La società digitale è ormai una nostra compagna di viaggio. Sempre più invadente, anche se incredibilmente utile. Mentre leggete questo articolo siete on line, probabilmente su di uno smartphone dove potrebbe arrivare una telefonata, un messaggio, un invito. Lo stesso smartphone che utilizzate per pagare con una carta di credito virtuale (ma con soldi reali), per controllare il traffico, per partecipare a qualche interessante conversazione.
La vita quotidiana è talmente intrecciata con la dimensione digitale che dalla fusione di on line e off line è stato coniato dal filosofo Luciano Floridi il neologismo “onlife” per indicare uno scenario in cui il digitale affianca costantemente la nostra vita quotidiana. E sempre più spesso cadono le barriere tra il mondo virtuale e quello reale.
Ma siamo solo all’inizio. I social network, per esempio, che sembravano la nuova frontiera della partecipazione, stanno progressivamente perdendo impatto ed è significativo che il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, abbia cambiato nome alla sua società e l’abbia ribattezzata “Meta” per avviarsi lungo la strada del Metaverso, la nuova dimensione in cui virtuale e reale sono inestricabilmente intrecciati.
Ci avviamo verso una terra sconosciuta dove saranno duramente messi alla prova i caratteri che possono mantenere al centro la persona e cioè la competenza, la responsabilità, la capacità creativa, lo spirito di iniziativa. Le nuove forme del potere digitale e la necessità di prendere coscienza dei cambiamenti sono il cuore del libro “Immuni alla verità” di Nicoletta F. Prandi (Ed. Guerini e associati, pagg. 160, € 18). Specializzata nella divulgazione scientifica l’autrice scopre le carte delle strategie dei grandi operatori della modernità. Si scopre così la cyberpolitica, si incontrano le applicazioni dell’intelligenza artificiale, si analizzano le possibilità operative nel campo della sanità, dell’educazione, della giustizia, della Pubblica amministrazione.
Come afferma Fiorello Cortiana nell’introduzione: “La possibilità di elaborare informazioni, i dati, cresce a dismisura. Mentre si spalancano inedite opportunità si staglia all’orizzonte la sfida conciliare l’ampliamento delle possibilità umane con la permanenza universale di condizioni di libertà e sostenibilità.”
Il problema di fondo è allora quello di sfruttare le opportunità e di minimizzare i rischi, ma è un percorso che passa innanzitutto attraverso la conoscenza e quindi le relazioni mantenendo i presidi del nostro spazio vitale. E soprattutto valorizzando quella dimensione etica che sola permette di non essere dominati dalle scelte compiute da algoritmi calati dall’alto.
Nella società digitale è allora importante non tanto difendere, quanto esaltare l’umano: con paradigmi che poco hanno a che fare con la tecnologia come le emozioni, le intuizioni, il senso del bello, la ricerca della felicità.
Perché più importante di qualunque smartphone c’è lo sguardo di chi lo ha in mano.
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