«Per la prima volta ho aiutato qualcuno, io che sono stato sempre abituato ad essere aiutato», questo pensiero di uno studente indios brasiliano esprime non solo il sentimento dei suoi compagni, ma quello di gran parte di coloro che, lo scorso 8 novembre, hanno partecipato alla giornata della Colletta Alimentare tenutasi in tre grandi paesi del sud America; Brasile, Paraguay e Argentina. Un evento che in pochi anni ha preso piede sulla scia dell’esperienza nata negli Stati Uniti e poi diffusasi in molti paesi europei, ma che continua a ingrandirsi come numero di volontari e come quantità di cibo raccolto per i più bisognosi.



Per chi ancora non lo conoscesse il Banco Alimentare è un’iniziativa sorta a Phoenix sul finire degli anni ’60 che consiste nella raccolta e ridistribuzione di eccedenze alimentari con le prime Food Banks. Nel 1989 anche in Italia nacque la Fondazione Banco Alimentare, grazie all’intraprendenza dell’imprenditore Danilo Fossati, presidente della Star, e di monsignor Luigi Giussani. La Colletta Alimentare è un’iniziativa che si tiene una volta l’anno. È legata al Banco e consiste nel coinvolgere i cittadini chiedendo loro di aggiungere alla propria spesa, effettuata in supermercati convenzionati, prodotti alimentari da consegnare a volontari che a loro volta destinano ai meno fortunati.



Oggi nel nostro Paese sono 19 le associazioni e fondazioni del Banco Alimentare. Una crescita incessante che, come abbiamo detto, si sta sviluppando anche nella realtà sudamericana.

Brasile

«La Colletta nasce dalla nostra amicizia con i responsabili del Banco Alimentare in Italia. Cominciammo nel 2006, coinvolgendo la sola città di San Paolo. La prima edizione fece raccogliere più di 12 tonnellate di alimenti grazie al lavoro di 800 volontari». A raccontare quanto è successo in Brasile è Thais Cavalcanti, responsabile della Giornata Nazionale della Colletta Alimentare del Paese. «Qui in Brasile non abbiamo un vero e proprio Banco Alimentare, facciamo soltanto la colletta. Il motivo risiede nel fatto che dal 2002, quando Lula è diventato Presidente, iniziative simili si sono moltiplicate a livello statale. In poche parole il capo del governo ha “rubato” l’idea politicizzandola e coinvolgendo province, prefetture e comuni. Abbiamo dunque un numero elevato di “banchi”. Ora come ora stiamo pensando seriamente se crearne uno privato di nostra gestione o piuttosto se realizzare una rete di contatti fra questi vari istituti». Ma la critica al governo di Thais non finisce qui. Infatti, racconta, l’attuazione di una politica che, anziché incentivare l’iniziativa dei privati, cerca di rispondere in prima persona ai bisogni della popolazione, favorisce una cultura statalista dagli esiti negativi.



Tornando a parlare dei risultati della Colletta, il tono si rasserena: «assistiamo a una crescita enorme. Basti pensare che nel 2007 le città coinvolte erano già 10 e che quest’anno sono salite a 17, per un totale di 58,1 tonnellate raccolte. La cosa più bella è che sono città di quasi tutte le regioni del Paese. Il tutto è stato possibilegrazie all’aiuto di circa 4.100 volontari». Non è poco in effetti. Anche se non sembrano mancare i problemi. «Soprattutto abbiamo problemi nella logistica. Il Brasile è un paese enorme, con infrastrutture ancora insufficienti. Per consegnare i pacchi da San Paolo a Manaus ci abbiamo impiegato circa 15 giorni».

Ma l’esperienza della colletta, dice Thais, è stata anche piena di eventi indimenticabili. In primo luogo il coinvolgimento di studenti indios di zootecnia. I quali, a quanto pare, hanno partecipato con grande entusiasmo. «Oggi ho ricevuto una lettera dalla scuola agricola che c’è nei pressi di Manaus. Gli studenti sono stati contentissimi di partecipare all’iniziativa, di aiutare qualcuno. Il loro popolo, infatti, è quasi sempre stato oggetto di aiuti da parte del governo e raramente ha preso parte a iniziative umanitarie. Lo stesso entusiasmo l’ho riscontrato fra gli studenti universitari di San Paolo. Uno di loro mi ha detto di essere felice di poter essere testimone di un segno di speranza nel mondo, dopo aver trascorso la propria esistenza fra immagini di diffusa indifferenza».

