo 2021-2030
In questo contesto, nel corso dei prossimi dieci anni Snam svilupperà progressivamente tre aree di attività:
- Reti di energia: evoluzione verso una infrastruttura “multi-commodity” in grado di trasportare, oltre al gas naturale nella fase di transizione, anche biometano, idrogeno e, dove necessario, anidride carbonica. Sarà sviluppata progressivamente una rete dedicata all’idrogeno convertendo i gasdotti esistenti;
- Stoccaggio: evoluzione verso un’azienda di stoccaggio “multi-commodity” (gas naturale, biometano, idrogeno, anidride carbonica) e che a tendere consenta anche soluzioni di sector coupling, ad esempio attraverso batterie;
- Progetti green: evoluzione da progetti pilota a progetti scalabili verso lo sviluppo di progetti integrati nei gas verdi (biometano e idrogeno) lungo tutta la catena del valore per favorire lo sviluppo del mercato e contribuire alla decarbonizzazione. Proseguirà l’evoluzione della piattaforma esistente verso progetti più grandi di idrogeno, biometano e cattura dell’anidride carbonica in Italia e all’estero.
In queste tre aree, Snam ha identificato su base ponderata opportunità di investimento di tipo regolato o contrattualizzato fino a 23 miliardi di euro entro il 2030 così ripartiti:
- Reti di energia: fino a 15 miliardi di euro, di cui 12 nel trasporto di gas naturale e biometano (il 70% per sostituzioni con standard H2 ready su 3.000 km di rete e manutenzioni, la rimanente parte per la conversione di sei centrali di compressione dual-fuel, il supporto alla nuova domanda come il progetto in Sardegna e i nuovi allacciamenti e le iniziative per la riduzione delle emissioni e la digitalizzazione) e 3 nel trasporto di idrogeno.
Quest’ultimo investimento riguarderà il “repurposing” di 2.700 km di rete da Mazara del Vallo a Passo Gries e Tarvisio per il trasporto di idrogeno dall’Italia verso le aree del Nord Europa a maggiore domanda, valorizzando il lavoro di test e verifica sull’infrastruttura effettuato negli ultimi anni. È il primo passo per consentire l’export verso il Nord Europa, in particolare in Germania. Tale conversione avverrà attraverso attività di repurposing di infrastrutture esistenti e realizzazioni di nuove linee. Snam, inoltre, ha annunciato nei giorni scorsi un accordo con Eni per l’acquisizione del 49,9% delle quote detenute dall’Eni nelle due società (TTPC e TMPC) che gestiscono i gasdotti che collegano l’Algeria all’Italia tramite la Tunisia e il Mediterraneo. Questa operazione, soggetta alle approvazioni delle autorità competenti, ha una valenza strategica per la sicurezza degli approvvigionamenti e per la realizzazione di una tratta a idrogeno che colleghi il Nord Africa con l’Italia.
- Stoccaggio: fino a 5 miliardi di euro, di cui 3 miliardi nello stoccaggio di gas naturale e biometano (consolidamento delle attività esistenti, sviluppo di investimenti H2 ready, conversione di sei centrali di compressione dual-fuel) e 2 miliardi in nuovo stoccaggio di energia (inclusi idrogeno, anidride carbonica, gas naturale e biometano). Tra questi progetti è incluso un accordo appena firmato per l’acquisizione di una quota di minoranza nel capitale di dCarbonX, società attiva nelle geoenergie, volto a sviluppare soluzioni di stoccaggio di idrogeno e anidride carbonica in Irlanda e nel Regno Unito. La partnership, che prevede per Snam un percorso che porti all’aumento della propria quota, avrà come primo obiettivo lo sviluppo di tre iniziative di stoccaggio di idrogeno offshore che dCarbonX sta portando avanti in Irlanda insieme alla principale utility integrata ESB. Snam ha inoltre firmato un MoU con Téréga per cooperare in iniziative di cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica in Francia. A tal proposito, le società hanno già individuato un progetto (Pycasso) finalizzato a decarbonizzare le industrie del sud della Francia e il nord della Spagna tramite la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica e il repurposing degli stoccaggi depletati.
