Fra i tanti sintomi dell’infezione dal covid soprattutto durante la prima ondata, la mancanza di gusto e olfatto, le cosiddette anosmia e ageusia. Un problema che spesso e volentieri gli infettati hanno accusato anche per diverse settimane se non mesi dopo essersi negativizzati e di conseguenza sono molti i medici e i ricercatori che hanno cercato di studiare e analizzare il fenomeno.



Tra questi anche Arianna Di Stadio, docente di Neuroscienze all’università di Perugia e ricercatore onorario per il Dipartimento Neuroscienze Quenn Square Neurology Ucl di Londra, che ha avviato uno studio lo scorso novembre, pubblicato sulla rivista scientifica ‘European Review for Medical and Pharmacological Sciences’, e che si basa, come riferisce l’Adnkronos, su una sorta di “terapia nasale”, lo sniff-test, e sulla somministrazione di un alimento a base di PeaLut, che agisce sulle alterazioni del sistema nervoso centrale. Da quanto emerso, nel giro di pochi mesi tramite degli speciali esercizi, coloro che si sono sottoposti a questa cura sperimentale hanno ripreso totalmente le funzioni dell’olfatto e del gusto



“SNIFFARE FONTINA PER RITROVARE GUSTO E OLFATTO”. PRIMA SI AGISCE MEGLIO E’

“Lo studio – racconta Di Stadio – parte dall’ipotesi, confermata dal nostro lavoro e da diversi studi scientifici, che la causa della perdita dell’olfatto interessi il sistema nervoso centrale. Il virus determina neuroinfiammazione a livello encefalico, oltre che dei nervi cranici con ripercussioni totali o parziali sull’olfatto e con il rischio che, una volta atrofizzata la struttura, l’anosmia diventi irrecuperabile. Per questo è importante intervenire”. Ebbene, i pazienti trattai con PeaLut “un ultramicrocomposito anti-neurofiammatorio e insieme antiossidante”, sono risultati essere in grado di recuperare le proprie funzioni olfattive e gustative al 100%.



La ricercatrice spiega quindi nel dettaglio come funziona lo sniff test: “I pazienti devono sniffare coppie di odori abbinati in modo particolare, come ad esempio agrumi e pesca, caffè e cioccolato o fontina e parmigiano per pochi secondi 3-4 volte al giorno in diversi momenti della giornata. Abbiamo scelto odori tipici della nostra terra perché la memoria ha un impatto importante in fase di riabilitazione”. E i risultati sono stati sorprendenti: coloro che avevano un grado di anosmia moderato recuperavano l’olfatto in 30 giorni, mentre i pazienti gravi sono tornati ad una quasi normalità nel giro di 3/6 mesi. “Il trattamento precoce del problema olfattivo – conclude la dottoressa – è utile per facilitare il recupero e per evitare una degenerazione della funzionalità con il trascorrere dei mesi”.