CHI È SOCRATE E PERCHÈ VIENE CITATO NELLA VERSIONE DI GRECO PER LA SECONDA PROVA DI MATURITÀ 2024

«Socrate è l’autore della Versione di Greco per la Seconda Prova di Maturità 2024»: si è letto questo nei primi minuti dopo l’apertura del plico telematico con le tracce del Liceo Classico ed è inevitabile la trappola che il testo tratto da “Minosse o della Legge” ha tratto in inganno mezzo mondo giornalistico. Vi ricordate al liceo quando nell’iniziare filosofia vi veniva spiegato che Socrate, tra i più grandi filosofi della cultura greca e occidentale, non ha mai prodotto uno scritto manco per sbaglio? E che tutto quello che sappiamo su Socrate proviene dai dialoghi di Platone?



Ecco, allora bastava attendere un attimo e il “trabocchetto” si sarebbe svelato subito: la Versione di Greco è di Platone, lui è l’autore, ma nel brano viene citato oltre al Re Minosse – mitologico personaggio di Creta – anche Socrate, in quanto protagonista di quasi tutti i dialoghi del filosofo delle idee. Maestro massimo di Platone ad Atene, Socrate è il capostipite della cultura e storia occidentale, fondatore dell’etica e filosofia morale oltre che “padre” dei filosofi che lo precedono fino ad oggi. In contrasto con i sofisti, ha testimoniato al mondo la centralità della conoscenza intesa come continua ricerca della verità: per Socrate l’uomo virtuoso è il saggio che mette in discussione le proprie certezze, non chi ritiene di sapere a prescindere come verità “teorica” e non incarnata.



SOCRATE, PLATONE E MINOSSE: IL DIALOGO FILOSOFICO NELLA SECONDA PROVA PER LICEO CLASSICO

Il “sapere di non sapere” è il mantra di Socrate ripetuto in ogni contesto possibile nelle opere di Platone, compresa la parte della Versione di Greco citata nella Seconda Prova di Maturità al liceo classico: accusato di corrompere con le proprie teorie e idee i suoi stessi discepoli, Socrate viene condannato a bere la famosa cicuta dopo la rinuncia a patteggiare e interrompere il proprio sapere condiviso filosofico. Muore ad Atene lasciando la moglie Santippe e i tre figli, educati comunque secondo il suo insegnamento che prevedeva il combattere il relativismo fine a se stesso: secondo Socrate, esiste una verità dentro ognuno di noi e il ragionamento aiuta a farla emergere per conoscere bene e male, ammettendo tutta l’iniziale fragilità dell’essere umano in quanto “non sapiente”.



Con l’artificio del dialogo e del cogliere in “fallo” i propri interlocutori contraddicendo le loro stesse tesi, Socrate – raccontato da Platone appunto come “metodo socratico” – punta con la maieutica a portare alla luce la verità custodita dentro la persona. La principale differenza che il discepolo Platone “contesta” al sommo maestro socratico è che per portare la conoscenza e la verità a tutta la comunità, Socrate di fatto produce ostilità nei cittadini e per questo viene condannato. Occorre invece secondo Platone una filosofia in grado di riscoprire il mondo delle idee, la verità fuori di noi e dentro di noi allo stesso tempo, impostando una vita pubblica condivisa e virtuosa ma anche armonica, per l’appunto la Repubblica. Nel “Minosse o della legge” il dialogo di Socrate arriva a porre le interessanti argomentazioni sull’importanza di Minosse come modello di legislatore virtuoso: Platone vuole far riflettere – anche gli stessi maturandi alle prese con la Versione di Greco in Seconda Prova – la centralità della legge fatta dalla politica, un tema tutt’altro che lontano dai giorni nostri.