- Nuovi progetti green: fino a 3 miliardi di euro facendo leva sulle piattaforme esistenti per sviluppare iniziative di scala nell’idrogeno, anche in funzione di bandi e opportunità di finanziamento come PNRR e IPCEI, e nel biometano (sviluppo del portafoglio esistente di impianti di biometano per un totale di potenziali 150MW di capacità).
Si prevede che queste opportunità di investimento possano generare ritorni regolati (reti di energia e stoccaggio gas) o “low double/high-single digit” con un modello contrattualizzato (stoccaggio di energia e progetti green). Snam stima una crescita media annua (CAGR) dell’EBITDA tra il 6 e l’8% dal 2022 al 2030.
Piano 2021-2025
Investimenti per 8,1 miliardi di euro per le infrastrutture “H2 ready” e i progetti green
Snam prevede investimenti per 8,1 miliardi di euro nell’arco di piano, con un incremento complessivo di circa 700 milioni rispetto ai 7,4 miliardi di euro del piano 2020-2024. Il piano prevede la manutenzione, l’ammodernamento e lo sviluppo della propria infrastruttura, investimenti per il net zero e l’accelerazione della transizione energetica. Gli investimenti allineati alla tassonomia europea sono pari al 47% del totale (in aumento rispetto al 40% del precedente piano). Le attività regolate sono sostanzialmente coerenti con il piano precedente anche se con un diverso mix.
Gli investimenti nelle reti di energia in Italia ammontano a 5,6 miliardi di euro (5,8 miliardi nel precedente piano). Prosegue il programma delle sostituzioni per l’ammodernamento della rete, anche in ottica “H2 ready”, con oltre 1.300 km. Sono, inoltre, previsti investimenti per raggiungere l’obiettivo net zero, incluso l’avvio della conversione delle prime tre centrali di compressione in dual fuel, l’avvio della realizzazione della pipeline virtuale per la Sardegna e dei primi tratti di rete, oltre ai consueti interventi di manutenzione. Il piano di investimenti prevede anche nuovi allacciamenti legati alla transizione energetica.
Gli investimenti nello stoccaggio di energia ammontano a 1,2 miliardi di euro, in aumento significativo rispetto a 900 milioni del precedente piano, grazie alla conversione di tre centrali di compressione in dual fuel (in coerenza con gli obiettivi di riduzione di emissioni), la realizzazione e ammodernamento di pozzi per lo stoccaggio di gas, la sostituzione e adeguamento di alcuni componenti e le attività di manutenzione. Tali investimenti consentiranno di gestire il bisogno crescente di flessibilità conseguente alla volatilità dei mercati energetici, che aumenterà con lo sviluppo continuo delle rinnovabili. Inoltre abilitano la prospettiva di stoccaggio di idrogeno.
Relativamente agli investimenti per l’adattamento dell’infrastruttura in ottica “H2 ready”, a oggi la quasi totalità dei metanodotti di Snam è in grado di trasportare fino al 100% di idrogeno in base alla normativa ASME B31.12. Circa il 70% dei metanodotti può trasportare idrogeno puro con nessuna o limitate riduzioni rispetto alla massima pressione di esercizio, mentre circa il 30% necessita di riduzioni più significative. Tali limitazioni potranno essere superate con le future evoluzioni della normativa tecnica di riferimento. Sono in corso la certificazione della rete da parte di RINA e collaborazioni con istituzioni e università per stabilire nuovi standard tecnici per il trasporto dell’idrogeno nelle condotte.