Argentina

Vanina Ubino è direttrice della Federazione Argentina del Banco Alimentare, oltre a esserne coordinatrice della rete nazionale. Anche lei parla di un’eccezionale crescita. Qui i Banchi Alimentari ci sono eccome. A partire dal 2000 sono 12 le sedi nazionali. Lo scorso 8 novembre la Colletta ha raccolto ben 71 tonnellate di generi alimentari, il doppio della precedente edizione. «È una realtà molto più piccola di quella italiana» commenta Vanina «ma la crescita è davvero impressionante, considerando che i dati sono aumentati del 100% in un solo anno». In effetti il lavoro è stato svolto alla perfezione considerando il fatto che hanno partecipato alla raccolta 18 città, 175 succursali e 18 catene di supermercati. La parte più difficile sembra essere stata quella del reclutamento dei volontari, 2.700. «Abbiamo aumentato la quantità rispetto allo scorso anno, ma stiamo comunque lavorando per averne di più». Parlando del governo la preoccupazione più grande di Vanina è quella di non ricalcare o sovrapporsi al lavoro dello Stato, il quale è molto impegnato nella lotta alla fame. «Questa colletta ha ricevuto un grande aiuto dalle aziende private nazionali e non. È poi accaduta una cosa straordinaria: due catene di supermercati (la Carrefour e una a gestione nazionale) si sono dichiarate entusiaste del lavoro del Banco Alimentare e hanno proposto di offrirci il proprio aiuto. In poche parole hanno “raddoppiato” la spesa effettuata dai privati cittadini offrendo gratuitamente un doppione del prodotto acquistato per essere donato al Banco».

Paraguay

«La Colletta Alimentare in Paraguay c’è dal 2005. Il tutto è nato dall’arrivo dei responsabili del Banco Alimentare italiani. Alcuni amici ed io abbiamo deciso di praticare questa iniziativa anche nel nostro Paese, l’abbiamo affrontata come una vera e propria sfida». A parlare è Martha Pena, fondatrice ed ex presidente (attualmente tesoriera) della Fondazione Banco Alimentare Paraguay. «Quest’anno direi che è andata piuttosto bene, considerando che siamo riusciti a raccogliere 46,6 tonnellate di alimenti, rispetto alle 44,18 della precedente edizione». Le città coinvolte in questa nazione sono otto. La cosa sorprendente è il reclutamento volontari. La giornata della colletta è infatti occasione di “alleanza” fra alcuni movimenti cattolici paraguayani, gli scout e la croce rossa. Il tutto per un totale di 1.200 persone.

A questi si sono aggiunti altri 200. E qui sta il fatto curioso, dal momento che sono tutti dipendenti di una banca nazionale, la Vision. «Con loro» spiega Martha «è nata un’amicizia fortissima. Hanno capito il senso profondo del gesto racchiuso nella raccolta. L’intera banca ha preso a cuore la nostra iniziativa».

I supermercati convenzionati sono 70. In Paraguay esiste una “camera” dei supermercati, che riunisce quasi tutti gli esercizi del Paese. «Il rapporto con la camera sta divenendo sempre più costruttivo». «E con il governo?» le chiediamo. «Qui esiste una “segreteria di Azione Sociale, il cui scopo principale non riguarda però l’alimentazione, ma punta fondamentalmente su educazione e prima abitazione per i meno abbienti. Agisce in questo senso soltanto in casi di emergenza e, quando se ne sono verificati, abbiamo sempre offerto il nostro contributo. Da qualche tempo però il rapporto con la segreteria si sta corroborando. Occorre capire che il Paraguay è davvero carente dal punto di vista dell’assistenza sociale. I poveri, l’educazione ai bambini e la cura degli anziani sarebbero davvero delle questioni drammatiche per la nazione, se non ci pensasse, come invece fortunatamente ci pensa, la Chiesa Cattolica».