“Se questo è il piano che Dio ha pensato per me, altro non posso fare che spalancare le braccia, accoglierlo e abbracciarlo. E andare avanti”. Hanno fatto scalpore sui social le parole con cui Sofia Goggia, sciatrice campionessa olimpica di discesa libera, ha commentato la caduta che le è costata la lesione del crociato e la piccola frattura del perone. Una caduta sopraggiunta dopo che Sofia Goggia si era ripresa da un altro terribile infortunio occorsole in pista a Cortina, una caduta che adesso minaccia concretamente di minare la sua partecipazione alle prossime Olimpiadi invernali.



Per molti campioni tutto questo sarebbe stato derubricato a sfortuna, a destino cinico e baro, a maledizione. Invece Sofia Goggia ha introdotto in quello che le è successo una parola fuori moda, lontano dal pensiero comune, Dio. Quello che però ha stupito non è stato tanto il riferimento ad un’istanza trascendente, quanto la certezza che le sue parole hanno associato alla parola Dio: se questa cosa è accaduta, sembra dirci Sofia Goggia, è per un bene. La realtà, ovunque e comunque, nasconde un bene, è voluta da un Altro come bene per la nostra vita.



Ovviamente quando le parole umane dicono che Dio vuole quello che succede non descrivono esattamente la dinamica del reale: Dio non è Colui che disegna la realtà, ma Colui che non l’abbandona. La Sua presenza abita le cose per cui non c’è niente di ciò che accade che sia segnato dalla Sua assenza. Tutto porta dentro la Presenza di Dio. Al punto che la vera domanda non è mai “perché”, domanda che si fa a chi progetta qualcosa per noi con un retrogusto fatalista, quanto “dov’è”, dov’è in quello che sta succedendo la Sua compagnia, la Sua paternità, la Sua forza che mi permette di ricominciare, di non arrendermi, di sperare.



È questo che si deve abbracciare, non le disgrazie, non i fatti nudi e crudi. Non siamo panteisti, ma figli di Qualcuno che ci dà sempre ottime ragioni per non arrenderci. Come si vede nel volto di Sofia, in quegli occhi che guardano al futuro senza temere che la vita, in fondo, porti con sé un’ultima fregatura.

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