Nello stoccaggio, sono particolarmente incoraggianti i risultati dei test condotti con università e centri di ricerca sulla possibilità di stoccare idrogeno in miscela con gas naturale fino a percentuali significative, fino anche al 100%, senza osservare modifiche o alterazioni. In particolare, è in corso un test con un reattore con una miscela di gas e idrogeno al 50% (che sarà aumentata al 100% nel 2022) alle stesse condizioni di pressione e temperatura di un bacino di stoccaggio. Sono inoltre previste analisi sul campo con un primo progetto pilota su un sito Snam per validare i risultati dei test nel lungo periodo.
Negli ultimi anni Snam ha creato un’ampia e diversificata piattaforma di attività (efficienza energetica, produzione e infrastrutture di biometano, mobilità sostenibile, idrogeno lungo tutta la catena del valore) per offrire soluzioni integrate lungo la filiera dei gas verdi.
Per il periodo 2021-2025 gli investimenti di Snam nelle attività per la transizione energetica ammonteranno a circa 1,3 miliardi di euro (al netto di circa 200 milioni di euro di possibili grant, di cui 100 milioni di euro nell’idrogeno e 100 milioni di euro nel biometano), in crescita rispetto ai 700 milioni che il precedente piano aveva destinato a queste attività. Si prevede che i nuovi business possano contribuire all’EBITDA annuo del Gruppo per 150 milioni di euro nel 2025, con progetti che a regime genereranno circa 180 milioni di EBITDA.
Biometano. Negli ultimi anni Snam ha creato una piattaforma leader nell’economia circolare e nelle infrastrutture di produzione del biometano (da rifiuti organici, scarti agricoli, agro-industriali ed effluenti zootecnici) per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. Nell’arco di piano è prevista la realizzazione di impianti per una capacità installata di circa 120 MW, quasi il doppio rispetto al precedente piano, facendo leva anche sulle opportunità offerte dal PNRR. Il pieno contributo ai risultati di tali investimenti è previsto negli anni successivi al 2025. Rispetto al piano precedente si prevede un ramp up più lento come conseguenza di una serie di fattori: tra questi il ritardo nelle autorizzazioni a causa del periodo di pandemia e l’attesa del nuovo decreto biometano notificato alla Commissione europea.
Nel settore della mobilità a biometano e gas naturale per veicoli pesanti e leggeri, nell’orizzonte del piano saranno completati lo sviluppo delle stazioni L/CNG e BioL/CNG e i progetti infrastrutturali per la fornitura di LNG alla rete distributiva. Sono previsti investimenti per 850 milioni di euro al 2025 (al netto di 100 milioni di euro di possibili grant), 100 milioni dei quali in infrastrutture per la mobilità sostenibile.
Efficienza energetica. In soli tre anni Snam è diventata uno dei principali operatori italiani nei servizi di efficienza energetica per il residenziale, l’industria e la pubblica amministrazione. Renovit (controllata al 60% da Snam), attiva nel settore, intende proseguire il proprio percorso di crescita in modo organico e tramite acquisizioni. In Renovit nel corso dell’anno è entrata con una quota del 30% CDP Equity per contribuire allo sviluppo nella pubblica amministrazione e alla successiva evoluzione della società. Renovit dispone di una solida pipeline commerciale ed è pronta a cogliere le ulteriori opportunità derivanti dai programmi nazionali di stimolo al settore. Sono previsti investimenti per 200 milioni di euro al 2025, supportati da una buona visibilità sui flussi di cassa nel lungo termine.
Idrogeno. Nel corso degli ultimi due anni, Snam ha costituito una Business Unit dedicata all’idrogeno, con l’obiettivo di essere all’avanguardia in un settore con grandi prospettive. Le aree nelle quali si concentreranno gli investimenti del piano sono la mobilità, in collaborazione con Snam4Mobility (treni, stazioni di rifornimento per veicoli leggeri e pesanti, aeroporti), i settori industriali (termico, feedstock, celle a combustibile) e iniziative di ricerca e sviluppo e venture capital. Nel piano sono inclusi progetti per i quali Snam ha presentato richieste di finanziamento nell’ambito dei bandi esistenti (IPCEI, Innovation Fund, Horizon 2020).
