Il caso di Eluana Englaro ha fatto il giro del mondo, ma come è stato recepito all’estero? Il dramma personale ha lasciato il posto alla lotta politica, o è stato preponderante il conflitto istituzionale? E come le altre culture lo hanno recepito? Lao Xi, da Pechino, ci ha inviato questo articolo per descrivere qual è stata la percezione della vicenda di Eluana nel paese della grande muraglia



Forse oggi la morte di Eluana diventa il momento di tirare le fila su una vicenda molto complicata, e che per tanto tempo pareva incomprensibile a seguirla da Pechino. Dietro le polemiche immense che hanno invaso la stampa italiana si agitava un problema di base per tutte le società e le culture: cosa è la vita e la non-vita, quando finisce l’una e comincia l’altra.



Sono domande enormi che la gente in Cina molto spesso non si pone, poiché si viene da un’altra cultura e tradizione, accettando di vedere ed esaminare le cose caso per caso, fuggendo posizioni assolute, apodittiche.

In realtà il caso personale, particolare di Eluana è diventato simbolico al punto tale che i dettagli si erano confusi, non si capivano più. Eppure proprio i dettagli potevano fare capire cosa stava realmente succedendo a Eluana e quindi spingere la decisione in un senso o in un altro.

Persi i dettagli allora rimane il principio che è: da una parte una estesa sacralità della vita, e dall’altra un approccio più crudo “interventista” sulla vita. La Chiesa ha scelto di concepire la vita nel senso più esteso possibile: la vita comincia dal momento del suo concepimento, la morte nel momento estremo di fine del soffio vitale. La Chiesa ha scelto di leggere il quinto comandamento come “non uccidere” e non “non assassinare” come alcuni filologi vorrebbero fosse la dizione antica. È una scelta etica di allargare il significato della vita.



Questa è una posizione di valori estremamente importante perché è una diga contro gli assolutismi di qualunque genere, contro le pretese fasciste che sognavano una razza superiore e sopprimevano alla nascita gli impuri o massacravano le razze inferiori; contro lo stalinismo che nella fabbrica dell’uomo nuovo uccideva i dissidenti e pianificava nascite e morti come in una catena di montaggio; ma anche contro i fanatismi del “democraticismo”, quella specie di fede nella libertà personale assoluta dell’uomo che rimette la decisione della vita e della morte al singolo individuo senza tenere conto anche dei bisogni e dei pericoli per la collettività.

La democrazia e il liberalismo sono strumenti, non valori assoluti, non fedi religiose; oggi funzionano, domani potrebbero non funzionare. Per questo devono essere presi e usati con prudenza, praticità, senza fanatismi. Il vantaggio di porre un ampio argine teorico della vita è quello di porre una barriera di principio contro tutti gli assolutismi. Le scelte poi concrete sono prese su una base reale, pragmatica, non in base a ideologie di qualunque colore esse siano.

Dalla distanza enorme da cui scrivo invece sembra che il caso di Eluana sia stata usato come una bandiera da parte di alcune forze che vogliono non solo la legalizzazione dell’eutanasia ma anche lo sdoganamento di una ideologia che è interventista sui limiti della vita. Le terribili lezioni di storia del secolo scorso dovrebbero insegnarci che qui si cammina su un terreno minato. L’idea di rifare l’uomo, in un senso o in un altro, ha creato mille disastri e centinaia di milioni di morti il secolo scorso.

Si può perdonare chi ha ucciso, anche chi ha assassinato, chi ha praticato aborto o eutanasia, chi ha condotto massacri e guerre. Ma una cosa è il perdono o la giustificazione storica di una politica, l’altra è l’ideologizzazione di una posizione assolutista sulla morte.

Il circo mediatico che si è alzato intorno alla vicenda di Eluana ha fatto sembrare che la sua storia abbia riguardato una festa, l’inizio di una vita e non una morte o una vita attaccata a un filo. Questo più di tutto pare orribile, e pare orribile la danza macabra che spingeva verso la chiusura dei tubi di Eluana, come se fosse una scelta di vita, come fosse un antico sacrificio umano a pagani dei sanguinari che vogliono morte per procurare vita.

Sono le ideologizzazioni, di qualunque colore e sapore, che oggi terrorizzano la Cina. Pechino cerca di trovare soluzioni pratiche, vere, meno dannose possibili, ai mille problemi che affliggono il paese. Invece sembra che l’onda dell’ideologia stia travolgendo di nuovo l’Italia e l’occidente, ancora fino ad oggi così comprese nel ruolo di dare lezioni di de-ideologizzazione alla Cina.