Una città spettrale, per la maggior parte distrutta, nella quale si scava incessantemente sperando di trovare ancora qualcuno vivo sotto le macerie. Anche Antiochia non fugge al destino delle altre città interessate dal terremoto tra Turchia e Siria. Proprio lì la Protezione civile italiana è in missione per aiutare nelle ricerche.
“Oggi è finito l’allestimento del campo base da parte dei vigili del fuoco, della Protezione civile, coadiuvati dal personale sanitario dei reparti maxi-emergenza delle regioni Toscana e Lazio – dice Juri Pittaluga, dell’ufficio stampa del dipartimento della Protezione civile –. È un primo step fondamentale per tutte quelle attività di search and rescue che hanno una finestra di 72 ore, entro le quali c’è la speranza di trovare ancora persone in buone condizioni”.
I miracoli ci sono sempre, ma nello standard è questo il lasso di tempo entro il quale si possono ritrovare ed estrarre persone dalle macerie permettendo loro di continuare a vivere. La missione, comunque, si occuperà anche di altro.
Il primo obiettivo della missione, quindi, è questo: scavare, individuare là dove possibile e recuperare eventuali superstiti rimasti sotto le macerie?
Il modulo della missione è composto da circa 60 vigili del fuoco specialisti in urban search and rescue. Vengono da Pisa, dalla Lombardia, un po’ da tutta Italia. Sono moduli di pronta partenza che magari fanno originariamente parte di squadre diverse, però poi confluiscono in questo caso su Pisa perché l’areo, un C130 dell’aeronautica, partiva da lì.
Hanno già cominciato a fare il loro lavoro?
Hanno cominciato l’altra notte. Adesso si sono concentrati su due aeree, corrispondenti a due palazzi che sono crollati ad Antiochia. Stanno lavorando anche con l’aiuto di quattro cani, cercando di individuare persone rimaste in vita sotto le macerie. Non sono gli unici che operano: tutto nasce da una richiesta del meccanismo di protezione civile europeo, che chiede la disponibilità ai Paesi membri, i quali forniscono un apporto in base alle loro specificità. L’Italia ha inviato un gruppo di search and rescue.
Ma oltre alla ricerca delle persone ancora in vita ci sono altri obiettivi?
Nei prossimi giorni si sta studiando la possibilità di fare arrivare anche un ospedale da campo. Si vuole rispondere anche ad altre tipologie di richieste. Fondamentalmente ci sono tre fasi: ricerca delle persone, stabilizzazione medica e poi assistenza alla popolazione.
Materialmente com’è la città nella zona dove siete voi?
Siamo arrivati l’altra notte con dieci vigili del fuoco e abbiamo visto una città almeno in gran parte distrutta. E stiamo parlando di una città di circa 300mila abitanti. Ci sono file di palazzi di sette piani crollati a livello strada, ridotti all’altezza di una villetta.
Le case danneggiate e rimaste in piedi quante sono?
Poche. Noi non abbiamo il quadro precisissimo della situazione però percorrendo le vie principali quello è. Le case più basse, come dappertutto, se crollano fanno meno vittime oppure non crollano. I palazzi più alti con 40 o 50 appartamenti sono crollati e basta.
Sono già stati organizzati rifugi di emergenza?
Noi siamo leggermente fuori dalla città con il campo base, in uno spazio antistante allo stadio e dall’altra parte stanno allestendo un campo per l’assistenza alla popolazione. Vediamo un via vai di camion pieni coperte e di cibo, nulla di così organizzato come possiamo immaginare noi, però c’è.
Qualche aiuto ha già cominciato ad arrivare ma niente di particolarmente organizzato?
Dobbiamo tenere conto che stiamo parlando di una provincia lontana da quello che è il centro della nazione. Antiochia non è piccola, tuttavia è molto ai confini, anche le strade hanno subito molti danni. C’è pure un problema di accesso e di congestione della città.
Materialmente le operazioni di ricerca come avvengono, quali strumenti usate?
Ci sono strumenti tecnici che rilevano i suoni o il calore e molto del lavoro è lasciato ai cani. Ci si basa soprattutto su quelle che sono le indicazioni delle persone, che segnalano delle voci o dei rumori. È difficile che una persona con una famiglia o con un parente rimasto sotto si allontani troppo dal luogo. E può dare indicazioni su come è caduta la casa: già sapere come era prima un edificio è importante. Perché molte case si sono attorcigliate e sono cadute in direzione opposta rispetto a quello che poteva sembrare dalla costruzione. Può essere importante sapere se qualcuno ha parlato o ha tentato di parlare con altri fino a mezzora prima.
(Paolo Rossetti)
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