Nelle attività della Business Unit idrogeno sono previsti investimenti per circa 250 milioni di euro (al netto di 100 milioni di euro di possibili grant) al 2025 concentrati prevalentemente a partire dal 2024.
L’investimento in De Nora
Nel corso dell’ultimo anno, coerentemente con il proprio posizionamento lungo l’intera catena del valore delle tecnologie per il net zero, Snam ha investito in De Nora, leader globale nelle tecnologie sostenibili, con significative potenzialità di crescita sia nei componenti per la produzione di idrogeno verde sia nel trattamento delle acque. La società continua a generare risultati in crescita e migliori delle aspettative ed è posizionata in modo ideale per diventare un operatore di riferimento nel settore dell’idrogeno grazie alle proprie competenze e facendo leva anche sulla partnership con TKUCE, joint venture con ThyssenKrupp, della quale detiene il 34% e per la quale ha diritto di nomina del Chief Technology Officer.
De Nora prevede di chiudere il 2021 con oltre 600 milioni di euro di ricavi, in crescita del 20% circa rispetto al 2020 e sta sviluppando una promettente pipeline di iniziative idrogeno. La collaborazione con De Nora permette a Snam di accrescere ulteriormente la propria capacità di sviluppare nuovi progetti a livello internazionale. Snam, inoltre, supporterà De Nora nella realizzazione di una Gigafactory italiana di elettrolizzatori per la produzione di idrogeno verde, per la quale è stata presentata richiesta nell’ambito del programma IPCEI. Sia De Nora che la partnership con TKUCE hanno oggi una capacità installata per produrre elettrolizzatori di 1 GW ciascuno.
L’investimento di Snam in De Nora è di circa 450 milioni di euro (incluso il valore attribuito alla quota nella JV con TKUCE) per una quota di circa il 35,6%, con l’obiettivo di supportare la società nella futura fase di crescita, che potrebbe prevedere una IPO nel corso del 2022, compatibilmente con le condizioni di mercato.
Consociate internazionali e strategie di allocazione del capitale
Snam ha ulteriormente rafforzato la propria posizione di leader nelle infrastrutture energetiche a livello internazionale nel corso degli ultimi sei anni, con un portafoglio di attività diversificato e una storia consolidata di partnership in diversi paesi con operatori industriali e finanziari.
Per quanto riguarda le partecipate internazionali attuali (quindi escluse TTPC/TMPC), il cash return medio annuale sull’investimento iniziale dall’acquisizione al 2025 è atteso pari a circa il 10% per gli asset operativi. Circa i 2/3 del capitale investito sarà ripagato entro il 2025.
La strategia di investimento dell’azienda sarà coerente con gli attuali criteri (mantenimento delle metriche di rating e ritorni risk adjusted almeno in linea con quelli dell’attività regolata in Italia) e con il proprio posizionamento sui temi ESG, abilitando opportunità industriali su base contrattualizzata (senza esporsi al rischio commodity) o regolata.
Target di piano al 2025
Nel periodo 2021-2025, Snam prevede di raggiungere una crescita sostenibile dei principali indicatori. Tale crescita è destinata ad accelerare ulteriormente al 2030 grazie al contributo dei nuovi investimenti.
La guidance sull’utile netto del 2022 è di un risultato sostanzialmente in linea con quello 2021 a parità di WACC. Il piano ipotizza un impatto sull’utile netto 2022 dalla revisione del WACC di circa 85 milioni di euro e sull’EBITDA di 120 milioni di euro.
Il livello atteso di indebitamento finanziario netto a fine 2022 è pari a circa 14,8 miliardi di euro, tenuto conto degli investimenti previsti nell’anno di 1,5 miliardi di euro, dell’assorbimento di circolante di 0,3 miliardi, di esborso per l’acquisizione di TTPC/TMPC di 0,4 miliardi e di 0,6 miliardi di contributo positivo derivante dall’ottimizzazione della struttura di capitale di una partecipazione e della conversione di un bond convertibile.
