Nello Stato del Massachusetts, una coalizione formata da rappresentanti di fedi religiose differenti ha emanato una documento fortemente critico nei confronti dell’arcivescovo cattolico di Boston, il cardinale Sean O’Malley, per la sua presa di posizione contro la legge che permette i matrimoni omosessuali. Secondo loro, le dichiarazioni di O’Malley sono un gesto discriminatorio ed anche una violazione della separazione del ruolo fra Chiesa e Stato.
O’Malley ha risposto alle accuse spiegando come, già nel febbraio del 2004, furono alcuni rappresentanti religiosi – cattolici, ortodossi, luterani, ebrei, islamici e rappresentanti di più di 3 mila congregazioni – a firmare una petizione affinché nella Costituzione venisse salvaguardata la tradizionale definizione di matrimonio, petizione che nessuno definì come una “discriminazione religiosa”. Il loro fu il riconoscimento che una società giusta si ha soltanto quando si cerca di proteggere l’uomo e le istituzioni naturali – come il matrimonio – iscritte nell’ordine della creazione e quindi anteriori a qualunque religione.
Oggi manca la capacità di attuare questo riconoscimento. Si è soliti affermare che lo scopo della politica sia la promozione del “bene comune” nella società. Ma il problema odierno è esattamente la mancanza di riconoscere quale sia questo bene comune. L’avanzare delle scoperte scientifiche ha distrutto la capacità di trovare principi condivisi a cui appoggiarsi. La scienza da sola non sa distinguere quali siano i limiti che non è lecito valicare e in questo senso essa non è in grado di indicare una direttrice comune alla politica.
In passato, la Chiesa Cattolica, riguardo alla politica e al bene comune, si ispirava al diritto naturale. Ma, come scrisse l’allora cardinale Ratzinger, «questo strumento purtroppo risulta spuntato». «L’idea del diritto naturale – continuava Ratzinger – presupponeva un concetto di natura, in cui natura e ragione non erano in contrapposizione». Una visione che con la teoria evoluzionistica ha perso consistenza agli occhi dei più: la natura ha smesso di essere razionale, anche se in essa vi sono modi di operare razionali.
Questa visione di una natura slegata dalla ragione ha aperto nuovi scenari, prima inimmaginabili. E oggi i progressi scientifici e tecnologici nella società moderna (nella quale l’uomo comincia a creare se stesso) rendono urgente un dialogo, un dialogo che deve anche coinvolgere le diverse culture formate da fedi differenti.
Nell’enciclica Deus Caritas est Benedetto XVI offre una riflessione su come la Chiesa cattolica considera il proprio contributo in questo dialogo. Per essa partecipare a questo dialogo è un gesto di carità, di amore divino e non la semplice ricerca della giustizia. Il contributo della Chiesa trae origine dall’azione dello Spirito Santo, un’azione di amore che non può essere oggetto di alcuna legiferazione.
Come dunque far sì che questa fede, e questo amore che è fede in azione, contribuiscano agli sforzi umani per creare una giusta società? È una questione di “purificazione”. Prima di tutto la visione religiosa del mondo è purificata dalla ragione. La ragione è difatti radicata in un senso religioso che rifiuta l’ideologia come sostituto dell’infinito desiderio del cuore umano. Questo rifiuto dell’ideologia è precisamente la purificazione della religione da parte della ragione. C’è comunque bisogno di purificare la ragione stessa. Questo è esattamente il contributo della fede e il dono dell’amore alla costruzione umana di una società giusta.
“La fede libera la ragione dai suoi punti ciechi, e l’aiuta inoltre a realizzarsi pienamente” scrive il Papa. Infatti la fede muove la ragione nel suo compito di purificazione della religione! La Chiesa non intende imporre la sua fede a nessuno o esercitare il potere su uno stato secolare. E piuttosto che causare «discriminazione religiosa», come sostenuto dagli oppositori al rifiuto cattolico dei matrimoni gay in Massachusetts, la visione della fede cattolica rende possibile il contributo al dialogo interreligioso, necessario per creare il preziosissimo consenso etico coi non credenti che proteggerà l’uomo dalle distruttive conseguenze di un’applicazione ideologica del potere.