CASO LAURA AMIDEI, USCITE LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA DI CONDANNA A FRANCO CIONI
Dopo la sentenza emessa lo scorso 9 novembre 2023, sono uscite oggi le motivazioni della Corte di Assise di Modena riconoscendo ad un anziano che uccise la moglie malata le attenuanti «dei motivi morali e sociali». E così Franco Cioni, 74enne, dopo aver soffocato con un cuscino la moglie Laura Amidei viene ora condannato “solo” a 6 anni e 2 mesi di carcere perché gli vengono riconosciute le attenuanti come l’altruismo nell’atto compiuto. «Non si può considerare il gesto isolatamente rispetto a tutta la condotta anteriore osservata dall’imputato nella dedizione, nella vicinanza e nel sostegno umano assicurato alla propria consorte per tutta la sua lunga malattia», si legge nel testo della sentenza emesso oggi con le motivazioni della Corte di Assise.
In poche parole, non si può non considerare «l’altruismo» di Franco Cioni, come è emerso dalle testimonianze durante il processo: «l’omicidio avvenne con modalità consone allo scopo», ovvero con un cuscino e mentre la donna stava dormendo. Secondo la testimonianza del medico che aveva in cura Laura Amidei, la sorella della vittima e i vari amici della famiglia, «l’altruismo di Cioni riflette un sentire sociale ormai sempre più presente in larghi settori della società civile che hanno vissuto o sono chiamati a vivere la drammaticità del fine vita di loro congiunti all’esito di malattie irreversibili». In questi stessi contesti si è sempre più propensi a riconoscere nella condotta osservata dall’imputato «la manifestazione di uno stato affettivo di amore pietoso che trova la propria legittimazione interiore nella lunga e assoluta compartecipazione emotiva per le sofferenze della vittima, ormai deprivata di ogni condizione di vita relazionale per l’incedere della malattia e l’ormai prossimo esito letale».
UCCIDE LA MOGLIE PER NON FARLA SOFFRIRE: COSA AVVENNE IL 14 APRILE 2021 A VIGNOLA (MODENA)
Il 14 aprile 2021 nel Modenese, a Vignola, un uomo tolse la vita alla moglie in quanto malata terminale: già all’epoca dei fatti Franco Cioni spiegò il motivo del suo gesto drammatico, sottolineando come «non potevo più vederla cosi» dopo 45 anni di vita insieme e dopo che la moglie avere confidato al marito di non voler essere trasportata in casa di riposo. La malattia terminale venne scoperta nel 2016 e l’uomo, «con assoluta costanza e inesauribile dedizione» – riportano le testimonianze – si prese cura in maniera giornaliera dell’amata moglie Laura. Si tratta a ben vedere – ragionano ancora i giudici di Modena – di un contesto specifico per circostanze storiche, come quelle ricostruite, «nel quale si riflette una diffusa coscienza sociale che si interroga sulla drammaticità di un gesto assunto in condizioni di assoluta solitudine personale dal coniuge legato da un incondizionato rapporto d’amore».
La coscienza sociale citata dai giudici nella sentenza, «ha via via interrogato la giurisprudenza su queste tematiche e sulle tematiche confinanti del fine vita». In ultimo luogo, chi è chiamato a interpretare le pronunce, si legge nella sentenza, «a fronte della maturazione in ampi settori della società civile di una diversa sensibilità etico-sociale quanto all’esigibilità di condotte volte all’incondizionata accettazione di una sofferenza inesprimibile deve essere in grado di cogliere i profili di rilevanza e compatibilità costituzionale». Questo laddove si punti alla salvaguardia di un diritto di fatto «coerente con un sentimento non pregiudizialmente ancorato ad apriorismi ideologici o di principio, sul presupposto che riconoscere l’attenuante non mira a superare la condotta illecita, ma a consentire un’articolazione motivata e coerente della pena».