La RAB tariffaria raggiungerà 21,4 miliardi di euro nel 2022.
Rispetto al periodo di piano si prevede una crescita media annua (CAGR):
- di oltre il 2,5% della RAB 2021-2025 (oltre il 3,5% tra il 2025 e il 2030 con ulteriori opportunità di upside derivanti dallo sviluppo di una infrastruttura a idrogeno);
- del 3% dell’utile netto 2022-2025;
- del 4,5% dell’EBITDA 2022-2025;
- del 5% del dividendo per azione fino al 2022, con ulteriore 2,5% di crescita minima nel periodo 2022-2025.
Snam prevede che per l’esercizio 2021 possa essere distribuito nel 2022 un dividendo complessivo pari a 0,2620 euro per azione (di cui il 40% a titolo di acconto con pagamento a gennaio 2022 come deliberato dal Consiglio di Amministrazione dello scorso 3 novembre, mentre il restante 60% a saldo con pagamento a giugno, da sottoporre all’Assemblea degli Azionisti che approverà il bilancio di esercizio 2021).
Ottimizzazione della struttura di debito e focus sulla finanza sostenibile
L’attività di ottimizzazione della struttura finanziaria condotta negli ultimi sei anni ha portato a una riduzione del costo medio del debito lordo dal 2,4% del 2016 a un valore medio attuale al di sotto dell’1% e atteso pari a circa l’1,1% in media lungo l’orizzonte di piano, per effetto delle azioni compiute per cristallizzare il più possibile le attuali favorevoli condizioni di mercato e il contesto favorevole dello scenario di tassi e credit spread. Possibili ulteriori risparmi potrebbero derivare da ottimizzazioni di tesoreria, nonché ulteriori diversificazioni di fonti e aumento di strumenti di finanza sostenibile.
Nell’arco di piano Snam prevede:
- di mantenere ratio di credito, sia di flusso (FFO/Net Debt) sia di stock (Net Debt/Fixed Asset incluse le consociate) coerenti con il merito di credito attuale (Baa2 per Moody’s, BBB+ per S&P e BBB+ per Fitch);
- il mantenimento di un mix tra debito fisso e variabile di 3/4, coerente con il piano precedente;
- 3,2 miliardi di euro di linee di credito sindacate, non utilizzate al 30 settembre 2021, e in scadenza tra il 2025 e il 2026 a seguito dell’estensione di un anno ottenuta a novembre 2021.
In aggiunta, con l’obiettivo di allineare la strategia di finanziamento con i propri target di sostenibilità e di ampliare la base di investitori, Snam:
- ha l’ambizione di accrescere il peso della finanza sostenibile dall’attuale 60% (pari a circa 11 miliardi di euro), raggiunto con tre anni di anticipo rispetto ai target, a oltre l’80% del funding disponibile in arco di piano, grazie in particolare all’emissione di nuovi Sustainable Bond;
- si impegna a garantire che tutte le future emissioni saranno legate a obiettivi ESG;
- ha emesso fino a oggi quattro Transition Bond e un Climate Action Bond per complessivi 2,85 miliardi di euro, contribuendo a fissare le regole per l’emissione di prestiti obbligazionari volti al finanziamento di investimenti nell’ambito della sostenibilità ambientale;
- ha pubblicato il nuovo Sustainable Finance Framework, verificato dal Second Party Opinion Provider ISS ESG, nell’ambito del quale la società potrà emettere sia strumenti per finanziare progetti specifici allineati agli Atti Delegati della Tassonomia emanati dalla Commissione Europea (Taxonomy-aligned Use of Proceeds), sia strumenti per finanziare la generale attività societaria, associati a degli opportuni indicatori di sostenibilità (KPI) per l’emissione di cosiddetti Sustainability-Linked bonds;
- ha mantenuto a maggio 2021 la riduzione del margine del proprio Sustainable Loan da 3,2 miliardi di euro, già ottenuta nei due anni precedenti a seguito del raggiungimento degli obiettivi legati a parametri di sostenibilità sociale e ambientale;
- nel 2020 ha rinnovato il proprio programma di Euro Commercial Paper, pari a 2,5 miliardi di euro, legandolo a obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale in linea con il Sustainable Loan e ottenendo per lo strumento un rating ESG pari a EE assegnato dalla società di ESG rating Standard Ethics. Il programma è ad oggi utilizzato per l’ammontare massimo di 2,5 miliardi di euro attraverso l’emissione di Commercial Paper in formato ESG. In data 29 novembre Standard Ethics ha confermato il rating EE del Programma, con la possibilità di un upgrade a EE+ nei successivi dodici mesi a seguito di una analoga azione sul rating corporate di Snam (attualmente EE- con outlook positivo).
