Nonostante i brutali scontri della scorsa settimana e il rinvio della manifestazione di giovedì scorso, domenica e lunedì, l’Onda Verde ha ripreso a scendere in piazza a Teheran coinvolgendo migliaia di persone. Il Sussidiario.net è riuscito a intervistare Selma, una giovane iraniana divenuta famosa per il suo blog From Teheran with love (http://antiutopia.wordpress.com) che sfida il regime aggirando le censure imposte dal governo.



Come hai vissuto questi giorni da quando la protesta è iniziata? Cosa stai provando e cosa pensi di fare con i tuoi amici ?

Le manifestazioni erano iniziate già alcuni giorni prima del voto. I nostri raduni si svolgevano pacificamente durante il periodo della campagna elettorale. Immediatamente dopo le elezioni la situazione ha iniziato a cambiare. La polizia ha cominciato le repressioni e c’è stato uno spargimento di sangue che nessuno si aspettava. Io ho preso parte alle marce prima e dopo l’elezioni. Ho sospeso tutti i miei impegni quotidiani, il mio lavoro e la tesi di laurea e in questi giorni continuo a seguire le notizie e mandarle su Twitter. Nei giorni in cui non posso uscire di casa, continuo a tradurre le notizie per i miei amici che leggono solamente l’inglese. Questo è il minimo che posso fare per dare una mano alla nostra causa, far conoscere al mondo cosa sta succedendo qui. Non sono mai stata un’attivista politica, sono soltanto una donna, una studentessa e una normale cittadina alle prese con i problemi quotidiani di tutti i giorni. Ma quando sei un iraniano tutto quanto nella vita diventa politico. Le persone qui non sono cambiate improvvisamente, hanno sempre creduto e voluto la libertà e la democrazia, ma questa nuova situazione ha dato loro la possibilità e il coraggio d’esprimere le proprie convinzioni e richieste.



Hai paura di essere arrestata o picchiata durante le proteste?

Sono già stata picchiata durante le manifestazioni e devo ammettere che sono terrorizzata e spaventata. Prima d’ora non ho mai dovuto fare i conti con la possibilità che mi sparino, mi picchino o che venga arrestata. Non ci sono parole per descrivere ciò che si prova quando non arrivano più notizie dei tuoi amici arrestati e quando ti raccontano le torture che subiscono. L’agonia di quelle notti insonni aspettando di ricevere loro notizie è qualcosa che non avevo mai sperimentato. Il brivido che ti attraversa il corpo tutte le volte che giungono notizie di persone ammazzate è inesprimibile. Per ora tutto quello che posso fare è aspettare.



È pericoloso continuare a scrivere e aggiornare il tuo blog?

Ci sono dei rischi e si deve stare attenti. Ho sentito che molti bloggers sono stati arrestati, molti altri sono stati minacciati. Ma ci sono dei momenti in cui non puoi non dire niente. Sul mio blog, pubblico solo un decimo di quello che scrivo e come potete notare molte interventi sono personali e ambigui per ragioni di sicurezza. Ma quello che ho visto nelle scorse settimane prima e dopo le elezioni mi dà abbastanza coraggio per lasciarmi alle spalle la timida e cauta Selma e assumermi questo rischio.

Qual è il significato del sottotitolo del tuo blog “Una Distopia chiamata Teheran?”

Sono nata a Teheran e ho vissuto tutta la mia vita in questa città. É un posto meraviglioso con storie tristi, momenti di gioia e orgoglio mescolati con sentimenti di speranza. Non sono sicura che sia possible o che io voglia davvero cambiare Teheran in un’Utopia, nel senso filosofico che intendeva Thomas More. Quello che so è che per Distopia s’intende :”la visione di una società in cui le condizioni di vita sono miserabili, caratterizzata da povertà, oppressione, guerra, violenza, malattie, inquinamento e la negazione dei diritti umani che producono una sofferenza e un’infelicità diffusa”. Dunque ho dato vita a questo blog per ritagliarmi uno spazio personale dove pubblicare le mie poesie, brevi storie e traduzioni. Ho sentito il bisogno di avere uno spazio per dar sfogo alla mia rabbia e tristezza. Allo stesso tempo questo è uno strumento per venir in contatto in modo più ravvicinato e personale con le persone che non conoscono l’Iran. Una ragione in particolare per cui pubblico contributi personali è per demistificare l’immagine che il mondo esterno ha delle donne iraniane. Così quando descrivo i miei alti e bassi e i miei sentimenti, dato che sono una donna normale come milioni di altre donne che vivono in questo Paese, non descrivo solo me stessa ma vi mostro la donna iraniana, che non è un essere, misterioso ed esotico, nascosto dietro a un velo. È una persona, talvolta forte, a momenti fragile, determinata e ambiziosa come ogni altra donna ovunque nel mondo

Il movimento di protesta può resistere?

L’Onda Verde sembra essere ancora forte, sebbene per il momento meno attiva. Molti dei nostri strumenti di comunicazione sono controllati o bloccati e questo rende abbastanza difficile informare la gente e organizzare manifestazioni. Il fatto che Moussavi sia sotto stretta sorveglianza rende anche lui più isolato. Siamo ancora all’inizio, ci vuol tempo perché un’esplosione d’energia e di protesta così forte e spontanea prenda una forma organizzata. Finora la popolazione ha reso chiaro al governo e al mondo che la gente sa quello che il governo sta facendo e che questa oppressione non verrà più tollerata. Prima, la paura e la rabbia era sempre stata espressa segretamente, ma in questi giorni la gente è venuta allo scoperto e ha visto migliaia di concittadini condividere gli stessi pensieri e sentimenti. È un incoraggiamento per tutti noi e aumenta la nostra speranza nel cambiamento. Credo che questa sia già in sé un grande conquista.

Pensi che l’Onda Verde sarà in grado di mantenere la protesta nelle università anche dopo l’estate, al di là quello che succederà in queste settimane?

L’Onda Verde è la continuazione di quello per cui la popolazione e gli studenti hanno lottato per anni. Sono sicura che il movimento andrà avanti.

Cosa speri per il tuo futuro?

Sto concludendo una scuola di specializzazione post-laurea in interpretariato. Prima di queste vicende avevo una chiara idea di cosa avrei voluto fare. Avevo deciso di finire di scrivere un romanzo che avevo iniziato, di approfondire la mia conoscenza della fotografia, il mio nuovo hobby, stavo cominciando a imparare a dipingere e specializzarmi con un dottorato in lingue all’estero. Al momento non ho assolutamente idea di cosa il futuro mi stia riservando, ma sono determinata a restare qui fino a quando potrò. Partire è davvero la mia ultima scelta, quando non avrò altra alternativa.

Cosa potrebbe cambiare in Iran qualora Moussavi fosse eletto Presidente?

Non mi aspetto nessun miracolo. Sarebbe un atteggiamento troppo ottimistico. Prima delle elezioni avevo i miei dubbi, non mi aspettavo cambiamenti profondi, ma tutti quanti speravano di migliorare le relazioni internazionali dell’Iran e migliorare la nostra economia. Soprattutto partendo dall’economia, l’opinione pubblica pensava di poter riallacciare i rapporti con gli Stati Uniti. Con Obama in carica e Moussavi nostro Presidente speravamo in un dialogo diretto e un confronto amichevole. Invece il corso degli eventi ha cambiato molti fattori di questa equazione. Se questo movimento dovesse riuscire a eleggere Moussavi Presidente, posso sperare in ulteriori miglioramenti della situazione. La gente ora si aspetta molto di più da lui.

(Mattia Sorbi)