Definizione di un target anche sulle emissioni Scope 3 e impegno crescente in altri ambiti ESG
Dopo essersi impegnata, tra i primi nel proprio settore, a raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette di gas a effetto serra (emissioni Scope 1 e Scope 2) al 2040, Snam si è data dei target al 2030 sulle emissioni indirette Scope 3 (emissioni al di fuori del diretto controllo dell’azienda, per Snam riconducibili principalmente a fornitori e partecipate). A seguito di una serie di progetti e iniziative di collaborazione sviluppati negli ultimi anni, Snam si impegna a ridurre del 46% le emissioni relative alle partecipate (e altre categorie molto più piccole come emissioni legate alla produzione e trasmissione di carburanti ed energia, viaggi di lavoro e spostamenti casa-lavoro dei dipendenti) e del 55% le emissioni (in termini di intensità economica) derivanti dalla propria supply chain entro il 2030 rispetto ai valori del 2019. Con questi obiettivi, Snam diventa la prima azienda di infrastrutture energetiche all’interno dell’Unione europea a stabilire dei target di riduzione delle emissioni Scope 3 relativi anche ai propri fornitori. Gli obiettivi di riduzione delle emissioni di Snam sono in linea con il target di contenimento del riscaldamento globale entro 1,5° C.
Snam ha inoltre innalzato dal 45% al 55% al 2025 (su base anno 2015) il target di riduzione delle emissioni di metano, più ambizioso rispetto a quello (-45%) degli obiettivi UNEP (UN Environment Programme).
Anche gli altri fattori ESG sono sempre più integrati nelle strategie e nella gestione dell’azienda. A tal proposito, Snam ha aggiornato al 2050 la propria “ESG scorecard” su 14 aree, scegliendo indicatori quantitativi per fornire agli stakeholder una visione olistica dell’impegno e della crescente sensibilità in ambito ESG, consentendo loro di monitorarne i risultati. La nuova area aggiunta alla scorecard è quella della finanza sostenibile, per la quale l’azienda si impegna ad aumentare il peso sul totale del funding al 65% nel 2022 e a oltre l’80% nel 2025. Sono inoltre previsti ulteriori sforzi su tutte le aree al 2025. In tema ambientale, ad esempio, è previsto un aumento da 24 mila a 73 mila tonnellate di CO₂ risparmiate da attività di efficienza energetica. In ambito sociale, è previsto un focus potenziato su dipendenti, supply chain, sicurezza e comunità: ad esempio, attraverso l’aumento della percentuale di donne in posizioni executive e middle management dal 25% del 2022 al 27% del 2025, e un aumento del coinvolgimento delle imprese locali nei progetti (dal 40% dei costi di procurement del 2022 al 50% del 2025). In ambito governance, è confermato che nel 2025 almeno il 40% dell’attività del Consiglio di Amministrazione sarà dedicato a tematiche ESG e sul 100% delle terze controparti saranno svolte due diligence reputazionali. I fattori ESG rappresentano il 20% della componente variabile della remunerazione del management nel breve e nel lungo periodo.